OGGI BENEDETTO XVI CELEBRA I 44 ANNI DELLA SUA ORDINAZIONE EPISCOPALE

Oggi Benedetto XVI celebra il 44.mo anniversario della sua ordinazione episcopale, avvenuta nella cattedrale di Monaco il 28 maggio 1977. Joseph Ratzinger veniva chiamato da Paolo VI a diventare arcivescovo di Monaco e Frisinga. Una ricorrenza che segue di poco l’anniversario del suo 94° compleanno: eventi che gli hanno fatto sentire la vicinanza di tante persone. Il Papa ha sentito molto l’affetto dei fedeli che si sono stretti intorno a lui in questo periodo di gioie ma anche di sofferenze. Ha sentito molto le preghiere di tante persone semplici e ha chiesto di continuare a sostenerlo con la preghiera perché “con l’aiuto dello Spirito Santo possa perseverare” nel suo servizio a Cristo e alla Chiesa: “Fin dal primo momento della mia elezione come Successore di San Pietro, mi sono sempre sentito sorretto dalla preghiera della Chiesa, dalla vostra preghiera, soprattutto nei momenti più difficili. Vi ringrazio di cuore. Con la preghiera costante e fiduciosa, il Signore ci libera dalle catene, ci guida per attraversare qualsiasi notte di prigionia che può attanagliare il nostro cuore, ci dona la serenità del cuore per affrontare le difficoltà della vita, anche il rifiuto, l’opposizione, la persecuzione”.

Famosa la “profezia” con la quale concluse un ciclo di lezioni radiofoniche che svolse nel 1969, in un momento decisivo della vita della Chiesa. Sono gli anni turbolenti della contestazione studentesca, dello sbarco sulla Luna, ma anche delle dispute sul Concilio Vaticano II da poco concluso: “Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la Fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti. Allora la gente vedrà quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto“.

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Nel libro-intervista di Peter Seewald, Ultime Conversazioni, Papa Benedetto ricorda come sul suo invito per la prima messa c’è il seguente motto: “Non siamo i padroni della vostra fede, ma i servi della vostra gioia”.  Alla domanda di Seewald su come ci è arrivato, Papa Benedetto risponde: “Nell’ambito di una concezione moderna del sacerdozio non solo avevamo acquisito la consapevolezza che l’idea del reverendo è sbagliata, e che il prete è sempre un servo, ma avevamo anche svolto un grosso lavoro interiore su questo concetto per non salire su un piedistallo troppo alto. Io non avrei mai osato presentarmi come “reverendo”. Essere consapevoli che noi sacerdoti non siamo padroni, ma servi, dal mio punto di vista non era solo consolante, ma anche importante per poter accettare l’ordinazione. Pertanto consideravo questa frase un motivo centrale: un motivo che avevo ritrovato nella Sacra Scrittura, nei testi più diversi, e in cui mi sembrava si esprimesse particolarmente quello che io ero”.

E come dargli torto quando afferma che “tanti battezzati hanno smarrito identità e appartenenza: non conoscono i contenuti essenziali della fede o pensano di poterla coltivare prescindendo dalla mediazione ecclesiale. E mentre molti guardano dubbiosi alle verità insegnate dalla Chiesa, altri riducono il Regno di Dio ad alcuni grandi valori, che hanno certamente a che vedere con il Vangelo, ma che non riguardano ancora il nucleo centrale della fede cristiana”.
Papa Benedetto ha profetizzato per la Chiesa tempi molto difficili e la sua vera crisi è appena incominciata: deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma è anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede. Certo essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte

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