IL POETA GIOVANNI CONIA ERA DI GALATRO !

Umberto Distilo

Umberto Di Stilo

Qualche giorno addietro, a commento di un articolo a firma del canonico Pignataro, l’amico avvocato Michele Scozzarra ha scritto che conosceva personalmente l’Autore perché «da bambino lo andavo a trovare in quello stanzino che sapeva di libri antichi…. È stato lui che mi ha dato la copia del certificato di morte di Conia (che ho dato subito al prof. Raffaele Sergio che lo ha inserito nel suo libro) unico documento dove risulta che Conia era nato a Galatro.»
L’affermazione che quel certificato costituisse l’unico riferimento certo alla galatresità del Conia mi ha fatto saltare dalla sedia. E, rompendo il mio innato riserbo, ho indirizzato all’amico avvocato un messaggio col quale lo invitavo ad usare «un po’ di cautela prima di affermare che la copia del certificato di morte sia l’unico documento dal quale risulta che Conia è di Galatro.» Ciò perché se a suo tempo quell’espressione l’aveva pronunciata il canonico Pignataro, da quegli anni, molta acqua è passata sotto i ponti e la ricerca (com’è giusto che sia) ha fatto registrate nuovi particolari, ha scoperto moltissimi altri documenti.
Adesso, a distanza di tre giorni, se torno sull’argomento non è per alimentare una inutile quanto sterile polemica, ma esclusivamente perché dopo lo scambio di opinione con l’amico Scozzarra ho deciso di dare un definitivo quanto chiaro ed inequivocabile contributo alla querelle che da diverso tempo, alimentata da storici dilettanti, circola a proposito del luogo di nascita del poeta Giovanni Conia.
Ritengo giunto il momento di “dare a Cesare quel che è di Cesare…”. Con la speranza che non si debba più tornare sull’argomento.

L'Abate Giovanni Conia - Raffaele Sergio

L’Abate Giovanni Conia – Raffaele Sergio

Già nel lontano 1981, in sede di presentazione del volume di Raffaele Sergio, al fine di fugare le inesattezze che, frutto di fantasiose ricostruzioni, fin’allora erano state pubblicate relativamente al paese di nascita del canonico-poeta (col sistema che oggi definiremmo del “copia e incolla” tutti hanno continuato a riportare ciò che nel 1929 aveva pubblicato Pasquale Creazzo) unitamente a mons. Francesco Luzzi, direttore dell’archivio storico diocesano di Mileto, ed a Giovanni Russo, direttore della biblioteca comunale di Polistena, ho consegnato al tavolo dei relatori la fotocopia di due pagine della relazione di visita che, su designazione del vescovo di Mileto, mons. Enrico Capece Minutolo, il 27 settembre ed il successivo 2 ottobre del 1820 l’abate Conia – all’epoca vicario della foranìa di Laureana, ha effettuato alle tre chiese galatresi ricostruite dopo il flagello del 1783.
Ebbene, in quella sede, mediante la lettura di quei documenti, è stata richiamata l’attenzione del pubblico presente che in una pagina della sua relazione Conia scriveva in modo quanto mai chiaro «io che sono compaesano e son vecchio, mi ricordo che vi erano undici chiese consacrate…» e che poco oltre, in un’altra pagina, affermava ancora: «M’informai poi minutamente da persone probe e a me ben note, perché son concittadino…»
Compaesano, concittadino… Questi i termini che ha usato il nostro abate-poeta per dichiararsi galatrese. Più chiaro di così!
In altre sedi ho più volte sostenuto che Conia era galatrese da diverse generazioni (e non di Plaesano!) e che i beni immobili che sin dalla ordinazione alla sua “prima chierical tonsura” ha presentato in diocesi come garanzia del suo patrimonio erano tutti posti nel territorio di Galatro. Ricordo a me stesso che la storia si costruisce sulla scorta dei documenti d’archivio. Se le notizie non sono supportate da precisi riferimenti archivistici, sono fumose; diventano favole. I “si dice”, “si suppone” non sono a fondamento della storia.

