COINVOLTI GLI OCCHI, LA MENTE ED IL CUORE NELLE OPERE DI CARMELO LONGO
“Vie, scorci, panorami, personaggi del territorio”: questo il tema della terza edizione dell’Estemporanea di pittura, (ac[coglie)re]galatro, pensata, organizzata e realizzata dal gruppo “Testimoni di Unità”, che si è svolta a Galatro domenica 8 agosto. Come per le passate edizioni sono stati accolti tra le vie del paese gli artisti, provenienti da diverse paesi della Calabria che hanno riprodotto su tela, con la propria interpretazione personale, gli scorci caratteristici del nostro paese. Nelle loro manifestazioni più imprevedibili, questi momenti hanno la capacità di farci aprire gli occhi di fronte alla bella storia, passata e recente, del nostro paese e a quanto di grande vi è suo ambiente.
Gli artisti che hanno partecipato all’Estemporanea sono stati tutti bravi e hanno interpretato alla grande quello che il nostro territorio trasmette, ma penso che nessuno se ne avrà a male se, in questa occasione, fermo la mia attenzione sulle due opere che un carissimo amico (che conosco fin da quando siamo nati, che ho visto crescere negli anni, anche nelle sue espressioni artistiche) ha realizzato nella prima e nella terza edizione dell’Estemporanea galatrese.Mi riferisco a Carmelo Longo che almeno i galatresi conosciamo tutti perché vive e lavora a Galatro. Ha frequentato il liceo artistico Mattia Preti a Reggio Calabria e si è formato, artisticamente, gravitando gli ambienti culturali reggini. È stato allievo dei maestri Conzo e Guarna presso il liceo artistico di Reggio, ha partecipato a diverse mostre collettive dove le sue tele e le sue chine hanno riscosso ovunque lusinghieri consensi della critica.
Di fronte al tema dell’Estemporanea, che è stato lo stesso per tutte le tre edizioni, quest’anno Carmelo Longo ha inserito nella sua opera un elemento storico legato fortemente al nostro “piccolo borgo”: la presenza dei monaci nel territorio e nella storia di Galatro. Ha voluto rielaborare un episodio relativo ad un miracolo che San Francesco di Paola ha fatto a Galatro nel 1464, in località Celano, e che il prof. Umberto di Stilo ha mirabilmente descritto nel racconto “Il pane caldo di San Francesco”.
Nella prima edizione dell’Estemporanea, con l’immagine del fiume, del ponte e di Montebello ha messo in risalto un bambino sul ponte, con il suo pupazzo e valigia pronta per partire: quanta tenerezza e tristezza ha trasmesso, proprio in un momento in cui tanti nostri amici hanno pronte le valigie per andare via da Galatro. Quell’inserimento rappresenta chi è costretto a lasciare la propria terra, colto nell’attimo in cui è pronto per andare via, con una delicatezza cruda quanto reale, dove esplode la solitudine dei borghi della nostra terra, che vengono tristemente abbandonati per necessità. Rappresenta la dolorosa realtà di ogni giorno, con la costatazione che non basta la bellezza dei luoghi a trattenere la gente.
Ecco, da queste considerazioni scopriamo che la sua scelta di inserire un secondo elemento, storico o attuale, fa parte del significato che l’autore vuole dare alla sua opera: è un qualcosa istintivamente abbinato alle intenzioni espressive dell’artista. In pratica è la risposta alla domanda: “qual è il senso dell’opera? Cosa trasmette? Cosa vuole cogliere?”. Possiamo ben dire che è un aspetto che insieme alla tecnica (com’è fatto?) e al soggetto (cosa rappresenta?) completa la comprensione dell’opera (cosa comunica?). Questo tipo di inserimento di un elemento “apparentemente estraneo” al tema, non deve essere inteso come un codice segreto nascosto dentro l’opera, perché la sua essenza si manifesta attraverso una composizione del medesimo soggetto capace di comunicare “messaggi” diversi, e la comprensione di questi dati è un elemento di lettura indispensabile, la cui mancanza produce una relazione molto superficiale con l’opera d’arte, facendo perdere ogni rapporto autentico con il quadro: lo si guarda, si ammira, ma non lo si ascolta, non si capisce oltre ciò che vedono gli occhi. Mentre l’arte autentica, al contrario, esige un rapporto totale: una relazione che coinvolga occhi, mente e cuore, dove la visione, la comprensione e l’emozione, devono agire contemporaneamente.
E, sotto questo aspetto, con queste due opere, Carmelo Longo è stato davvero insuperabile!