Chi Sono

Michele Scozzarra

Ai miei lettori.Sono più di quarant’anni che scrivo articoli, e quarant’anni non sono un giorno, tanto per citare Eliot. Il tempo non è certamente poco e, direi una cosa non vera se non dicessi che, dentro i confini di questo mio scrivere, c’è molto anche della mia storia personale.

Mi piace soffermarmi sulle sensazioni che più volte ho provato nello scrivere, sul grande senso di libertà e di “servizio” che provo quando mi trovo davanti alla pagina bianca che aspetta uno dei miei tanti, e talvolta disperati, assalti.

Lo scrittore Rainer Maria Rilke diceva che “stare senza scrivere gli sarebbe sembrato di morire”… anche perché, in questo scrivere, apparentemente distaccato ed eterogeneo, poco alla volta, viene fuori la storia, giovane o matura, equilibrata o folle, di chi scrive, che si presenta sempre piena di stupore, poiché il bisogno di comunicare e raccontare le cose che uno vive è percepito come la cosa più importante che, in un determinato momento, ci si ritrova tra le mani.

I fatti della vita, la realtà delle cose con la quale si è costretti a confrontarci ogni giorno, portano chi scrive a misurarsi con la passione che lo anima, nella consapevolezza che solo partendo da uno sguardo positivo, e non solo superficiale, sull’ambiente nel quale viviamo, si può combattere la cultura della negatività e dell’incertezza e si può, realmente, costruire qualcosa di diverso dal debole pensiero che

inneggia alla cultura dell’effimero e del nulla, che sempre più ci invade e ci distrugge.

Perché negare come, qualche volta ho avuto l’impressione, con qualche articolo, di andare “sopra le righe”, tal’altra di mancare di prudenza (l’arroganza no!). Che dire… nessuno è perfetto e ci sono anche gli errori… ed io, appunto, in questi anni ho scritto per Proposte, Galatro Terme, e altre testate, più di un migliaio di articoli cercando di trasmettere una testimonianza calda, anche se talvolta drammatica, implorante e giudicante, che smetta di ridurre il mondo a sequenze di dati, la storia come cucitura di eventi, il lettore come puro soggetto passivo che legge.

Più volte mi sono trovato a ragionare, tra me e me, di questo mio scrivere, della fatica e del rischio di farlo diventare un guinzaglio… e vi assicuro che tante volte mi ha sfiorato la tentazione di levarmelo questo guinzaglio, di salutare gli amici che mi seguono forse, più che per la fatica, per la paura che anche un solo lettore si sia stancato a leggermi. Ora non certamente per tirare le somme, mi sembra di scendere da un aeroplano su cui ho volato migliaia di ore: quanto cielo, quanti spazi, quanto tempo a fabbricare parole per dire quello che, in determinati momenti, m’è parso giusto dire.

Fatta questa “personale” riflessione, mi piace rimarcare come nel continuare a “sfornare” articoli, nella sua sorprendente e affascinante “fatica”, nella sostanza, il mio “lavoro” rimane quello che è sempre stato: un gran fritto misto di scritti che mi piace “rubacchiare” un pò dappertutto (non di rado, nella loro estrema semplicità, si sono rivelati caratteristici e originali), e che sono presentati senza alcuna pretesa né di migliorare i costumi, né di peggiorarli.

Non è peccato di presunzione pensare che, nel riproporre in un mio sito tutta la mia, lunga e molteplice, “fatica giornalistica”, non correrò il rischio di appesantire il fardello spirituale di chi ha la pazienza di leggermi. Penso invece, e soprattutto spero, di riuscire a dare la sensazione a chi mi legge, di aver vagato per qualche minuto, nell’aria placida di una delle centomila banali faccende quotidiane, che hanno per teatro un mondo sempre più strampalato, nel quale non fa certamente male, ogni tanto, immergersi nella tiepida tinozza familiare di buoni sentimenti e, perché no!, anche dei vecchi e salutari luoghi comuni.

Mi auguro che, per chi andrà a curiosare nei miei scritti, il tempo dedicato non sia del tempo perso… come quei brani che, dopo averli letti, si buttano via come si fa con la sigaretta quando è arrivata alla fine.

E, facendo mie le parole del Manzoni, se sono riuscito soltanto ad annoiarvi, credetemi non l’ho fatto apposta!