DIALOGO DEL PASSEGGERE CON IL CAVILLO

Passeggere: Scusate signor Cavillo, io ve lo voglio, anzi, debbo pur dirvelo liberamente: le vostre intenzioni, ogni volta che vi fate vivo, mi paiono biasimevoli e non durano mai a lungo.

Cavillo: Si signore… avete proprio ragione. Nel mio operare, nei miei scritti e nelle mie parole, ci sono molte cose falsamente assurde… e vi concedo anche che mi importa poco.

Passeggere: Credete che sia un buon lavoro quello che fate da sempre e ovunque?

Cavillo: Caro Signore, io mi servo della realtà, degli scritti e delle parole per biasimare e deridere la specie umana. Diciamo che non sono nuovo a questo andazzo, ma come ogni cosa contraria alla verità, alla lunga, mi assiste sempre una cattiva sorte!

Passeggere: Carissimo Cavillo, anche del vostro parlare, oltre che del vostro operare, mi dolgo perché pare che della verità, nel vostro agire così come nei vostri scritti, vi importa poco.

Cavillo: Oh Signor mio… la mia è un’arte eccelsa e, non a caso, io sono il “cavillo”, cioè una sottigliezza che, nella sua malafede, richiede ragionamenti troppo sottili, dove si passa dal falso assoluto al dubbio, appoggiandosi a sofismi che non evidenziano chiaramente dove sta la ragione e dove sta il torto.

Passeggere: Ma, Signor mio, quante umiliazioni è costretto a subire, ogni volta che il cavillo viene smascherato? Non vi piacerebbe che, almeno in qualche occasione, foste al servizio della verità?

Cavillo: No caro Signore, non mi piacerebbe proprio… non vorrei assomigliare a nessuno, non posso fare altro che il cavillo, e trattare tutti male, non è nella mia natura conoscere il bene… a me è toccata la sorte di rappresentare il male.

Passeggere: Mi par di capire che sostenete di essere obbligato, come tutti quelli della vostra specie, a dover fare il contrario di tutto ciò che è bene. Dovete impegnarvi a trovare dei fatti che contraddicono la verità e contribuiscono a ferire continuamente gli uomini, senza portare nessun giovamento?

Cavillo: Oh illustrissimo, ma che dite? Siete sicuro che gli uomini credono nella bontà di quanto voi state affermando? Non solo io, che sono “il Cavillo”, ma tanti e tanti, in tutto il mondo, cercano quelli come me, convinti più che mai, che se è vero che non gioviamo alla società e alla verità, contribuiamo sempre agli interessi particolari di qualcuno, e se per questo dobbiamo calpestare la verità… ben venga!

Passeggere: Credete di essere un buon cavillo?

Cavillo: Certo che penso di essere un buon cavillo, così come tutti i cavilli pensano di essere “buoni”. Sono ben cosciente che chi cerca la verità ha poca stima del “cavilli”… ma noi “cavilli” non conosciamo nessun sentimento nobile.

Passeggere: Credo che proprio in questo che testè sta affermando sia veramente sincero, e il suo argomentare non è “cavilloso”.

Cavillo: Ecco, illustrissimo, lo credo anch’io cotesto. Appunto così stanno le cose e nessuno riesce ad estirparci, siamo sempre presenti, come “l’araba fenice” risorgiamo dalle nostre ceneri… Fatevene una ragione… rassegnatevi!

Passeggere: Si è fatto tardi non voglio tediarla di più signor Cavillo, così come non voglio essere causa di spavento per tanta gente, portandola a pensare che i cavilli possano turbare il maggior bene che abbiamo: la verità. Addio dunque… mi farebbe piacere non rivederla più, ma sono sicuro che la vita ci porterà ancora ad incontraci. Buona notte

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