Documento relativo alla "prima chierical tonsura" di Conia

Documento relativo alla “Prima Chierical Tonsura” di Conia

Anche per questo non può essere giustificato Creazzo che anziché andare a rovistare negli archivi, ha preferito avventurarsi in ricostruzioni fantasiose andando a intervistare cittadini di Stellitanone o qualche abitante di Plaesano sperando di scoprire le sue origini familiari e soprattutto il suo luogo di nascita. Parimenti non possono essere giustificati tutti coloro che hanno preso per oro colato ciò che ha scritto Creazzo e non hanno sentito il “dovere” di verificare l’attendibilità di quanto andavano copiando. Pardon, scrivendo. Purtroppo, la schiera dei copioni è numerosa.
Mi meraviglia l’asserzione di mons. Pignataro secondo cui soltanto da quel certificato si sarebbe potuto risalire al luogo di nascita del Conia.
Anch’io, negli anni sessanta, ho avuto il piacere e l’onore di conoscere il Canonico. A quel tempo grazie alle sue pubblicazioni si era fatto conoscere nel mondo culturale, oltre che negli ambienti ecclesiastici, come attento ricercatore. Proprio per questo ritengo che il buon Pignataro – che era anche responsabile dell’archivio diocesano di Oppido – avrebbe potuto sicuramente attingere al fascicolo personale di Conia, per’altro sicuramente conservato in Curia. Oppure bisogna pensare che nell’archivio di quella Diocesi le “carte” del Conia siano andate perdute? Certo, se mons. Pignataro non le ha trovate, viene da prendere in considerazione questa ipotesi. Che, però, sa di quella negligenza che, purtroppo, non costituisce un unicum perché ha caratterizzato negativamente anche qualche altro archivio pubblico.
Comunque, nella speranza di concorrere a colmare una lacuna o, meglio, a rafforzare con la pubblicazione di alcuni documenti ciò che da anni sostengo, in calce a questa mia nota, riproduco il certificato di nascita del galatrese Conia (spero che i lettori mi perdoneranno se non allego anche la trascrizione e la traduzione italiana del testo scritto in latino ecclesiastico settecentesco. Non l’ho fatto per non offendere la loro intelligenza e la loro cultura).

Certificazione di nascita di Conia

Certificazione di nascita di Conia

Aggiungo anche la domanda autografa con la quale il giovanissimo Giovanni Conia chiedeva di essere ammesso «a portare l’abito benedetto per poter a suo tempo essere iniziato alla prima cherical tonsura» e, infine, il conferimento di questo ordine per decreto del vescovo Giuseppe Maria Carafa. Anche in quest’ultimo importante documento ufficiale è scritto in modo inequivocabile che il novizio Giovanni Conia è «del luogo di Galatro di questa nostra Diocesi.»

Domanda di Conia per portare l'abito benedetto in vista della "Chierical Tonsura"

Domanda di Conia per portare l’abito benedetto in vista della “Chierical Tonsura”

