PER I MIEI GENITORI… TE DEUM LAUDAMUS

Anche quest’anno, nel suo ultimo giorno, voglio scrivere un mio personale “Te Deum laudamus” per questo 2019 che sta consumando le sue ultime ore: voltare lo sguardo indietro e notare come le immagini che rimangono impresse nella memoria facciano emergere ricordi il cui peso riempie di significato l’essenza della nostra vita. E ciò non significa che debbano essere unicamente eventi che ci hanno dato felicità. A volte anche il dolore di una scomparsa ci insegna tanto…

Il 21 dicembre è morta mia mamma e, nonostante la lunga malattia, debbo ammettere che ho sperimentato come non siamo mai pronti del tutto ad affrontare la morte, soprattutto se si tratta della morte dei nostri genitori, perché con loro scompare un universo intero: un mondo fatto di parole, di carezze, di gesti. Persino di quei consigli ripetuti cento volte che ogni tanto stancavano e ci facevano sorridere o scuotere la testa… e ora se ne sente la mancanza in modo inverosimile.

Certo non posso non riconoscere che, in questo periodo, non è molto facile innalzare una preghiera per esprimere “gratitudine”, per il senso di abbandono che tale perdita ci mette addosso: i genitori sono il nostro primo amore, sono le persone insostituibili all’interno del nostro mondo. Anche se siamo ormai autonomi e indipendenti, quando non ci sono più, ne sentiamo la mancanza come il venir meno di quella protezione che ci hanno sempre dato.

Subito dopo il funerale, tornando a casa, la prima cosa che ho pensato è stata: “Dov’è ora?”. Che strano non avere più la rassicurante certezza di saperla a casa; che strano realizzare che quando andrò in quella casa non sentirò più la sua voce e il dovermi chiedere, invece, per la prima volta nella vita: “dov’è?”. Già dov’è? Sicuramente è accanto a mio padre che già da più di 13 anni, da lassù, veglia su di me, su mio fratello e sulle nostre famiglie. Dov’è? Se lo sono chiesti anche moltissimi amici che ci hanno fatto visita in questi giorni, che si sono commossi a raccontare avvenimenti passati, riconoscendo che solo chi ha incontrato un destino buono ha speranza umanamente feconda, oltre che realista.

Essere grati… già, ma di che cosa dovremmo essere grati? Il Te Deum laudamus è per la moglie, per il marito, per i figli, per i nostri genitori (che anche se morti non c’è giorno che non ci vengano in mente), per tutte le persone care che ci vogliono bene e alle quali vogliamo bene. Quasi timidamente, in questo ultimo giorno dell’Anno del Signore 2019, pensando ai miei genitori che mi hanno fatto dono della vita, dico grazie per tutto: Te Deum laudamus, in queste notti di dicembre fredde, così lunghe e buie che già fra pochi giorni, però, cominceranno impercettibilmente ad allungarsi, verso una nuova primavera di un nuovo anno.

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