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GIOVANNI CONIA: ORAZIONE FUNEBRE PER L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE DELL’ARCIPRETE ANDREA MUMOLI DI LIMBADI

Ma, a dire il vero, non pensavo mai che, inaspettatamente, venisse fuori uno scritto totalmente sconosciuto anche ai più approfonditi studiosi del poeta galatrese: infatti, fino ad oggi, dell’abate Giovanni Conìa sono state pubblicate solo le poesie.

Per questo, mi considero fortunato di aver avuto la fortuna di far conoscere, grazie alla gentilezza della Signora Tina Mumoli-Martorana di Limbadi, l’elogio funebre che l’abate Conia, il 28 giugno 1817, quando era arciprete di Zungri, compose per l’anniversario della morte dell’Arciprete di Limbadi Don Andrea Mumoli. E’ questo un documento di grande importanza, perché contribuisce a far conoscere, ancora di più e meglio, la vera dimensione culturale, oltre che oratoria, di Giovanni Conia.

Limbadi 29 luglio 1988 – SECONDA GIORNATA DEL CONTADINO

Mimmo Grillo, ottimo organizzatore, ha così spiegato i motivi di questa festa: “Abbiamo voluto anche quest’anno inserire, nel contesto dei festeggiamenti in onore di san Pantaleone, la serata dedicata al mondo contadino. Questa nostra terra, relegata ai margini del progresso, afflitta da piaghe secolari e apparentemente incurabili, abbandonata a se stessa, ha bisogno di questo genere di manifestazioni e di ogni altra genuina espressione del popolo, che possa contribuire alla rivalutazione del concetto negativo che si ha della nostra Calabria nel mondo”.

L’ESTATE, LE FESTE… E SAN PANTALEONE

La festa, quella vera, non si annuncia sui muri, si sa. Tutto Limbadi sa, ad esempio, che il 27 luglio c’è la festa di San Pantaleone. Chi lo dice ai limbadesi? Nessuno: lo sanno e basta. Lo sanno perché la prima caratteristica della festa è quella dì esserci; come la luna che un pò non c’è e poi c’è di nuovo, bella tonda. Ma anche quando non si vede c’è lo stesso. Fare una festa vuol dire, innanzitutto, sapere che c’è, anche quando tutto sembra buio. Saperlo sempre, pensarla, tenersi pronti come all’arrivo dello sposo, come i contadini sanno, d’inverno, che a luglio ci sarà da mietere. In altre parole, da che mondo è mondo, la festa è sempre legata ad una apparizione, ad un evento, al ricordo di un fatto di cui ciascuno si ricorda così come si ricorda di sè.

LA CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMINE A LIMBADI

Alle 6 del pomeriggio di sabato 15 luglio 1989, la Chiesa di San Pantaleone era già affollata di gente che, cantando “mira il tuo popolo” attendeva la Statua restaurata della Madonna del Carmine. Dopo aver benedetto la Statua, sul sagrato della Chiesa di San Pantaleone, don Saragò ha sottolineato come “per la Statua della Madonna, e per la stessa Chiesa, è finita la settimana di Passione. Finita la settimana di Passione è arrivata la resurrezione e la Statua e la Chiesa, che tutti pensavano morte, sono risorti”.

DON PEPPINO SARAGO’

Carissimo don Peppino, sembrano frasi usuali per il credente, il ringraziare Dio per il dono della fede e, soprattutto, per il dono della fede nel sacerdozio. La testimonianza che voi avete offerto del vostro apostolato è la consacrazione della vostra persona all’opera di Dio per la salvezza del mondo. Tutte le persone che vi sono vicine per vera amicizia, di fronte a questo non possono che rimanere stupiti e affascinati e accompagnarvi ogni giorno, con la loro preghiera e con il loro affetto nel vostro cammino missionario.

PEPPE FORTE: DENTRO LA BELLEZZA DELL’ARTE… LA SALVEZZA

Certamente non è facile definire cosa s’intende per “arte”: ma per chi l’abbia veramente afferrata, amata, bestemmiata, ferita, implorata affinché l’arte potesse essere un grido, un sostegno, una possibilità per portare la propria vita verso il centro della sua verità e della sua origine, per questi l’arte è il luogo del dono creativo e insieme della ribellione ad ogni imposizione….