2 SETTEMBRE… IL GIORNO DELLA MADONNA DI POLSI
In questo settembre ancora estivo, voglio ricordare i festeggiamenti che hanno luogo in molti centri della Calabria, in onore della Madonna della Montagna… a Reggio, a Taurianova, a Galatro e, innanzitutto, a Polsi.
Oggi, nel giorno in cui si ricorda la Madonna di Polsi, voglio scrivere dell’Aspromonte non come luogo di mafia, di omicidi, di paura, ma del millenario Convento basiliano, dei frati che per tanto tempo hanno portato l’immagine della Madonna sul petto, in una grande lastra di rame. Intorno a questo Convento, da secoli, comunità siciliane e calabresi si sono costruite case per ricoverare i loro cittadini nei giorni della festa: c’è una”Domus Siculorum”, come c’è una “Domus Locrensium”, e ne portano l’iscrizione.
Voglio descrivere la Madonna, scolpita nel tufo e colorata, con due occhi neri e fissi che guardano da tutte le parti… una Madonna che non ha nulla di dolce, ma d’imperioso, che nessuno può muoverla dalla sua nicchia senza che avvenga un terremoto, e per poterla portare in processione, poiché non c’è festa senza processione, se n’è fatta una copia, più leggera e non così bella: il culto per “questa” Madonna nacque in modo favoloso… c’è di mezzo un re, il conte Ruggiero, una caccia, levrieri, un miracolo. Andando a caccia sull’Aspromonte, il conte Ruggiero sentì i suoi levrieri gridare lontano. Accorse, trovò un bue inginocchiato che frugava col muso per terra. Fu rinvenuta, in quel luogo, una croce greca, nacque così il culto della Madre di Dio. Da allora i buoi e ogni animale hanno avuto, pertanto tempo, diritto d’ingresso fino ai piedi dell’altare, dove si prostravano sui ginocchi davanti.
Voglio anche scrivere dei vari pellegrinaggi a Polsi che si svolgono proprio in questi primi giorni del mese di settembre e di come, chi si reca, si può accorgere che la montagna fa tutto un anfiteatro intorno a quel luogo, i viottoli si disegnano chiari fra i boschi e i poggi nudi, gente in fila, per uno, come un rosario, arriva da ogni parte; e da tutte le parti, come da terrazze, valicata la catena dell’Aspromonte, si scopre in fondo alla valle del Convento, il campanile col suo cappello a cono, come se stesse in guardia.
Voglio scrivere come questa apparizione improvvisa strappa grida di gioia; da tutte le parti acclamano a questa vista, si agitano berretti, un tempo si scaricavano i fucili e le rivoltelle al grido di”Viva la Madonna della Montagna”… e, prendendo a man bassa da uno scritto di Corrado Alvaro tutto quanto sto riportando, come per strada, fino a non molti anni addietro, chi non era intento ad altro prendeva un sasso e lo portava fino alla croce dell’altura in vista del Convento, qui lo buttava in una mora di altri sassi, e in alcuni giorni si faceva un cumulo di materiale buono per la fabbrica del convento e degli ospizi dei pellegrini. Secondo Alvaro, per quella turba magna, non bastava né il Convento, né le case della comunità e ognuno si sceglieva il posto sotto i boschi.
Ognuno teneva bottega all’aperto, le bestie macellate appese agli alberi. C’erano i dolcieri della Sicilia, coi loro torroni dai colori sgargianti sui tavoli coperti di lino bianco, e i più famosi mendicanti… C’era quello che spiegava le gesta dei Paladini; c’era la frotta degli zingari, la sonnambula, i carabinieri. E si vedevano mille facce della Calabria. La chiesa è spalancata, la gente vi si pigia a poco per volta: presso l’altare i muti vogliono parlare, i ciechi vedere, gli infermi guarire. Le donne intorno dicono le parole più lusinghiere alla Madonna, perché si commuova. Arrivano gli animali infiocchettati che si donano per voto, e cadevano sulle ginocchia perché sembrava che capissero anche loro. Viene il mulo carico di grano e di vino…
Sul banco coperto di un lino, le donne buttano gli orecchini ed i braccialetti. La Vergine guarda sopra tutti, e i gioielli degli anni passati la coprono come un fulgido ricamo. Si sta là dentro come in una conchiglia piena del rombo della folla come d’un mare; la terra pestata dai balli che si intrecciano in ogni angolo della strada, su tutta la piazza, sotto una porta, sotto un albero, fa un rumore come se vi si gramolasse tutto il lino della terra, si macinasse tutto il grano. Nuove turbe arrivano di ora in ora, sparando e gridando in quella terra promessa.
Questo è quanto ho voluto scrivere ed approfondire in questo giorno dedicato alla Madonna, forse per dire che vale la pena alzare un pò lo sguardo verso l’alto, e rivolgere anche noi delle parole lusinghiere alla Madonna, perché si commuova e ci faccia vedere che la forza del Bene è di gran lunga superiore a quella del Male.