2006: 50° ANNIVERSARIO DELL’INCORONAZIONE, UN ANNO CON LA MADRE DEL REDENTORE

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Che senso ha, in una realtà come la nostra, riuscire a fare “festa” perché “nella Madonna il destino di ogni vita umana trova il suo inizio e il suo compimento…”. Fare “festa” perché “nella Madonna il contenuto di ogni condizione umana sviluppa e realizza il disegno di un Altro: non il disegno del proprio cuore, ma del cuore di Dio”. Ha senso fare festa perché questa è “la” Festa.

E’ vero che oggi la gente vuole divertirsi, chiede le sagre, la discoteca, mangiare, caos fino all’alba e musica da sfondare i timpani… Ed i più pensano che le feste, per avere la capacità di attrarre la gente devono avere nomi tipicamente mangerecci, esotici, intriganti, piccanti… Devono promettere tanto divertimento, altrimenti, si pensa, non ci va nessuno.

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Di contro, la “festa che abbiamo vissuto a Galatro, da un anno a questa parte, che in maniera molto significativa ed efficace è stata chiamata “Anno Mariano” è stata davvero una festa ricca di momenti di preghiera, incontri e testimonianze.

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La festa per l’Incoronazione della Madonna della Montagna non ha puntato ad attirare la gente solo con le cose che oggi, apparentemente, piacciono di più… Non si ha avuto paura a proporre come gesto quotidiano la recita del Rosario… Non si ha avuto paura a parlare chiaramente di Gesù Cristo perché secondo alcuni sarebbe stata una imposizione… E si è parlato di fede, soprattutto quella di Maria, in un momento in cui, non solo sui grandi organi di stampa, sembra proibito parlarne… E chi prova a parlarne deve essere messo in silenzio o, peggio ancora, ridicolizzato.

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Anche noi, abitanti di un piccolo paese di poche migliaia di anime non possiamo non rimanere stupiti guardando all’Essenziale che questa festa ha testimoniato: è stato tutto come duemila anni fa… Il cristianesimo accade così, inizia nel silenzio della vita quotidiana, poi capovolge la Storia, incendia i cuori, illumina il mondo.

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Anche al tempo di Augusto, in quella primavera dell’anno 747, a Roma, capitale dell’Impero, nessuno avrebbe mai degnato di attenzione una fanciulla ebrea di 16 anni che in un borgo oscuro della Galilea, Nazareth, aveva ricevuto una visita misteriosa e aveva coraggiosamente detto “sì” ad una maternità “impossibile”. Quella ragazzina, Maria, era considerata nulla, come tutte le donne del tempo… Eppure per secoli lei sarebbe stata detta “Beata”, per millenni sarebbe stata acclamata come “Regina”, amata come nessuna mai, rappresentata e cantata da centinaia di artisti, invocata da oceani di infelici come il loro dolce soccorso, chiamata da poveracci e re.

In quella piccola ragazza si è compiuto il miracolo più grande che potesse accadere, il più sconvolgente ed il più inspiegabile, per dirla con le parole di san Bernardo, così come sono riferite nel Paradiso di Dante:

Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,Digital StillCamera

umile ed alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio.

Tu sei Colei, che l’umana natura

Nobilitasti sì, che il suo Fattore

Non disdegnò di farsi sua fattura”.

A noi, di fronte a tutto questo, resta solo lo stupore… lo stupore e la bellezza dell’adesione totale alla volontà di Dio. E questo è il senso di queste “feste” e anche la ragione per la quale c’è da ritenere che proprio in questi momenti vi è “la” festa, quella vera che ha in cuore il desiderio che possa essere così per tutti: e anche se questo è stato possibile per una sola persona e magari solo per un minuto della sua vita, tutto lo sforzo fatto, tutte le spese sostenute, tutto l’impegno e la fatica messe in campo, sicuramente non sono andati persi…

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articolo pubblicato su l’Inquieto nel settembre del 2006

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