A PIEDE LIBERO…

processoHo scritto nei mesi scorsi, a presentazione della rubrica “Osservatorio” su questa mia pagina web, come ho voluto privilegiare, e “ricercare”, dei fatti che, in particolari momenti, hanno destato interesse e curiosità, pur nella loro “semplice drammaticità”. Come scriveva Giampaolo Pansa: “non m’interessa il cane che morde l’uomo, e fa dunque il suo lavoro normale. M’interessa, piuttosto, l’uomo che morde il cane”.

A piede libero” l’ho scritto su Proposte nel maggio del 1995, con l’intento di far vedere come spesso la realtà supera la fantasia. Una cosa del genere “nemmeno Eduardo, nemmeno Totò: è una scena fuori dal tempo…”. Troppo bella…!

A PIEDE LIBERO…

piedelibero1Quando la realtà supera la fantasia… Ho letto da qualche parte che Eduardo De Filippo era un assiduo frequentatore delle aule giudiziarie napoletane: tra le varie vicissitudini delle “umane vicende”, trovava lo spunto per i suoi scritti. Chissà cosa avrebbe potuto realizzare dalla vicenda riportata di seguito: “Si presenti a piede libero. E lui arriva a Palazzo di giustizia come l’hanno voluto i giudici: a piede libero, anzi liberissimo, praticamente scalzo. Siamo ai confini della realtà. In quel grande bazar che è il Tribunale di Napoli credevano di averle viste tutte, invece mancava questa. Gennarino Quarto, 44 anni, è imputato di concorso in rapina nel processo che si sta svolgendo davanti ai giudici della quarta sezione penale. Quando si presenta all’entrata, gli agenti del servizio d’ordine lo bloccano subito con decisione. Gennaro non capisce bene, teme d’essere stato condannato in anticipo, così, su due piedi. Difatti i poliziotti lo fissano proprio lì, ai suoi quarantatré pianta larga che esibisce senza eccessivi imbarazzi. ‘Scusi dove crede d’essere, sulla spiaggia di Ischia?’.

Nemmeno Eduardo, nemmeno Totò: è una scena fuori dal tempo. Gennaro si guarda in basso e realizza. E s’indigna anche un pò: ‘Mi hanno detto di presentarmi a piede libero, chiedetelo ai giudici’. Neppure lui ha tutti i torti: se la burocrazia imparasse a parlare come mangia, sarebbe bastato dirgli ‘niente manette’ e lui avrebbe certamente capito. Gli agenti non sanno bene che fare, alla scuola di polizia questa non l’hanno studiata. Decidono di portare la questione sul tavopiedelibero3lo del Presidente del Tribunale, che deve giudicare l’imputato scalzo. Ovvio che neppure lui abbia mai studiato situazioni simili, non esiste giurisprudenza al riguardo. Per fortuna Gennaro offre la più completa collaborazione (se uno più uno fa due, chiederà uno sconto di pena in quanto collaboratore di giustizia). Non solo. Si pente subito e torna a casa per mettersi qualcosa ai piedi. Quando si ripresenta ha solo le ciabatte, ma non è il caso di pretendere tutto e subito: anche gli avvocati e i giudici hanno impiegato del tempo per capire alla perfezione le nuove norme di procedura penale… Per fare piena luce sul soggetto, il Tribunale ordina una bella perizia psichiatrica. C’è da giurare che Gennaro la subirà con la solita obbedienza. Si chiederà soltanto perché la perizia non la facciano anche a quei strampalati dei giudici: prima ti convocano a piedi nudi e poi ti danno del matto“.

 

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