SCRIVERE E’ COME UN VIAGGIO A DESTINAZIONE SCONOSCIUTA

        Per colui che scrive la realtà è come un treno, ed il suo viaggio quello di un pendolare. Al limite non lo riguarda nemmeno la destinazione, perché lui è lì per registrare e commentare le vicende più importanti e significative che segnano la vita degli uomini e della società. E tutto scorre sotto la tastiera come in un baleno, checché se ne dica, tra durezze e asperità che nessun’altra attività conosce.

                Tutto passa in un attimo, in uno stato d’animo che continuamente ti butta dentro e fuori la realtà e, a pensarci bene, questo scendere ogni volta ad una stazione diversa, (anche quando materialmente si resta dietro la tastiera della macchina da scrivere o del pc), questo fermare con l’artificio della scrittura le cose e gli esseri, questo isolare gli avvenimenti, questa lettura necessariamente faziosa, parziale, contingente e perciò stessa limitata del reale, sembra fatta per farci sentire come Sisifo, alle prese con un macigno che alla fine non si sposta di un millimetro.

        Eppure, questo scorrere nelle vene del reale, avendo la necessità di rendere leggibile ed intellegibile ciò che accade, è un’occupazione nobile ed esaltante come poche. Perché si è costretti ad intendere cosa significa che la vita di uomini e cose stata sospesa sul filo della precarietà. Se non altro alla catena di un’altalena mentale, che un giorno si esercita sulla questione politica, un altro sui drammi della solitudine, poi sulla realtà nella quale siamo inseriti e la vita della gente, sulla vita e sulla morte … e ancora su tutto ciò per cui la vita vale la pena di essere giocata, anche in una costrizione, che riguarda il tempo a disposizione per scrivere, le risorse intellettuali, la scrittura felice o infelice di cui, apparentemente, nulla rimane da un giorno all’altro, e che a volte assume le fattezze dei muri di una prigione.

Sono proprio tante le “stazioni” nelle quali mi sono fermato, nel corso degli anni, attraverso i tasti della mia macchina da scrivere o del pc.  Ho scritto della violenza, che infesta la nostra realtà in tutti i suoi ambiti, ma non ho censurato le parole di chi ha seminato parole di amore e di bontà, ben sapendo che forse, in quello stesso momento, non molto lontano da lui c’è gente che spara, soffre e bestemmia.        

Con qualche simpatica polemica, e mettendo in campo il nostro abate Antonio Martino, mi è piaciuto soffermarmi, forse in modo “irriverente!” verso quel Garibaldi del “Qui si fa l’Italia o si muore e dell’Obbedisco!”. Irriverenza non tanto verso il nizzardo, quanto verso una “storia” presentata come un’operetta, dove bisogna avere proprio un bel coraggio per non scoppiare a ridere.

La mia tastiera mi ha “costretto” a fermarmi anche in alcune “stazioni dolorose”, come la morte di amici e persone care, ma anche di fronte a chi ha rinunciato alla vita per mancanza di prospettive, “scusateci ma è meglio morire”: questa è la versione definitiva dell’agghiacciante ultimo messaggio di alcuni giovani suicidi, parole che sono una condanna al mondo ed alla cultura della normale banalità quotidiana nella quale, coscientemente o meno, siamo immersi.

Non nego che una “stazione” che ho visitato con paura è stata quella dove ho dovuto trovare le parole, ma quali parole si possono trovare, cosa scrivere dinanzi ad un figlio che, per soldi, uccide i genitori. Questo gesto è come l’ingrandimento macroscopico e crudele di quanto, giorno per giorno, viene roso ed abbattuto nei muri in cui abitiamo. Forse, dinanzi a questi eventi di vero esiste solo il silenzio: quel silenzio che s’affaccia sugli abissi della nostra nullità e, umilmente, china la fronte e riuscire a capire che le leggi dell’economia e della politica, non sono in grado, da sole, di rispondere al bisogno più vero che ogni uomo si porta dentro.

 Ecco perché la realtà distesa dinanzi ad un foglio bianco, e che sta pronta a farsi descrivere e ad essere immediatamente (e necessariamente) archiviata, spesso mi spaventa: scrivere è, essenzialmente, intraprendere un viaggio dove si può incontrare di tutto, difficoltà, insidie, gioie, dolori. E man mano che si va avanti, ci si imbatte in nuove domande, che prima non si pensavano importanti… e si cambia anche. Mentre tutto continua a scorrere sotto la tastiera, il viaggio continua ancora e le stazioni dove fermarsi sono ancora tante…

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