Categoria: Galatro

DOPO IL CONTE RODI, “L’AMARCORD O LA BAARIA GALATRESE” CONTINUA CON I RICORDI DI PEPPE OCELLO

L’intervento dell’amico Peppe Ocello si presenta come una testimonianza viva, che va a collocarsi egregiamente con quanto ha scritto il conte Rodi Morabito, ed io nel ringraziarlo sono contento di pubblicare integralmente tutta la sua vibrante testimonianza, che si richiama ad una epoca i cui volti, almeno quelli della mia età ancora non hanno dimenticato e ne conservano un affettuoso ricordo.

CENNI STORICI SULLE TERME DI GALATRO

Il contenuto di questo servizio è soltanto una parte, riferita solo alla Storia delle Terme di Galatro, estrapolata da una delle tante relazioni che la Dottoressa Carmelina Massara ha elaborato ogni anno, da inviare agli organi regionali competenti per l’accreditamento della struttura termale galatrese al Servizio Sanitario Nazionale.

GALATRO AL MIO SGUARDO di don Rocco Distilo

Godersi il panorama di Galatro dalla contrada “Farinella”, significa esaltarsi, sognare, volare quasi… Montebello sembra nascere dal fiume Metramo, che gradatamente ascende allargandosi alla base e stringendosi in linee perfette di un triangolo, tutto smeraldi abbacinanti al sole. Colline di ulivi fanno cornice in un giuoco di luci e di ombre; al vertice il bianco Calvario, dominante la piana.

CRISTO E’ MATURATO AL SUD – PARTE SECONDA – ESISTENZIALISMO E “DISPERATA” SANTITA’ DI MICU CICIGNA – di Piero Ocello

Era questo l’uomo Cicigna, il santo della miseria sociale, da tutti amato, che tutti serviva e che contro tutti appariva quasi sempre crucciato. Era il santo prodotto dell’egoismo altrui, l’eroe che, pur disperato in disperata povertà, utilizza il possibile, non vuole accettare la compassionevole elemosina; e non sopporta le zannelle. Eccolo dunque, psicanalizzatelo se volete. Ma credo che sarà difficile cogliere l’essenza dell’anima di Cicigna, senza rinnovare il proprio cuore per diventare, come lui, umilmente protesi alla scoperta del bene. Micu Cicigna dunque, era colui che più di ogni altro esprimeva il dramma umano e sociale della Calabria, desiderosa di vivere, di superare gli abissi.

QUANDO IL SUONO DELLE CAMPANE SCANDIVA IL RITMO DELLE GIORNATE DEI NOSTRI PAESI

Oggi nei nostri paesi l’uso delle campane è limitato, ma una usanza vecchia di secoli e profondamente sentita da tutti non può decadere così facilmente nell’oblio, tanto che quando le campane dei nostri campanili suonano a distesa per annunciare una festa o una importante celebrazione religiosa, il paese cambia aspetto e torna a vivere perché il suono delle campane è vita e un tutt’uno con la storia della comunità e dei suoi abitanti.

LA PETRARA: L’ARCHITETTO FRANCESCO PAPASIDERO RI-FOTOGRAFA IL NOSTRO TERRITORIO

Da poco tempo ho avuto modo di vedere un suo reportage sulla “Petràra”: un tunnel costruito verso la metà del 1800, largo circa 3 mt., alto circa mt.2,50, costruito con muratura di mattoni e pietre. Anticamente era un canale a cielo aperto che raccoglieva tutte le acque piovane provenienti dalla parte alta del paese e divideva il rione Serghi inferiore da quello superiore.