GIOVANI INFELICI… SENZA ALCUN RISPETTO PER LA SCUOLA 

“Giovani infelici…”: così Pasolini definì le nuove generazioni. Famoso il passo della “poesia della tradizione”: “Oh sfortunata generazione / piangerai, ma di lacrime senza vita / perché forse non saprai neanche riandare / a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto /…”.

Terribile il giudizio, forse è più giusto dire spietato: “Ho osservato in questi ultimi anni, questi figli. Alla fine, il mio giudizio è di condanna. Hanno accettato la nuova forma del potere, il potere dei consumi, ultima delle rovine, rovina delle rovine. I figli che ci circondano sono tutti dei mostri, non hanno coraggio, né forse capacità di parlare, sono l’ambiguità fatta carne. Essi non hanno nessuna luce negli occhi, la stereotipia li rende infidi; non sanno sorridere o ridere, sanno solo ghignare o sghignazzare”.

Parole dure, taglienti che scavano ad un livello radicale: “I giovani che sono nati e si sono formati in questo periodo di falso progressismo e di falsa tolleranza, stanno pagando questa falsità (il cinismo del nuovo potere che ha distrutto tutto) nel modo più atroce. Eccoli qui, intorno a me, con un’ironia imbecille negli occhi, un’aria stupidamente sazia, un teppismo offensivo e afasico – quando non un dolore e un’apprensività quasi da educande, con cui vivono la reale intolleranza di questi anni di tolleranza”.

Pier Paolo Pasolini

Queste osservazioni di Pasolini, scritte più di venti anni fa, anche se di contenuto pertinente con la situazione di oggi, sono andato a “rispolverare” dopo aver letto quanto riportato sulla stampa nei giorni scorsi. Tre studenti tutti minorenni dell’Itc Carrarà di Lucca sono iscritti nel registro degli indagati dopo un atto di bullismo e di prepotenza nei confronti del loro professore di italiano e storia, un docente di 64 anni, ripreso mentre veniva minacciato e insultato in classe da uno di loro. Il video è diventato virale nella rete. Nell’individuare i tre indagati, polizia postale e Digos hanno proceduto d’ufficio e oggi il preside della scuola ha anche presentato formalmente una denuncia. L’ennesimo caso di bullismo a scuola nei confronti di un professore era scoppiato pochi giorni fa, quando i video con le minacce e le offese al docente dell’istituto tecnico di Lucca, 64 anni, erano finiti in rete, dopo aver fatto il giro delle chat su WhatsApp. Nel primo filmato il ragazzo intimava all’insegnate di “inginocchiarsi” e di mettergli la sufficienza: “Prof, mi metta sei e non mi faccia incazzare”, la frase ripetuta più volte. Stessa aula, stesso professore, stesse scene nei filmati diffusi  il giorno dopo. In cui si vede uno studente afferrare un casco integrale da motociclista, indossarlo, e mimare una testata.  Non una, non due. Ma diverse volte. L’alunno si avvicina ripetutamente al docente, gli sfiora il braccio. Lo sfida. In altre immagini un compagno prende possesso della cattedra e, con prepotenza, la occupa con i cestini per la raccolta della carta. Tutto avviene, sempre, tra le risate dei compagni di classe. I video erano stati poi acquisiti dalla polizia postale mentre il tribunale dei minori aveva aperto un fascicolo d’inchiesta.

Pasolini aveva ragione. Ma, di questo passo, per quanto tempo ancora potremo andare avanti? E dove andremo a finire?…

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