PINO SORRENTINO: UN’OSTIA VIVENTE IN MEZZO A NOI

Pino Sorrentino

Pino Sorrentino

Caro Pino,
stasera, appena Alfredo Distilo ha messo su internet la notizia della fine della tua avventura terrena, per qualche minuto non sono riuscito a pensare niente, ma le lacrime che, spontaneamente, hanno cominciato a solcare il mio volto penso che sia il modo più bello, almeno per me di dirti, semplicemente: “Grazie”.
Grazie per la catechesi quotidiana che tu, nel passare degli anni, ci hai offerto e regalato come una grazia che il Signore ha voluto mettere in mezzo a noi.
Tu hai avuto la capacità di metterci nelle condizioni di interrogarci sul mistero della malattia e, nelle ultime settimane, anche sul mistero della morte.

Pino Sorrentino

Pino Sorrentino

E lo hai fatto con semplicità, con serenità, con un senso dell’umorismo, dell’ironia e dell’autoironia della tua malattia che (a pensare bene la tua familiarità e confidenza con Dio, nelle tue immancabili presenze in Chiesa in ogni occasione) penso di poterlo definire esemplare della visione cristiana della vita. Questo tuo modo di rapportarti con le persone e con Dio ha contagiato tutte le persone che giornalmente frequentavi, con le quali ti presentavi in maniera schietta e paritaria, nonostante non si può negare che essere Down nella nostra società non è una cosa facile, anzi sta diventando sempre più difficile.

Pino Sorrentino e Luigi Scozzarra

Pino Sorrentino e Luigi Scozzarra

Ma tu, caro Pino, sei stato eccezionale, hai dato testimonianza che, nonostante non è stato facile accettare questa sfida, terribile e dolorosa, per come ti sei giocato nella tua avventura terrena, ci hai dimostrato che la vita è una bellissima avventura che tutti devono avere il diritto di vivere. Certamente è stata dura, in tante occasioni è stata una situazione da affrontare tutta in salita, con l’aiuto della tua famiglia che è stata con te fino in fondo in questa sfida. Ma per quanto possa, a volte, essere stato difficile, l’hai vissuta come una benedizione, perché hai dato prova che (anche negli ultimi giorni, quando un’altra malattia, forse più terribile, ti stava piegando), eri in grado di vivere una vita piena come qualsiasi altra persona, non sentendoti mai diverso da nessuno, pur dentro gli umani limiti che tutti abbiamo. Vedo come un miracolo il costatare come hai portato la tua croce nella tua avventura terrena con straordinaria forza e serenità, da persona assolutamente normale: per questo penso che la più grande testimonianza che ci lasci con la tua sofferenza è che la morte non ha l’ultima parola.

Pino Sorrentino

Pino Sorrentino

Ci hai lasciato una bella lezione di umanità che ritrovo solo nelle parole di uno scrittore francese, Emmanuel Mounier, il quale di fronte al letto della propria figlia malata, ha scritto delle lettere che sono la testimonianza di uno sguardo sulla realtà che non è limitato solo all’eliminazione dei problemi e della sofferenza. Il mistero del dolore, della sofferenza e della malattia trova solo in Cristo una plausibile risposta: “Che cosa importa se il sonno della nostra bambina si prolunga? L’universo dove dobbiamo vivere è presenza di Dio, dove tutte le delusioni del tempo possono trovare immediatamente il loro posto, tutte le sofferenze trasformarsi in gioia… Sentivo che mi avvicinavo a quel piccolo letto come ad un altare, ad un luogo sacro da dove Dio parlava mediante un segno. E tutto intorno alla bambina, non ho altre parole: un’adorazione. Bisogna osare di dir¬lo: una grazia troppo pesante. Un’ostia vivente in mezzo a noi. Muta come un’os¬tia. Splendente come un’Ostia… “.

Pino Sorrentino

Pino Sorrentino e Gabriele Ocello

Si caro Pino, per chi ti ha voluto bene, anche tu sei stato “un’Ostia vivente in mezzo a noi”, che cercheremo con lo sguardo ogni volta che entreremo nella nostra Chiesa, immaginando di vederti arrivare dal fondo, metterti al centro dell’Altare, fare il segno della Croce e ritornare a sederti tra i banchi, con lo sguardo fiero e tranquillo di chi sa che ha posto il suo essere nelle mani di un Altro che, nonostante tutto, non l’ha mai abbandonato.
Grazie per quello che ci hai testimoniato con la tua vita, con la tua sofferenza e con la tua morte… grazie per averci costretto a meditare sul senso profondo del mistero della vita, e della sofferenza e perché, senza saperlo ci hai lasciato un insegnamento tanto prezioso quanto di stimolo a non scoraggiarci di fronte alle difficoltà che la vita, quotidianamente, ci mette davanti.
Ciao Pino, riposa in pace nel cuore di quel Dio che hai sempre cercato, con la certezza che fino a quando non ci ritroveremo nella casa del Padre, il tuo ricordo sarà sempre vivo in mezzo a noi.

