GALATRO E GALATRESI – MASTRO FORTUNATO FURFARO, UNA PERSONA ILLUMINATA – di Peppe Ocello

Vi sono ricordi del passato che come le immagini impresse su una pellicola cinematografica, scorrono negli occhi della memoria di chi li ha vissuti, indipendentemente dalla propria volontà. Tra i più ripetitivi, ve n’è uno che si propone ciclicamente e riguarda la figura di una delle persone che ha maggiormente e positivamente influito sulla mia crescita personale: mastro Fortunato Furfaro, il sarto.

Quando negli afosi primi pomeriggi estivi a Galatro il fluttuare della calura sollevava le sue impalpabili forme dal rovente manto stradale di via Garibaldi, io, giunto davanti alla sartoria tra l’una e mezzo e le due, ero il primo e unico discepolo presente ad attendere l’arrivo del “mastro”.  Perché ero il più piccolo (10-12 anni) e perché egli ci teneva alla puntualità, e per nulla al mondo avrei mai voluto deluderlo, tanta era per me rispettabile la sua parola. L’incedere elegante e costante, nonostante la breve ma non lieve salita del tabacchino Panetta, di una figura alta e dritta, e il riflesso dei raggi del sole su una fronte alta e lucida a caratterizzarne il volto ovale, anticipavano l’imminente arrivo di mastro Fortunato. Giuntomi accanto, dai suoi occhi sfuggiva un accenno di sorriso compiaciuto, che subito estendeva anche alle labbra le quali allargandosi, lasciavano intravedere quel suo dente argentato. Mi salutava con voce calda e affettuosa chiedendomi se avessi fatto buon pranzo. All’apertura della porta d’ingresso l’odore del tessuto e dell’ovatta impregnava le nostre narici. Qualche minuto per sistemare gli attrezzi utili all’inizio del lavoro pomeridiano e poi, con garbo e gentilezza mi chiedeva se me la sentivo di andare a prendergli un boccale d’acqua fresca alla fontana dei Lamari. Il primo del pomeriggio, non certo dell’intera giornata, dato che d’estate, a scuole chiuse il mio impegno in sartoria (per volere dei miei genitori) mi teneva occupato sia al mattino che nel pomeriggio. Ma da questi a seguire tra i più noiosi (nonostante la poca distanza consistente in alcune centinaia di metri), causa la forte calura dell’ora. Ma io ero comunque contento di esaudirlo, tanto era rispettabile ai miei occhi quell’uomo. Portamento altero e autorevole, voce ferma e decisa ma sempre garbata e mai alta nei toni, ci richiamava garbatamente nelle nostre immancabili manchevolezze giovanili, ma non l’ho mai sentito sgridare alcun discepolo. Ci invitava con calma a usare il cervello e fare il nostro dovere con responsabilità.

I PERCHE’ DI UNA PERSONA ILLUMINATA

Non ho mai assistito personalmente, ma ricordo mastro Felice Gagliardi accennare più volte di epici “scontri” religiosi avvenuti in precedenza tra mastro Fortunato e Don Rocco Di Stilo, il parroco della chiesa di San Nicola e del Carmine, insistenti nella sezione Magenta del nostro Galatro. Non che questo mi stupisse, d’altronde il mastro disquisiva quotidianamente con tutti i frequentatori della sartoria, indipendentemente dalla filosofia religiosa di appartenenza. Evangelista Protestante dalla punta dei piedi alla cima dei pochi capelli, da monoteista era assolutamente contrario all’idolatrismo, quindi oppositore al culto di qualsiasi divinità diversa da Dio. Forte di questo Credo, contestava la Chiesa Cattolica nel suo impianto complessivo, rea di aver montato un apparato ad hoc allo scopo di ottenere e gestire “potere” (non solo spirituale) con cui trarre vantaggi a vario titolo. Egli ripeteva continuamente che il Papa in primis, come i Vescovi, Cardinali e Preti sono tutti traditori di Dio poiché essi, anziché utilizzare la Fede, la Grazia, la Scrittura e Cristo come unico mediatore tra Dio e l’uomo si avvalgono di Santi, Martiri, reliquie, Figurine e Sculture sacre, esponendoli in chiesa, venerandoli e festeggiandoli con riti che sanno solamente di paganesimo.

