DOMENICA 25 SETTEMBRE SI VOTA: COSA CI ASPETTA DIETRO L’ANGOLO?

Forse esiste qualcosa di più disgustoso della immoralità in politica, ed è il moralismo: per rendersi conto di questo, basta guardare chi sono i personaggi più assidui nell’impartire lezioni di “moralizzazione” della vita pubblica, e nel mettere sotto accusa questo o quell’esponente politico. Per questo, l’elettorato italiano che il 25 settembre si recherà alle urne, non deve cadere nell’illusione di pensare che per “cambiare pagina” basti sostituire la classe dirigente. Questa “illusione” che nel passato ha raccolto consensi entusiastici da parte di larghi strati dell’elettorato, oggi sicuramente non convincerà più nessuno, perché all’orizzonte di queste elezioni non si presenta alcun partito che non abbia le sue precise responsabilità nel pasticcio in cui il nostro Paese è andato a finire. Checché se ne dica, di innocenti non ce ne sono. Nessuno dunque dei partiti che si presentano alle prossime elezioni ha gli occhi innocenti e la coscienza candida, e chi vuol farlo credere specula con ipocrisia sulla speranza che il popolo italiano, così desideroso di forze politiche nuove e non compromesse, sia ancora disposto a dare comunque credito a chi si presenta con tale volto.

In queste elezioni ciò che più dovrebbe contare, non è l’illusione di cambiare pagina, ma riprendere quel lavoro politico, ormai assente da anni, che permetta di ricostruire il volto e l’unità del popolo italiano: questo è il contributo più importante che, in questo particolare momento storico, bisogna chiedere ai politici per l’avvenire di tutto il nostro Paese, perché da questo lavoro, più che dal voto, bisogna aspettarsi il rinnovamento ed il cambiamento del nostro sistema, ormai logoro e capace di creare solo nuovi problemi. Basta questo per far capire come il voto, ed i risultati, del 25 settembre rivestono una notevole e singolare importanza, per la tranquillità del futuro del nostro Paese; infatti la data delle prossime elezioni politiche va a cadere in un periodo molto critico e di grande confusione non solo per il popolo italiano. I punti di riferimento tradizionali sono venuti meno e i nuovi ancora non sono ben delineati. Stiamo vivendo un clima sociale e politico, che le elezioni hanno inevitabilmente esasperato, in cui sta prevalendo il problema dell’interpretazione, della narcisistica preoccupazione di “avere ragione a tutti i costi”. Bisogna constatare che ciò che viene lasciato fuori, dai discorsi e dalle preoccupazioni del dibattito elettorale che si è ormai da tempo sviluppato, è la realtà, i fatti, la concretezza delle situazioni che la gente si trova a vivere. E, sempre più di frequente la realtà è lasciata fuori proprio perché contraddice le teorie interpretative dei politici, i quali per salvare il proprio punto di vista, devono negare quello che della realtà emerge.

Così, anche in questa campagna elettorale, già da un pezzo si è capito che tutti hanno avuto solo la preoccupazione di tirare l’acqua al proprio mulino, avendo in testa e sapendo di parlare ad un elettore impaurito, insicuro di sé, senza grinta, che si preoccupa solo di guardare la televisione e cercare di tenere, con le unghie e con i denti, un livello di benessere che appare sempre più in pericolo, non soltanto a causa della guerra tra Russia e Ucraina (qualcuno sostiene tra America e Russia) che, nostro malgrado, ci vede coinvolti più di quanto possiamo lontanamente immaginare e temere. È troppo facile per chi si trova sul monte del proprio benessere, ignorare quelli che a valle sputano sangue per vivere. Il terreno di battaglia per questa tornata elettorale doveva essere la faccia dura della realtà, quella fatta di povertà, di violenza, di indifferenza, di soprusi, fatta dagli uomini che più di tutti sperano di realizzare il loro bisogno più essenziale. Invece, le parole che abbiamo sentito rimbombare in questi giorni, e questa è la cosa più triste, non hanno toccato neanche lontanamente la drammatica lotta degli uomini “semplici e poveri” (che anche se in tv non si vedono esistono!), per una vita più degna di essere vissuta. La guerra che ci sta piegando più dell’emergenza sanitaria è stata censurata su tutti i fronti: è stato evitato qualsiasi riferimento alle paure che abbiamo per le grosse incertezze che ci aspettato nel prossimo futuro.

E, detto in tutta semplicità, tutto questo dispiace…

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