LA PRIMAVERA, LE RONDINI… I RICORDI DI SCUOLA

2008

Sandro Botticelli, La Primavera, 1478 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

Sandro Botticelli, La Primavera, 1478 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

Ricordo che uno dei miei primi articoli (sembra ieri… ma sono passati più di trenta anni!), è stato un omaggio alla primavera: in un momento in cui, a quanto sembra, nessuno si stupisce, o nemmeno si accorge, del mutar delle stagioni, io ho voluto scrivere del tempo che passa, delle stagioni e delle cose della vita dimenticate… dello sbocciare dei fiori e dell’allegro e spensierato svolazzare delle rondini… degli amori, che in questo periodo, con maggior vigore, sbocciano e fioriscono.
Le rondini… ricordo che, da bambino, quando comparivano mi mettevano allegria perché annunciavano il caldo, le belle e serene giornate e, soprattutto, ci dicevano che di lì a poco l’anno scolastico sarebbe finito e incominciavano le tanto attese vacanze.
Ancora oggi le rondini annunciano che è arrivata una nuova stagione e, anche se sembra che la vita oggi non conosce più le stagioni, mi portano a scrivere di quello che ognuno di noi porta dentro di sé: le sensazioni, i ricordi, i racconti dei nonni o dei poeti, le cose belle per cui vale la pena ricordare i momenti più significativi e belli della vita.
Chissà perché nei racconti della mia infanzia c’erano sempre le rondini: con la fantasia si immaginavano le madri che lasciavano i loro piccoli nel nido per andare a cercare il cibo lontano. Poi tornavano e dal loro becco lo facevano passare direttamente nelle gole dei propri piccini. Scoprivamo così, fin da bambini, quanto grande fosse l’amore di una madre… in fondo anche una rondine ci aiutava a capire che cosa fosse l’amore, quanto importante fosse la famiglia e quanto fosse bello stare uniti…

La mia classe di quinta elementare nell'anno scolastico 1966-67 col maestro Rocco Di Matteo

La mia classe di quinta elementare nell’anno scolastico 1966-67 col maestro Rocco Di Matteo

Eravamo appena alle elementari quando scoprimmo il Pascoli: a scuola ci facevano studiare a memoria quella poesia che diceva: “Ritornava una rondine al tetto / l’uccisero cadde tra spine: / ella aveva nel becco un insetto / la cena de’ suoi rondinini…”.
Un brivido, fin d’allora, mi percorreva la schiena quando il maestro ci leggeva quei versi: la mente andava a quei rondinini impauriti, che nella nostra immaginazione venivano personificati attraverso il volto degli amici a noi cari.
E adesso?… adesso un brivido ancora mi percorre quando, soprattutto in primavera, mi vengono in mente gli altri versi del Pascoli, quelli che ci richiamano alla Primavera e ci fanno notare come, solo in questa stagione “c’è qualcosa di nuovo nel sole, anzi d’antico…e sento che sono intorno nate le viole…”.
E si punta magari lo sguardo in alto, non solo per scoprire, almeno con la fantasia, qualche aquilone che vola in alto in un cielo limpido ed azzurro, ma per sentire le voci che dall’infanzia si presentano con una certa “normale familiarità”: “Chi strilla?… Sono le voci della camerata mia; le conosco tutte all’improvviso, una dolce, una acuta, una velata… A uno a uno tutti vi ravviso, o miei compagni!”.

Rocco Di Matteo e la sig.ra Teresa

Rocco Di Matteo e la sig.ra Teresa

Anche io li ricordo tutti, e più di una volta ne risento le voci, con un sentimento di commozione che riscalda anche le giornate più tristi: Giacomo, Salvatore, Giovanni, Pasquale, Nicola, Maria, Stella, Italia, Pina, Antonia, Nunziata, Biagio … tutti, nessuno escluso, compreso il mio maestro Rocco Di Matteo, per il quale la Primavera di quell’anno che mi ebbe come alunno, è stato il periodo propizio, sicuramente a lui più propizio, per l’amore.
Non vorrei, dopo aver citato Pascoli, sembrare un pò DeAmicis, ma nessuno può negare che, contrariamente ad altre stagioni, con la Primavera inizia un periodo che non conosce uguali in umori, desideri… amori che sbocciano.

Rondini

Rondini

E, sicuramente, l’amore del mio maestro verso la sua gentile signora Teresa, è sbocciato in quella Primavera, visto che tra i miei ricordi più cari conservo ancora una bella poesia che, un giorno, in una busta anonima, è stata fatta pervenire alla nostra classe.
Ricordo il volto raggiante del maestro, ma ricordo ancora la bellezza e la dolcezza di quei versi… molto eloquenti. Il titolo era: “Arrivo a Galatro”, il resto lo riporto integralmente, anche perché non riesco ad interpretarlo… è abbastanza chiaro senza l’aggiunta di alcun commento:

Le trepide rondinelle
Felici di tornare,
hanno spiccato il volo,
dopo breve titubare
verso un paese a valle.

Una rondine giunse,
esplorando si fermò,
quindi chiamò le altre:
“Galatro” disse,
“e non andremo oltre”.

La Primavera

La Primavera

Ho voluto addentrarmi nel labirinto dei miei ricordi, peraltro belli e molto significativi, per poter dire “cultura” parlando della nuova stagione, delle rondini, degli amori primaverili, dei miei ricordi di scuola… provare a dialogare sul fatto che, anche dentro la semplicità e ripetitività delle nostre giornate, desideriamo ben altro che aspettare la promozione o lo scudetto per la nostra squadra del cuore e, per il resto, aspettare che la vita ci passi addosso così come viene.

La Primavera

La Primavera

Solo a partire da questo si può trovare il coraggio di parlare, di ricordare la storia ed i volti cari che abbiamo dietro le spalle e sentirci ancora vivi; altrimenti, un minimo di lealtà a noi stessi imporrebbe di tacere e riconoscere con Cesare Pavese che “non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara che l’inutilità… La lentezza dell’ora è spietata per chi non aspetta più nulla”.
Ma… per come ho anche scritto tanti anni fa, preferisco fermarmi al profumo ed ai ricordi della nuova stagione e non vado più avanti… rischierei di entrare, e perdermi, in un altro argomento, quando è già troppo bella, ed importante, questa storia.

 

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