Era così convinto di ciò che affermava in proposito al punto che, quando il dibattito con il filo-cattolico di turno raggiungeva toni accaldati, non si asteneva dall’affermare che per lui, per assurdo “bestemmiare un Santo non era da considerarsi un peccato, ma una grave forma di maleducazione, poiché essi, i Santi, Apostoli compresi”, precisava, “sono si da prendere da esempio e imitarli, ma non certo pregarli, adorarli, venerarli e chiedergli miracoli o ancor peggio festeggiarli”. “E in questo la Chiesa Cattolica,” aggiungeva, sfogliando a memoria la consumata Bibbia “è Falsa e Ipocrita, poiché pur ben conoscendo il comandamentonon farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; Non ti prostrare davanti a loro e non li servire…“, non se ne fa assolutamente scrupolo. Quindi la Chiesa Cattolica per lui è falsa perché fonda le proprie radici su degli artifici montati ad arte per illudere e attrarre il popolo, ed è ipocrita poiché mente consapevolmente pur di attirare favori e autorizza, quando non fagocita riti pagani quali le processioni di Santi e Madonne. Quando in realtà, concludeva a rafforzamento di quanto appena espresso “chiunque di noi, qualsiasi uomo che vive e agisce secondo i voleri di Dio, può essere un Santo”.

Da uomo intellettualmente onesto qual era, non negava il ruolo positivo della Chiesa circa lo sforzo di propagandare l’amore e la pace tra gli uomini. Qualche perplessità avanzava sulla scelta della religione Cattolica quale dottrina di Stato, una forte critica muoveva alla Chiesa per praticare il Sacramento del Battesimo su dei bambini che, in quanto tali, non possono avere piena consapevolezza dell’atto. Ricordo perfettamente la lucentezza che assumeva il suo sguardo e l’enorme gioia che traspariva dal suo volto disteso, fin nelle pieghe più marcate, nel raccontare la divina visione apparsagli in piena notte in uno stato di dormiveglia. Sono passati tanti anni (oltre 55) e le parole io le ricordo così: “Non nel sogno, precisava convintamente, “non stavo dormendo, ero a letto, forse mi ero addormentato per qualche tempo, ma al momento della visione, vi garantisco che ero assolutamente sveglio quando una nuvola scendendo dall’alto della stanza, ruotando, si materializza davanti a me, si ferma all’altezza dei miei piedi e schiudendosi al centro, lascia lentamente prendere forma a un’immagine. Bella, bellissima. L’immagine di Gesù Cristo. Il Signore Iddio. Sono come paralizzato, sbalordito, incredulo. Non parla, mi sorride, muove lentamente il capo su e giù come di approvazione. Pochi secondi, e, così come scesa si allontana, risalendo fino a scomparire e lasciando nella stanza un profumo intenso, inebriante a me del tutto sconosciuto, mai più odorato”.

 Non saprei precisamente indicare quanti anni dopo di lui, ma una mattina anche don Nicolino Lamanna, altro assiduo frequentatore della sartoria, arrivò con passo svelto e sguardo attonito e al contempo incredulo. Nella notte, raccontò tra gioia e stupore, che anche lui aveva avuto una visione simile a quella del mastro. Di ciò si dichiarò estremamente felice poiché non a tutti era riservata tale fortuna. Indipendentemente da quanto ognuno possa dedurre da quanto qui riportato, quel che rimane per certo, e che io conservo nella mia memoria, è l’assoluta tranquillità esistenziale e d’animo del mastro. Una serenità nel vivere la vita quotidiana che può regnare soltanto in chi si accontenta di quel che ha (non ha avuto figli, ma non l’ho mai sentito recriminare) e non chiede nulla di più. E il mastro ha rappresentato e rappresenta per me ancora oggi, l’uomo che ha trovato il perfetto equilibrio tra ciò che si è e ciò che si riesce a dare a sé stessi e alla comunità. Un equilibrio di pace interiore percepibile anche all’esterno che mastro Fortunato Furfaro ha raggiunto grazie alla Fede, che egli ha coltivato, diffuso e messo in pratica tutti i giorni della sua vita. Una vita vissuta nella Fede che l’ha reso forte, modesto, sicuro e umile. E perché no, anche e soprattutto “Felice”.   

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2 risposte

  1. FRANCESCO PAPASIDERO ha detto:

    Ciao Peppe, bellissimo e interessante racconto di un tempo passato.

  2. Giuseppe Ocello ha detto:

    Ciao Francesco. Grazie. Oltre ai valori smarriti nel passato, la mia rimembranza sul credo di mastro Fortunato vuole essere una chiara testimonianza che se le religioni possono essere tante, la FEDE è una sola. Ed essa conduce a vivere la vita in modo giusto indipendentemente dalla religione di appartenenza. Un abbraccio affettuoso.

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