FARINATA DEGLI UBERTI: LA FIGURA PIU’ NOBILE DELL’INFERNO DANTESCO

È da diversi anni che conservo degli appunti sulla “Divina Commedia” di Dante, delle brevi note che non ricordo neanche dove ho trovato, ma che da allora tengo gelosamente tra le mie carte. In questo scritto emerge la domanda su quale è la figura più bella di tutta la Divina Commedia? Ulisse! diranno i più. Paolo e Francesca, diranno gli eterni innamorati. E invece no, secondo l’estensore di questi appunti (anonimo perché non sono riuscito a trovare la firma dell’autore) la figura più bella di tutto l’Inferno è Farinata, l’indimenticabile Farinata degli Uberti, maestro di dignità politica e umana. Chi ha letto il decimo canto dell’Inferno non se lo scorda più.

Siamo in una zona dell’Inferno dove vengono tormentati i cosiddetti epicurei, che l’anima col corpo morta fanno, e credono solo a ciò che toccano con mano. Per questa loro convinzione son condannati a bruciare in eterno dentro sepolcri che per ora son scoperchiati, ma dopo il Giorno del Giudizio verranno chiusi. Dante brancola nel buio abbagliato dai bagliori sinistri che escono dai sarcofagi aperti, e domanda a Virgilio, il permesso di dare un’occhiata più da vicino, per vedere che cosa mai i sepolcri contengano. Virgilio spiega, per filo e per segno, il tipo di peccato e il tipo di pena di coloro che avevano incontrato. A questo punto in uno dei sepolcri si rizza un dannato, il cui profilo, in chiaroscuro, è reso aguzzo e tagliente come una lama di spada dal riverbero delle fiamme che lo illuminano. Questo dannato ha sentito Dante parlare con Virgilio, ha riconosciuto l’accento, la sua loquela, e si è alzato a guardare fuori dal sarcofago per vedere chi parli toscano e, scortolo, lo invita ad avvicinarsi per far due chiacchiere. Dante, come al solito, ha paura e si nasconde dietro Virgilio, che però lo sollecita a darsi un po’ di contegno: Volgiti! Che fai? / Vedi la Farinata che s’ è dritto: / dalla cintola in su tutto ‘l vedrai! Allora Dante si gira, e rimane impressionato dall’ aspetto fiero di quell’ anima dannata, che s’ergea col petto e con la fronte com’avesse l’inferno a gran dispitto.

Virgilio lo spinge avanti ma gli sussurra anche di sceglier bene le parole, come a dire: con questo qui le ciance non vanno. Farinata squadra Dante dal capo ai piedi e vuol saperne l’ascendenza, cioè gli antenati. Dante glieli rivela e il ghibellino Farinata si scalda subito, trattandosi di suoi acerrimi avversari. A questo punto s’intromette un altro dannato fiorentino, Cavalcante de’ Cavalcanti, che domanda a Dante notizie di suo figlio Guido, con fare assai meno dignitoso di Farinata, il quale nel frattempo non batte ciglio, attende immobile come una statua che le ciance finiscano e si rimette poi, con tutto il vigore di una passione mai spenta, a discutere di politica con Dante. Farinata è ancora fiero dei trionfi ghibellini al tempo di Montaperti, quarant’anni prima, al che Dante ribatte:  Sí, ma te non sai quel ch’è successo dopo; noi s’imparò subito l’arte di ritornare al governo e ora ci siamo ininterrottamente, mentre i tuoi quell’ arte non l’han mica imparata! E Farinata: “S’elli han quell’ arte male appresa, ciò mi tormenta più che questo letto”.

Ecco la coerenza, la grandezza di Farinata! I politici che conosciamo noi non pensano che a sé stessi; mentre a Farinata di sé stesso non importa nulla: che sarà mai un destino individuale, un’eternità passata all’inferno, in confronto alla catastrofe politica, al trionfo di quei pretaioli dei guelfi? Il malgoverno è l’inferno vero, e, se è vero che governano i guelfi, ciò mi tormenta più che questo letto di fiamme quaggiù! I politici odierni cambiano governo, coalizione e partito per molto meno di un inferno o un paradiso; a Farinata nemmeno l’inferno fa cambiare schieramento. Farinata è la dirittura in persona, a cui il proprio tornaconto, la propria carriera individuale non passa nemmeno per la mente; Farinata è il politico che paga e soffre per le proprie idee, non quello che si fa pagare. Lo capì anche Dante, pur essendo del partito avverso, e per questo ne fece la figura più nobile di tutto l’inferno.

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