IN CHIESA… L’ULTIMO SALUTO A PINUCCIO

Pino Sorrentino

Pino Sorrentino

Una Chiesa stracolma di persone attente e silenziose, ha dato l’ultimo saluto, oggi pomeriggio, a Pinuccio Sorrentino.
Don Giuseppe durante l’omelia, con parole semplici quanto toccanti, ha ricordato Pino, soprattutto la fede di Pino, che lo faceva avvicinare all’Eucarestia con l’atteggiamento ed il volto di chi fa capire che ha “bisogno” di quel nutrimento essenziale.
Penso che le parole di don Giuseppe sono andate direttamente al cuore di tutte le persone che erano in Chiesa: ha tracciato tutto un percorso della vita di Pino, che si può riassumere nel cercare di essere “attivo” all’interno della nostra Comunità (ha raccontato che Pino è stata la prima persona che ha incontrato a Galatro, quando è arrivato con il Vescovo per prendere possesso della Parrocchia: con l’inseparabile berretto da vigile gli è andato incontro indicandogli la strada della Chiesa).
Non mi è mai piaciuto, in nessuna occasione, battere le mani in Chiesa, oggi pomeriggio l’ho fatto due volte… e mi è venuta la pelle d’oca quando don Giuseppe ha chiesto il permesso alla famiglia di poter far suonare le campane a festa, invece che a lutto, all’uscita della bara dalla Chiesa, perché ha detto “oggi il Paradiso ha un Angelo in più, quindi ci sono tutti i motivi per fare festa e non per essere a lutto”.
Le parole di don Giuseppe mi hanno fatto ricordare un passo di Shakespeare, che ho letto l’altra sera:

Clown: Buona signora, perché portate il lutto?

Olivia: “Buon buffone, per la morte di mio fratello.

Clown: Penso che la sua anima si trovi all’inferno, signora.

Olivia: E io invece so che si trova in paradiso, buffone.

Clown: Tanto più siete sciocca allora, signora, a portare il lutto e affliggervi perché l’anima di vostro fratello si trova in paradiso.

Pino Sorrentino

Pino Sorrentino

Ho sentito che qualcuno in piazza si è meravigliato nel sentire suonare le campane a festa invece che a lutto, pensava ad uno sbaglio… ma don Giuseppe ha detto bene: perché portare il lutto e affliggerci se abbiamo la certezza che l’anima del nostro fratello si trova in paradiso?

Come dice San Paolo, se non crediamo che Gesù ha vinto la morte, la nostra fede è vana… per questo, in questo “dies natalis” di Pinuccio, nonostante il dispiacere per il distacco, ci sono tutti i motivi per suonare le campane a festa… penso che Pinuccio le ha sentite da Lassù, e con il suo solito sorriso ironico abbia commentato… “vabbonu va!… comu dici tu…!”.

 

PERCHE’ HO DOVUTO CONOSCERLO NEL GIORNO DELLA SUA MORTE

Pino Sorrentino

Pino Sorrentino

Chissà perché ho dovuto conoscerlo il giorno della sua morte preoccupandomi di farlo ritornare subito a casa, prima che la burocrazia lo trattenesse in una “squallida ” sala mortuaria !?…Beati i puri di cuore…

Michele, si vede da ciò che hai scritto e dai commenti di altri tuoi compaesani che Pinuccio era veramente amato! Il mio pensiero è andato spontaneamente alla sua famiglia che non conosco, ma con cui ho avuto l’opportunità di scambiare qualche battuta in ospedale. Ebbene, io mi complimento con loro perché se Pino era così solare e benvoluto, è certamente anche merito loro che lo hanno fatto crescere in mezzo agli altri come una persona normale, così come era giusto che fosse e non l’hanno costretto in casa come purtroppo quarant’anni fa, in molti casi per ignoranza lo si faceva! Un caro saluto anche a loro.
(Maria Pia Epifanio, medico del Pronto soccorso di Polistena)

 

PINUCCIO E ANTONIO CONDIVIDONO IN PARADISO LA GIOIA DI DIO

Don Gildo Albanese e il fratello Antonio

Don Gildo Albanese e il fratello Antonio

Carissimi amici di Galatro, ho incontrato oggi casualmente Michele Scozzarra che mi ha dato la triste notizia della morte del caro Giuseppe Sorrentino.

Ho provato in quel momento lo stesso dolore interiore di quel 13 giugno u.s. per la morte di mio fratello Antonio. Erano tutti e due disabili ma per noi e le nostre famiglie erano il più grande tesoro! Ci hanno arricchito di sorriso, comunione, amicizia sincera; ci hanno insegnato a capire la vita come dono di sé; ci hanno insegnato veramente come si ama Dio e come si prega, perché per amarlo veramente bisogna avere il cuore puro come il loro.

Antonio Albanese e Pino Sorrentino

Antonio Albanese e Pino Sorrentino

Vorrei con questo mio messaggio arrivare ai familiari di Giuseppe per dire loro grazie per l’esemplarità e la testimonianza piena di dignità e di amore che hanno dato alla Comunità nel curare quotidianamente Giuseppe soprattutto con l’amore.

Adesso Giuseppe è in Paradiso, là incontra Antonio e insieme condivideranno per l’eternità la gioia di Dio. Questi due dolcissimi fratellini non sono più nostri, sono di Dio e sono per sempre la gioia dei nostri genitori che sulla terra li hanno amato di amore intenso. Oggi noi abbiamo bisogno di loro e della loro preghiera. Il pensarli e il saperli nella fede in Paradiso non allevia il nostro dolore; personalmente Antonio mi manca e quanto! Penso che la stessa esperienza la stanno vivendo i fratelli di Giuseppe. Facciamoci coraggio a vicenda nel nome del Signore.

 

Fraternamente
Don Gildo Albanese 

 

Febbraio 2013

 

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