FRANZ RODI MORABITO: RICORDI GALATRESI DI UN ROSARNESE

Più volte ho avuto modo di scrivere come, per colui che scrive, la realtà spesso si presenta come un treno, ed il suo viaggio come quello di un pendolare: non lo riguarda la destinazione, perché lui è lì per registrare e commentare le vicende importanti che segnano la vita degli uomini e della società. E tutto scorre sotto la tastiera, tutto passa in un attimo coinvolto in una sensibilità che nessun’altra attività conosce. Ecco perché la realtà distesa dinanzi ad un foglio bianco, pronta a farsi descrivere spesso mi spaventa, perché scrivere è, essenzialmente, intraprendere un viaggio dove si può incontrare di tutto, e man mano che si va avanti, ci si imbatte in nuove scoperte che, non solo non si pensavano importanti, ma neanche si conoscevano.

Chi segue la mia pagina Facebook sa che pubblico tanti post con foto di “Galatro e Galatresi” e, spesso e volentieri, mi piace soffermarmi e approfondire il consenso che trovano questi post in chi li legge:  sono proprio tanti i messaggi che mi invitano a continuare ancora su “Galatro e Galatresi”. Ho tante cose “in cantiere” e, piano piano, sono sicuro che, se Dio vorrà, con il tempo le tirerò fuori. Intanto mi piace soffermarmi su un lungo e importante commento ad una foto che ho pubblicato di recente di Franz Rodi Morabito, intellettuale rosarnese che si è sempre occupato della storia e cultura del nostro territorio, che mi ha immerso in una pagina di storia galatrese che non conoscevo. Riporto di seguito, in unico testo, quella che è stata una discussione avuta sul web a più riprese.

Caro Michele, mi riporti agli anni dello sfollamento quando con mio Padre siamo stati sfollati a Galatro. Abitavamo in casa del farmacista Lamari e la mia finestra era proprio quella che si affacciava su la piazzetta con la fontana dove c’era pure l’ingresso principale del dottore Carmelo Lamari. La sera verso le 17/18 veniva una camionetta tedesca e riempiva dei grossi contenitori di acqua che portavano al loro campo (che non so dove fosse). In piazza, in quel palazzone di fronte finendo la salita (credo sia stata la Casa del Fascio), c’erano importanti insediamenti. Invece proprio sotto la piazza, salendo a sinistra c’era un grosso albero e sempre una camionetta dei Carabinieri parcheggiata; la casa era dei mei (poi) parenti Ferrari. Ricordo che la sera i ragazzini giocavamo spensierati sulla piazza con le immancabili cadute e… sbucciature delle ginocchia. Che tempi lontani e felici (per noi ragazzini)!  Ricordo che una sera aspettammo invano la camionetta tedesca che veniva per l’acqua ma poi la radio annunciò che era stato fatto l’armistizio e la guerra era finita (!). Quell’ 8 settembre fu una vera delusione per noi bambini che volevamo vedere i tedeschi che prendevano l’acqua!

Non so se qualcosa sia cambiato nella piazzetta (non vengo a Galatro da tantissimo tempo, sono venuto solo per fare una cura alle Terme) ma il mio ricordo mi porta a questa fatidica piazzetta con la fontana oltre la quale c’era la valle. Ricordo che eravamo affascinati da un personaggio che mai nessuno di noi ha mai visto, ma di cui si parlava con stima e rispettoso distacco: il dottore Carmelo Lamari, fratello del farmacista, valente e misterioso dottore “rinchiuso” nei suoi studi che era, comunque ossessionato da una fissazione: temeva di essere avvelenato per cui viveva molto isolato e non accettava mai un invito a pranzo da nessuno. Mio nonno (cav. Michele Morabito da Rosarno) era l’unico che poteva averlo qualche volta ospite, ma seguendo comunque un rituale imprescindibile. Le pietanze dovevano giungere a tavola ancora in un tegame comune e poi a tavola venivano fatte le porzioni; qui scattava la seconda parte del rituale che prevedeva che fatte le varie porzioni dovesse essere lui a scegliere quale prendere!  