E’ sufficiente la riproduzione di questi tre documenti per fugare ogni ombra di dubbio sul luogo di nascita di Giovanni Conia e per non affermare ancora che l’unico documento ufficiale dal quale si possa desumere il nome del suo comune natale è il certificato di morte registrato ad Oppido?
Spero proprio di si. Ma spero, soprattutto, che – una buona volta per sempre – si chiudano le fantasiose illazioni sulla mancanza di documenti.
Chi lo afferma ha mai provato a perdere intere giornate o intere settimane in una ricerca che non sempre – purtroppo! – sortisce nel risultato sperato? Sicuramente no. Sarebbe bene che ci provasse. Non fosse altro che per evitare di continuare imperterrito ad incorrere in errori macroscopici.
La storia – per essere tale – si fa con i documenti. Chi aspetta che le notizie gli cadano dal cielo… farebbe bene a cambiare mestiere. Gli consiglio di fare l’affabulatore, in considerazione che la storia non è pane per i suoi denti.
Né è sufficiente copiare a destra ed a manca quel che altri hanno già scritto. Anche perché, ad essere “copioni” si rischia di perpetuare i precedenti errori degli altri e, per ignoranza crassa, di cadere nell’immodestia di sentirsi dei “parvenu” (dimensione assai diffusa tra gli storici della domenica) e di illudersi di vendere per “oro colato” ciò che, invece, è solo “rame vecchia ed ossidata”.
E’ già successo e, purtroppo, continua a succedere.
Basta guardarsi attorno e dare rapide sbirciatine alle pubblicazioni di molti “storici” dell’ultima generazione.

Umberto Distilo

IN MERITO ALL’INTERVENTO DI UMBERTO DI STILO SU CONIA

Michele Scozzarra

Umberto Distilo e Michele Scozzarra

Umberto Distilo e Michele Scozzarra

L’amico prof. Umberto Di Stilo è intervenuto su Galatro Terme News, con un magistrale articolo “precisando una volta per tutte che il poeta Giovanni Conia era di Galatro”. Lo spunto è partito da un commento all’articolo postato sui social network dall’amico Bruno Demasi “Le campane e la fiera dell’Annunziata in Oppido di Calabria” del canonico Giuseppe Pignataro.
Ci tengo a chiarire tutta la “querelle” che ha fatto scaturire il bellissimo intervento di Umberto Di Stilo, anche perché, se non inquadrato nel contesto che lo ha “provocato”, restano in ombra le reali motivazioni che hanno portato (finalmente!) ad aggiungere qualche pagina nuova alla conoscenza dell’Abate Conia.
Ritengo importante, almeno per me, raccontare l’intera vicenda perché qualcuno, leggendo solamente l’articolo di Umberto Di Stilo, e non conoscendo l’antefatto, mi ha chiesto “perché siamo entrati in polemica”.
Nessuna polemica, anzi il più contento di tutto questo bel servizio che ne è venuto fuori sono proprio io e, per evitare che una bella pagina sull’abate Conia sia confusa o interpretata come una polemica tra me e Umberto, voglio raccontare, per i lettori di Galatro Terme News, l’intera vicenda così come si è sviluppata.

Bruno Demasi

Bruno Demasi

Il tutto ha avuto origine da un mio commento, al link dell’articolo condiviso dal prof. Bruno Demasi, nel quale scrivevo:

“Grazie Bruno, lo leggerò con attenzione anche perché conoscevo personalmente il canonico Pignataro, da bambino lo andavo a trovare in quello stanzino che sapeva di libri antichi, ed è stato lui che mi ha dato la copia del certificato di morte di Conia (che ho dato al prof. Raffaele Sergio che lo ha inserito nel suo libro), unico documento dove risulta che Conia era nato a Galatro.”

Ho scritto “unico” documento, perché fino all’articolo pubblicato oggi da Umberto di Stilo non penso che, non solo tra gli “addetti ai lavori”, qualcuno ne avesse mai visto un altro.Umberto di Stilo, interviene scrivendo:

“Avvocato, userei un pò di cautela prima di affermare che la copia del certificato di morte sia “l’unico documento” dal quale risulta che Conia è nato a Galatro. Certo se non si va a scovare negli archivi le notizie non piovono dal cielo. Avete mai avuto l’opportunità di farlo? Ho l’impressione di no. E allora perché dare per certo ciò che non è? Non volermene. Un carissimo fraterno saluto, anche all’amico Bruno”.

