E’ RITORNATO IN CHIESA IL QUADRO RESTAURATO DELLA VERGINE ASSUNTA

Nel programma che don Natale Ioculano, Parroco di Galatro, ha stabilito per la Quaresima, per la sera di giovedì 25 marzo, era previsto un incontro di riflessione sulla Madonna dal tema “Madre ecco tuo figlio. Figlio ecco tua Madre”. Invece, in tale data, è stato esposto in chiesa il quadro restaurato più di un anno fa che raffigura la Beata Vergine Maria Assunta in cielo, tra un tripudio di angeli, seduta su un trono e con un piede schiaccia la testa al serpente. Il quadro è stato posizionato sulla parete destra dell’Altare, e la scelta di ricollocarlo nella sua nuova veste, nel giorno dell’Annunciazione della nascita di Gesù, non penso sia stata casuale.

Quest’ultimo particolare ha offerto lo spunto a don Natale per una breve riflessione. La donna che schiaccia la testa al serpente ci rimanda al terzo capitolo della Genesi nel quale abbiamo appreso che Eva si lascia lusingare dal serpente e mangia il frutto dell’albero proibito che sta in mezzo al giardino. Per Adamo ed Eva, dopo aver consumato il frutto, non si realizzò quanto gli aveva prospettato il serpente e invece di diventare come Dio si scoprirono nudi perdendo quell’armonia tra loro e con Dio. Dopo aver commesso il fatto, Adamo ed Eva, si nascondono a Dio e c’è un dialogo tra loro al termine del quale Dio si rivolge al serpente dicendo: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno“.

Il serpente da questo momento in poi diventa il simbolo stesso del “male”, cioè della incapacità di sollevarsi da terra, mentre per l’uomo si apre uno spiraglio di luce e richiamandosi ad una catechesi tenuta da San Giovanni Paolo II il 17 dicembre 1986 don Natale ha detto: «Queste parole della Genesi vengono definite come il “protoevangelo”, ossia come il primo annunzio del Messia Redentore. Esse, infatti, lasciano trasparire il disegno salvifico di Dio verso il genere umano, che dopo il peccato originale si è trovato nello stato di decadenza… Le parole stesse del “protoevangelo” esprimono questa condiscendenza salvifica, quando annunciano la lotta (“porrò inimicizia!”) tra colui che rappresenta “le potenze delle tenebre” e Colui che la Genesi chiama “la stirpe della donna” (“la sua stirpe”). È una lotta che si concluderà con la vittoria di Cristo (“ti schiaccerà la testa”). Però questa sarà la vittoria riportata a prezzo del sacrificio della croce (“e tu le insidierai il calcagno”). Il “mistero della pietà” dissipa il “mistero dell’iniquità”.

L’analisi del “protoevangelo” ci fa dunque conoscere, attraverso l’annuncio e la promessa in esso contenuti, che Dio non ha abbandonato l’uomo in potere del peccato e della morte. Ha voluto soccorrerlo e salvarlo, dandoci così la certezza che Dio nella sua santità trascendente, aborrisce il peccato e punisce il peccatore, ma nella sua ineffabile misericordia contemporaneamente lo abbraccia con il suo amore salvifico. Il “protoevangelo” già annunzia questa vittoria salvifica del bene sul male, che si manifesterà nel Vangelo mediante il mistero pasquale di Cristo crocifisso e risorto.

È da notare, continua don Natale nella sua catechesi, come nelle parole della Genesi  “Io porrò inimicizia”, è collocata al primo posto la donna: “Io porrò inimicizia tra te e la donna”. Non dice tra te e l’uomo, ma proprio: tra te e la donna. I commentatori sin dai tempi antichissimi sottolineano che qui viene operato un parallelismo significativo. Il tentatore – “il serpente antico” – si è rivolto prima alla donna e mediante essa ha riportato la sua vittoria. A sua volta il Signore Dio, annunciando il Redentore, costituisce la Donna prima “nemica” del principe delle tenebre. Essa deve essere, in un certo senso, la prima destinataria della definitiva alleanza, nella quale le forze del male verranno vinte dal Messia, suo Figlio (“la sua stirpe”) e, quella lotta iniziata subito dopo la creazione, con l’Agnello immolato viene superata e risolta definitivamente».

Partendo da un particolare dell’immagine della Beata Vergine Maria don Natale ci ha richiamato tutto questo, evidenziando l’annuncio che Dio ha vinto il male e che l’uomo può partecipare di questa sua vittoria ed essere sostenuto e rinnovato nella sua avventura umana. Soffermandosi sull’opera restaurata, don Natale ha detto che “il quadro di “autore ignoto”, raffigura nella sua iconografia classica l’Assunzione della Vergine in un tripudio di cherubini, fiori e angeli festanti. La Vergine è rappresentata a figura intera, nell’istante in cui con un piede schiaccia il serpente tentatore e con l’altro sfiora il crescente lunare con le punte rivolte in alto, simbolo di castità”,  dicendo anche che a restauro ultimato, circa un anno e mezzo fa, si era pensato di dare per il suo rientro in chiesa la giusta solennità con un evento pubblico, alla presenza del Vescovo, delle autorità locali, della restauratrice e di altri esperti, ma il ritorno alla normalità, purtroppo, è ancora lontano a venire e, per questo, nella mancanza di una data certa ha ritenuto opportuno riportare il quadro in chiesa rinviando a quando sarà possibile l’evento pensato, limitandosi per ora  solo al semplice gesto dello svelamento del quadro restaurato, tornato nella chiesa per la venerazione dei fedeli.

Per concludere, bisogna dire che già sin dalle prime battute l’intervento di pulitura e restauro del quadro si è rilevato molto interessante e, anche se non sono state individuate delle informazioni sulla data di realizzazione e del suo autore (cosa questa, lasciata a quando sarà possibile l’incontro con degli esperti) possiamo affermare che  il recupero di un bene culturale può fare da volano a nuove prospettive culturali, spesso imprevedibili e inaspettate, in grado di essere elementi di recupero della memoria del nostro ambiente, con l’obiettivo di mantenere saldo il legame con l’eredità che la storia, le tradizioni e la fede del nostro paese ci hanno consegnato, indicandoci un percorso culturale sulla bellezza del nostro paese di cui, soprattutto in questo periodo, ne abbiamo tanto bisogno.

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