OLTRE IL DESERTO E FUORI DALL’INFERNO

Le nostre librerie ospitano molti titoli che si potrebbero ascrivere al genere il cui intento è svelare al lettore il volto nascosto di una città o di una regione, spesso facendo ampio uso della parola “mistero”. La curiosità per gli aspetti oscuri della città si esprime anche nella consapevolezza che dietro i meccanismi socio-politici, occasionalmente svelati dai fatti di cronaca, che se da un lato si aprono a misteri che rasentano il soprannaturale, dall’altro si allargano a includere gli intrighi della criminalità organizzata e dell’alta politica.Una dinamica molto simile (lo svelamento di una città segreta, nascosta nel cuore di quella palese) si ritrova anche nell’opera di Calvino, “Le città invisibili” che rappresentano volti nascosti di un’unica città concreta, che per Marco Polo in particolare è Venezia. Si tratta, in altri termini, di “esercizi di comprensione del paesaggio urbano”: ogni capitolo isola una componente della città e la estremizza per renderla più comprensibile, portando il lettore ad addentrarsi in luoghi, fatti e personaggi che non esistono, ma che sembrano si assoluta attualità e coincidenza con tanti degli avvenimenti che ci troviamo ad affrontare giornalmente.

Al termine del libro “Le città invisibili” Italo Calvino immagina un dialogo dove Marco Polo dice al Gran Khan: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio

Di fronte all’inferno ed alle sue consolanti ipocrisie ideologiche, nessuno sembra accorgersi che la nova retorica nasconde l’avanzata del deserto. Scriveva tempo fa il filosofo Emanuele Severino: “A chi mi domanda da che parte sto, rispondo che tutti stiamo dalla stessa parte, la parte dove il deserto cresce. Ma lo sguardo che vede crescere il deserto, non appartiene al deserto. Sta dall’altra parte. E in esso è riposta ogni possibilità di salvezza”. Ma, intanto, nessuno sembra accorgersi che tanti capricci, tante lotte, tanti moralismi, nascondono solo l’avanzata del deserto e che questa può essere fermata solo dando più spazio ai fatti che ai proponimenti. E ciò non richiede una particolare sapienza intellettuale, ma una attenzione e uno sguardo libero e sincero verso la nostra realtà. Non abbiamo altra alternativa che riconosce, nell’inferno o nel deserto che abbiamo attorno, quei luoghi e quei fatti che sono in grado di dare senso alla nostra quotidiana fatica.

Potrebbero interessarti anche...

Commenta: