STIMOLI TERRENI E SPIRITUALI NELLE TELE DI ELIA NASSO

Raccontare di una pittrice e dei suoi quadri non è un’impresa da poco, soprattutto se non si vuole cadere nel rischio di ripetere i soliti luoghi comuni dettati dalla circostanza e, specialmente, quando dell’artista si conosce solo il nome, Elia Nasso (pittrice di Palmi ed esponente di spicco dell’arte figurativa in Calabria) e madre della mia amica e collega Giovanna Suriano.  In casi come questo si è nella più libera condizione di poter cogliere e trascrivere soltanto l’intima essenza delle opere, andando solo al cuore di quella infinità di emozioni e stati d’animo che la visione dei quadri trasmette. Tuttavia tenendo conto che la pittura, come ogni espressione umana, è occasione d’incontro con la persona e di scoperta della realtà, anzi della sostanza profonda, e più vera, della realtà così come viene colta dall’occhio dell’artista, ecco che la paura su cosa scrivere si dissolve, così come avviene per l’incontro con un amico, o con una persona particolarmente significativa, che ti permette di aprire una visione su un mondo ancora sconosciuto.

Non voglio osare certamente di addentrarmi in questioni critiche, o stilistiche, ma solo proporre alcune riflessioni nate dall’osservazione dei quadri di Elia Nasso, soprattutto della bellezza che ho intravisto nelle sue riproduzioni della natura, talmente belle da sembrare animate, perché nei suoi quadri il mare respira, sussurra, parla con una semplicità talmente elevata come raramente accade anche nella letteratura.

L’immediata riconoscibilità degli oggetti rappresentati nei dipinti suscita interesse e apprezzamento: questa immediata chiarezza può essere il punto di partenza per tentare di cogliere il senso profondo che anima un’artista che dipinge l’essenza della realtà, ciò che la anima e le dà significato in un qualcosa di bello dove nulla è casuale o banale: ogni quadro ha un suo ben chiaro punto di vista, un punto che si manifesta come centro e fuoco della composizione, da cui l’occhio può partire per comprendere l’ordine di ciò che l’artista vuole rappresentare. “Le Orme sulla spiaggia, Alberi sospesi nell’azzurro, le nature morte (anzi vive, perché non c’è nulla di morto nei quadri di Elia Nasso), ogni particolare è legato al contesto che vive l’autrice: tutto rivela quella presenza misteriosa che rende il nostro quotidiano grande se guardato con attenzione e amore.

Nelle opere “Giovanna, Ragazza, Donna in fieri e Pescatore” troviamo l’immagine chiara della condizione dell’uomo di oggi, solo, non confuso indistintamente nella folla, ma che si regge quasi a fatica in una esile tristezza e con uno sguardo incerto. E come il poeta riesce ad esprimere in versi i sentimenti più profondi, anche la pittrice può scegliere di sposare una visione della natura come sede di forti rimandi simbolici, che aspettano di essere colti per godere di una libertà che allontana ogni condizionamento accademico. Ecco, a mio parere, la sintesi dell’espressione artistica che si manifesta nei quadri di Elia Nasso, che riesce a trasmettere la più intima essenza delle cose, andando al di là della realtà così come si manifesta ai nostri occhi, nella ricerca di quella infinità di stati d’animo che la natura ci trasmette attraverso i colori ed il pennello di una pittrice.

Nei suoi quadri ho intravisto il tentativo di esplicitare la condizione dell’oggi, molto lontana dalla realtà caotica delle grandi metropoli, in cui la natura ancora incontaminata che ci circonda è segno-simbolo della vita: la vita non è forse un viaggio e noi gli eterni viaggiatori? Questa vita dolente e provata, nelle opere della Nasso, mantiene una sua dignità grande, non è sformata dal frastuono della città, ma permane nella sua grandezza, pur nella drammaticità della condizione del nostro ambiente e della sua storia, fatta anche di volti a noi molto cari.

Questo e molto di più si può scoprire nei quadri di Elia Nasso: anche lo stimolo che ci aiuta ad essere uomini che amano la loro terra, anche attraverso l’arte ne scoprono la bellezza perchè, misteriosamente, si vengono a trovare di fronte ad un qualcosa di grande, che si sprigiona nel nostro animo e si suggella definitivamente in quella sintesi sublime tra aspirazioni spirituali e stimoli terreni.

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