LIBERACI DA FRATELLO TERREMOTO E SORELLA MORTE
La terra sussulta ancora. È accaduto ancora stamattina, poco dopo le tre e mezza, in buona parte delle Regioni del Centro Italia…
“La situazione è terribile, è peggio di Onna”, ha detto il vescovo di Ascoli, monsignor Giovanni D’Ercole, che è arrivato pochi minuti dopo la prima scossa… “temo ci siano diversi morti, persone che non rispondono sotto le macerie”. Il presule ha benedetto la casa sotto la quale ci sono due ragazzi che non rispondono. “Ci siamo già attivati con la Caritas per far arrivare subito gli aiuti”, ha aggiunto. “Era un pianto, ha raccontato il vescovo, ho visto buio e sentito le grida della gente. E poi scosse di terremoto. Solo con le luci dell’alba ho potuto rendermi conto che il paese era stato raso al suolo. Un bombardamento ha distrutto completamente il paese”. Ancora molto difficile fare la conta dei morti e dei feriti dice mons. D’Ercole: “È troppo presto. Sto andando proprio adesso ad Ascoli, per vedere come organizzare l’arrivo dei morti. Adesso sono ancora nel paese. Li hanno messi da una parte e uno per volta li porteranno ad Ascoli. Sarà sicuramente il momento più triste”.
Di fronte allo sgomento per questi fatti e alla morte casuale e ingiusta che portano con sé, viene la tentazione di pensare alla terra come a una specie di madre-matrigna. Una madre cattiva. Mentre invece la terra è nostra sorella. È una povera creatura come noi, ha delle imperfezioni, delle fratture, dei sussulti. Ha dentro qualcosa che la rende imperfetta, come siamo imperfetti noi. Ma in queste ore ci sembrano più fratelli quei morti sommersi dalle macerie e come Giobbe ci arrendiamo. Ma per favore adesso un pò di misericordia. La forza distruttrice della natura si è riversata addosso all’Italia, e proprio nel suo centro geografico… ma soprattutto ha investito il destino singolo, irrepetibile delle persone che sono morte. E poi intorno, a cerchi concentrici d’intensità calante, centinaia di migliaia di persone che hanno perso tutto, e infine noi che ci siamo sentiti prendere per i piedi da quella terra che un istante prima accarezzavamo, e che invece è una bestia feroce quando si sveglia. Ma che cosa abbiamo fatto a questa nostra terra?
Quando accadono queste cose siamo improvvisamente sbattuti di fronte a quello che non possiamo mutare. Il terremoto mette la nostra faccia davanti alla casualità. Alcuni perdono la vita per la caduta casuale di una pietra. Mentre questo accade, altri, senza un apparente perché, si salvano. Casualmente incontriamo la persona che amiamo, casualmente ci troviamo a vivere in una città piuttosto che in un’altra… Siamo davvero quest’ombra che si dissolve in un istante. Noi e tutte le bellezze che il genio umano crea nei secoli. Un secondo, al massimo dieci, e non solo noi, ma l’eternità dell’arte si fa polvere… Ah sì, lo sappiamo che ogni dieci quindici anni, in Italia dobbiamo fare i conti con un sisma devastatore… ma ogni volta sembra la prima. Basta un istante per capovolgere il destino.
I terremoti ristabiliscono in un momento questa memoria collettiva. Ci sintonizzano tutti quanti sulla lunghezza d’onda delle domande di sempre, quelle sul significato del nostro affannarsi quotidiano, sul perché del dolore innocente… Le tragedie che capitano nella vita di ciascuno, e costellano la storia di tutte le famiglie, ci fanno sentire soli, incompresi dagli altri. Un lutto improvviso, la percezione della fine ci assale come un groppo e non se ne accorge nessuno, mentre le città girano come se niente fosse e tutto sembra sordo alla nostra angoscia. Ormai i funerali metropolitani sono privatissimi, la gente se ne frega, c’ha da lavorare. Ma quando la tragedia si allarga a un popolo ecco che la solitudine è come se si sciogliesse nelle lacrime di una sola famiglia, ci pare di essere tornati un popolo, con un solo scopo, ci viene in mente che siamo stati stupidi a farci del male: la terra che ha tremato ci univa tutti, perché sbranarci? E’ così, il terremoto ha la forza immane della natura e coinvolge l’intero popolo che si sente privato del suo perno, sbattuto nel vuoto, in balia di mani mostruosamente grandi.
Per un giorno, forse due giorni, siamo una sola famiglia, ci vogliamo bene, capiamo di più le cose, misuriamo il vero peso del denaro, ci assale l’idea che abbiamo trascurato la semplicità delle cose semplici e vere, quelle che ci mettono nel cuore una speranza che non viene meno neanche di fronte al più grande dei terremoti. Non la speranza di una vita senza problemi: piuttosto quella che viene da una croce, annuncio di resurrezione, significato misterioso di un dolore altrimenti destinato a rimanere senza senso.
Sta in quella croce, per tutti, la vera forza di ricominciare.