Caro Michele, siamo in molti profondamente legati dai ricordi d’infanzia (ed anche di età più matura) alla bella Galatro…Ho parlato della “Casa dei Ferrari” posta all’ingresso di Galatro proprio sotto la piazza; ricordo un grosso albero sulla destra del portone di ingresso della caserma dei Carabinieri sotto cui sostava godendo il fresco l’automezzo del Carabinieri. Poi, in epoca molto più recente, uno dei figli dei Ferrari, che era veterinario, sposò a Rosarno una cugina di mia Mamma. Una figura importante di Galatro era ormai cittadino rosarnese ed abitava in una casa proprio affacciata sopra casa mia, ed era l’ingegnere Edoardo Ocello, nostro amico di famiglia ed io frequentavo molto casa sua. L’ingegnere aveva un fratello (Piero, che viveva a Roma) e quando scendeva in Calabria ci frequentavamo amabilmente. Inoltre un mio amico rosarnese era sposato a Galatro e si chiamava Aurelio Megna.

Ho ancòra nelle orecchie il suono che “Radio Londra” emetteva (du du du dum) e veniva ascoltato da mio Papà, dal farmacista Lamari e da qualche altro loro amico sempre con il timore di essere scoperti dai tedeschi (cosa gravissima all’epoca!). Da parte mia in azienda ho sempre avuto dipendenti prevalentemente di Galatro ed erano tutti ottimi lavoratori… A proposito ricordo un episodio che oggi è da ridere al limite del credibile, ma che all’epoca era triste realtà! C’era un dipendete (mi pare si chiamasse Nino, forse Macrì, che era rientrato dalla Liguria dove era emigrato con la famiglia) quando rientrò a Galatro lo fece con le due sorelle che venivano in azienda a lavorare con le altre donne, ma erano emarginate dalle altre donne per cui dovevano mangiare appartate, perché indossavano i pantaloni e scendevano a Rosarno in bicicletta!”.

Franz Rodi Morabito in questo splendido commento rievoca un “pezzo di Storia di una Galatro che adesso non c’è più”, anche se ancora oggi si sentono delle espressioni tipo “la farmacia di Lamari, la casa dei Lamari, la casa del fascio“. Devo dire che in quel posto dove ancora oggi c’è la fontana, davanti la casa dei Lamari, veniva la camionetta tedesca a prendere l’acqua da portare al luogo dove erano accampati, non l’avevo mai sentito. Ho scritto a Franz Rodi Morabito che il suo intervento scritto può essere lo spunto per continuare ancora con le sue “memorie galatresi” e, sicuramente, in tanti saranno contenti di leggerle. La risposta è arrivata subito:  “Grazie mi fa piacere che i miei ricordi verso l’amata Galatro abbiano suscitato il suo interesse. Mi riprometto di mettere giù qualche altro ricordo che le farò avere! Magari le dirò qualche particolarità dei Lamari che erano tutti persone molto rispettabili. Sarà lei, dopo, decidere se pubblicare !”.

Ringrazio Franz Rodi Morabito per la bella rievocazione di una “Galatro che non c’è più”, e aspetto la continuazione delle sue “memorie galatresi”, mentre tutto continua a scorrere sotto la tastiera del mio pc,  e il viaggio continua ancora e le stazioni dove fermarsi sono ancora tante e sconosciute.

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2 risposte

  1. Romualdo ha detto:

    Grazie Michele, questi scorci di storia sono davvero toccanti, non sapevo che ci fossero “forestieri” che sono così legati a Galatro storica; so di molte persone forestiere che sono legati a Galatro per la sua bellezza paesaggistica. Speriamo nel secondo racconto! Speriamo che stralci di storia di Galatro, come era un tempo, possano diventare sempre di più e non sarebbe una cattiva idea raccoglierli in un libretto. Io su facebook non ci sono da molto tempo. Ti seguirò sul tuo sito. Grazie ancora per avermi reso partecipe. Un caro saluto a te e Carmelina.

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