DIALOGO DEL PASSEGGERE CON DON CHISCIOTTE

Passeggere: Illustrissimo Signore e Cavaliere integerrimo, quale onore incontravi sulla mia strada, imbattermi, in questi tempi terribili e meschini, proprio con la persona che incarna il grido che rifiuta la volgarità e la banalità del reale: incontrare in don Chisciotte il canto dell’uomo che, grazie alla fantasia o, forse, alla follia, vive finalmente le grandi avventure a cui ognuno dovrebbe essere destinato…

Don Chisciotte: Si Signore, avete proprio ragione, sono proprio io: un cavaliere dall’armatura ammaccata, la testa piena di sogni, il cuore donato ad una donna, per la quale vivo e faccio follie… perché amo essere un uomo libero. La libertà è uno dei doni più preziosi che i cieli abbiano concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra, o che stanno ricoperti dal mare, non le si possono eguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita, così come ho fatto io.

Passeggere: Illustrissimo Cavaliere, credete che sia una buona cosa quella che fate: voi siete un nobile signore che alla fine diventa folle per davvero, pensando che per raggiungere l’impossibile si deve errare per il mondo a cercare e impersonare l’assurdo?

Don Chisciotte: Oh Signor mio, ma che dite? La mia è un’avventura eccelsa. E ognuno ha un destino che non può evitare, anche per questo si dice che ognuno è figlio delle sue opere. Devo fare in modo che, leggendo la mia storia, il malinconico si senta invitato a ridere, l’allegro lo diventi ancora di più, l’ignorante non se ne stufi, chi è colto ne apprezzi la mia trama, il serio non la disprezzi, né il saggio manchi di lodarla… Caro Signore la follia è il dono di Dio agli animi eccelsi, non mi giudichi male, Iddio ha dato un grande compito alle mie azioni e il cielo aiuta sempre le buone intenzioni.

Passeggere: Carissimo nobile uomo, credete veramente di essere come il ciel vi ha fatto (e qualche volta anche peggio), per avere donato il cuore ad una donna che non lo ha apprezzato e per questo avete cominciato a fare assurdi viaggi in strane  follie?  Vi è mai passato per la testa che anche gli amori impossibili sono come i mulini a vento (e qualche volta anche peggio)?

Don Chisciotte: Ma, Signore caro, cosa potete sapere voi dell’amore per la mia nobildonna? Si chiamava Dulcinea, e la sua patria era il Toboso. La sua bellezza era sovrumana, poiché in lei convergevano tutti gli impossibili e chimerici attributi della bellezza che i poeti danno alle loro dame, essendo oro i suoi capelli, campi elisi la sua fronte, le sue ciglia archi celesti, soli gli occhi suoi, rosa le sue guance, coralli le labbra, perle i denti, alabastro il suo collo, marmo il petto, avorio le sue mani, neve la sua bianchezza. Altro che mulini a vento…!

Passeggere: Ma Lei, illustrissimo Signore, come fa, solo con la sua presenza, a scatenare un delirio, una vertigine, una qualsiasi pazzia, su queste “povere anime” che ci vivono intorno… anime ordinate e tranquille che nascono, mangiano, dormono, si riproducono e muoiono, il più delle volte, senza sapere “il perché” di quanto accade, senza avere coscienza neanche di cosa stanno vivendo!

Don Chisciotte: Tenga bene a mente, caro Signore, che il presente è una miseria, una miseria totale. A nessuno importa niente di niente. E quando qualcuno cerca di sollevare isolatamente questo o quel problema, questa o quella questione, si crede che lo faccia o per interesse o per desiderio di notorietà e ansia di mettersi in mostra. Non si comprende qui nemmeno la pazzia. Persino di un pazzo come me si crede, e si dice, che per esser tale avrà il suo tornaconto o le sue ragioni. Tutti quei miserabili sono soddisfatti perché esistono, e questo gli basta. L’esistenza, la pura e nuda esistenza, sazia le loro anime. Non sentono che c’è qualcosa di più dell’esistere. Ma esistono? Esistono davvero? Io credo di no; perché se esistessero, se esistessero davvero, soffrirebbero del fatto di esistere e non si accontenterebbero. Se esistessero davvero nel tempo e nello spazio, soffrirebbero di non esistere in eterno e nell’infinito.

Passeggere: Oh nobile Cavaliere, per cercare la sua libertà, nell’arte e nella scienza non ha esitato a mettersi in marcia da solo, spesso esaltato o, ancor di più, denigrato, proprio perché ha seguito la strada del suo cuore da solo. Quante volte si è dovuto tappare le orecchie nel sentirsi ferito e ingannato nella sua ricerca di libertà e verità?

Don Chisciotte: Illustrissimo Signore, se vuole realizzare pienamente ciò che cerca non deve fidarsi dell’arte e della scienza, perlomeno di ciò che i “savi” definiscono “arte e scienza”, che nel loro perbenismo li hanno ridotti a dei meschini surrogati. Signor mio, si convinca che le basterà la fede… la fede sarà la sua arte e la sua scienza. Solo con la fede riuscirà a non appartenere al volgo degli schiavi che si credono liberi, e come ricompensa dell’aiuto prestato, le fischieranno contro proprio coloro che prima hanno applaudito le sue azioni. Ma deve andare avanti lo stesso, magari tappandosi le orecchie. E soprattutto guardi di non essere infettato da quella terribile malattia che incombe su tutti, e sempre in maniera più frequente. Signor mio, cerchi di stare lontano dalla preoccupazione di come pensa di apparire agli altri. Cerchi di preoccuparsi solo di come appare davanti a Dio, e cerchi di avere come unica preoccupazione solo l’idea che Dio ha di Lei…

Passeggere: Si è fatto tardi caro Signore, ma non dimentichi che chi vale di più, deve pretendere di più, anche nella sorte avversa e nelle incomprensioni: un nobile cavaliere deve andare sempre avanti, magari senza prendere altra via che quella voluta dal cavallo, perché in questo consiste il bello delle avventure e, se qualche volta, dovesse far inclinare la bilancia della giustizia, faccia che ciò avvenga non sotto il peso dei doni, ma per impulso di misericordia…

Le auguro un buon viaggio mio nobile Cavaliere, nella sua santa solitudine, incapace di stare finanche con sé stesso, nella grandezza dei suoi fantastici deliri. Che Dio l’accompagni nella sua strada e cerchi sempre di restare “sordo” ai consigli dei “savi”. Che Dio l’assista e l’accompagni…

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