GRAZIE PRESIDENTE COSSIGA

Esattamente sette anni addietro, il 17 agosto del 2010, è morto all’età di 82 anni il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, stroncato da una crisi cardiocircolatoria: un personaggio che ha contraddistinto la storia del nostro Paese con una vita dedicata alla politica e all’impegno.

Il suo settennato ha lasciato un segno importante per la nostra Repubblica anche se, per le sue feroci stoccate, venne soprannominato “il picconatore”.

Ricordo che, proprio nel momento della morte, l’ho ricordato scrivendo: “Grazie Presidente Cossiga… Grazie Presidente perché non si è arreso alla Partitocrazia… perché criticare i giudici che sbagliano adesso non è reato… perché dissentire dai  “nuovi pontefici” della sinistra è possibile… perché rifiutarsi di emanare una legge sbagliata è stato reso un dovere… perché s’è preso del matto, del golpista, dello stragista, esternando, litigando, “picconando”, per evitare che restassero in piedi “i Muri” crollati nel resto del mondo… grazie perché dopo di Lei il Presidente della Repubblica non sarà solo una figura istituzionale vuota e senza significato alcuno… grazie perché dopo di Lei, il Presidente della Repubblica, speriamo!, non sarà ridotto ad un semplice notaio che accomoda gli atti di coloro che l’hanno eletto… E grazie ancora per averci ricordato, con le lacrime agli occhi, nel suo messaggio di dimissioni dalla carica di Presidente della Repubblica, che il nostro “è un Paese di grande cultura, di grande storia, di immense energie morali, civili, religiose e materiali. Si tratta solo di non disperderle e saperle mettere assieme per il bene del Paese”.

Allora, tutti hanno parlato e straparlato della crisi della Repubblica, della necessità delle riforme istituzionali. Ne ha parlato Bobbio (è stato lui che ha parlato del tramonto della prima Repubblica), ne ha parlato Occhetto, i giovani del Pds e non solo del Pds… Ma quando ne ha parlato Cossiga gli hanno dato del gollista, e anche dello stragista, del piduista e, perché no!, anche del terrorista…!

Ma chi erano quelli che attaccavano Cossiga? Non certo la “gente comune”, che anzi si riconosceva pienamente in tutte le esternazioni del Presidente, ma una lobby politico-finanziaria che coinvolgeva trasversalmente più partiti, sia di maggioranza che di opposizione, e voleva conservare una egemonia pseudo-culturale sull’amministrazione della giustizia, sui poteri del Parlamento, sulle Forze armate, utilizzando questa egemonia anche come strumento di lotta politica. E, caso strano, proprio questa lobby che, a parole (non solo dal ’68 in poi…!) sembrava quella che doveva cambiare questo “regime”, ha fatto di tutto per difenderlo con i denti… con tutti i privilegi connessi…!

Infatti, era proprio, e solamente, la gente comune che sentiva questa struttura di potere, vergognosamente partitocratica, ormai morta, perché era una struttura oligarchica che ormai aveva perso la faccia, e della quale, è onesto dirlo, ne ha fatto parte anche Cossiga, fino a quando è piaciuto al direttore di Repubblica, al Presidente della Fiat, al Presidente del Consiglio, ecc. ecc.

Per questo in tanti auspicavamo che Cossiga, fino all’ultimo giorno del suo mandato non smettesse di esternare e di offrire argomenti di discussione e cambiamento, con le sue salutari “picconate” che nella loro follia hanno rotto diverse catene. Anche se non avesse altri meriti, questa difesa del sistema democratico, basterebbe a far di lui un grande Presidente, anche se la Storia, forse, lo ricorderà solo per le sue “follie”!

Mi ha fatto piacere leggere sulla stampa, di come Cossiga non si è mai nascosto né ha indietreggiato di fronte a niente, soprattutto quando i suoi detrattori scrivevano col “K” il suo cognome sui muri. Un lottatore che, tra alti e bassi, non si è lasciato sopraffare né dal tumore né dal mal di vivere.

Quando le ferite dell’anima sono state troppe, ha ceduto e si è ritirato, forse schifato dallo spettacolo offerto da una politica che lui, finché ha potuto, s’è sforzato di mantenere sul proscenio con dignità, schifato come lui stesso ha raccontato nel suo libro intervista a Piero Testoni: “Dopo essermi dimesso da capo dello Stato, ero a Tolosa da mio figlio quando alla televisione trasmisero i funerali di Giovanni Falcone. Io sono persona molto forte di stomaco, ma quando vidi accanto alla sua bara alcuni personaggi, magistrati e non magistrati, ebbi una così forte crisi di nausea che mi recai in bagno a vomitare…”.

E, proprio nei giorni di maggior tumulto, mentre ovunque si posava lo sguardo si coglievano i sintomi di disfacimento, il presidente emerito ci ha rifilato le picconate più tremende: il ricovero e l’estrema unzione, con i quali ci ha dato la sveglia. Come usano certi frati, ci ha detto: “Memento mori”. Poveri voi, che vi affannate per nulla, senza rendervi conto di fare solo danni: ricordate che dovete morire. Non sprecate fiato ed energie. Non serve.

Grazie Presidente Cossiga… riposi in pace!

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