Devo dire che lo scritto di Umberto mi ha, piacevolmente, stuzzicato a cercare di “andare oltre” e, sperare che in maniera inaspettata, potesse venire fuori qualche notizia in più su Conìa. Ho continuato, più che per confutare (non ne ho titolo e conoscenza) per “provocare” una risposta:

Poesie di Conia

Poesie di Conia

“Caro professore, che avete ragione non c’è bisogno che ve lo dico, è come dite voi… ma però (anche se non si può dire, lo dico lo stesso), c’è un ‘mapperò’. Nessuno più di me vi ha riconosciuto ‘l’arte’ nello scovare negli archivi (a prezzo di sacrifici e pazienza), le notizie ‘inconfutabili’ che danno ‘ragione’ a delle affermazioni, che se ‘sfornite di fonti’ possono fare forma a un bell’articolo, ma non ad un saggio degno di fare testo. E conoscendo la minuziosità e scientificità del vostro lavoro, penso di essere in testa tra quelli che vi hanno sempre incitato a tirare fuori tutto il ‘malloppo’ che, in tutta la vostra vita, avete avuto modo di accumulare sulla nostra storia. Ho anche ‘osato’ dire di avere avuto il privilegio di tirare fuori ‘l’unica’ predica di Conia (quella sulla morte dell’Arciprete Mumoli di Limbadi), finora pubblicata; ma non è detto, anzi è probabile, che ce ne siano altre… ma ancora in qualche cassetto. Per questo ritengo vero che la storia non si fa con i ‘si dice’, però ricordo benissimo (nonostante siano passati più di 40 anni), la faccia del Canonico Pignataro quando mi ha dato la fotocopia del certificato di morte di Conia, così come ricordo il volto gioioso del prof. Sergio quando glielo ho consegnato. Sicuramente ci sono altri documenti, ma io fino ad ora di Conìa ho letto che tanti mettono in dubbio che sia nato a Galatro. Il Creazzo, nel riferire dei natali del Conia dice che ha avuto ‘la sfortuna di nascere in quel di Galatro dove lì poco o nulla si apprezza…’. Ho letto una dispensa pubblicata dal Comune di Galatro tanti anni fa (penso era il resoconto di una conferenza) dove stringi stringi, almeno l’80% di quello che c’è scritto non riguarda il Conìa… ho, naturalmente il libro del Canonico Pignataro e del prof. Sergio su Conia… stop!
C’è un vecchio detto che dice ‘cu ‘u cappeju chi aju ti pozzu salutari’. Io, e non solo io, almeno fino ad oggi, ho letto ‘solo’ questo, sarà una goccia nell’Oceano, ma ho avuto a disposizione solo questa goccia che per il prestigio del nostro piccolo borgo più di come ho stirato non posso fare. Non è per dare per certo quello che non è perché (almeno io) non ho trovato altro. Tutto qua!”

Statua G. Conia

Statua G. Conia

Altro che polemica… nel leggere l’intervento di Umberto a questa mia provocazione (l’articolo pubblicato da Galatro Terme News) stavolta sono stato io che sono saltato dalla sedia… per la contentezza di quanto stavo leggendo.
Infatti, non ho perso tempo nel commentare: “Sono contentissimo che da una piccola ‘provocazione’ sia venuta fuori tutta questa discussione su Conìa e, il prof. Umberto Di Stilo ha messo i puntini su tante cose che, fino ad oggi, sono rimaste fuori dal dibattito culturale su Conìa (esclusi gli ‘addetti ai lavori’ e, anche se tra questi, non saprei chi citare!). Grazie a te Bruno abbiamo ‘stanato’ Umberto. Che dire ora? Trova qualche altro argomento sul quale fargli tirare fuori ancora qualcosa di più! Grazie per quanto ci avete trasmesso: in mezzo a tante ‘leggerezze’ (talvolta anche simpatiche) i social network, a saperli usare, sono anche un bel veicolo di trasmissione del sapere. Alla prossima!”
E il caro amico Bruno Demasi ha aggiunto: “E non finisce mica qui!”
Io lo spero proprio.

 

Potrebbero interessarti anche...

Commenta: