A NATALE… SCOPRIRE DI ESSERE ATTESI

 

L’HO SCRITTO PER NATALE…  (6)

presepe-638x425Anche questo Natale, sicuramente, passerà con le antiche parole: “Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”. Infatti, come non riconoscere che, ormai da troppo tempo, il Natale sembra, sempre più, una faccenda lontana, anzi lontanissima, dalla vita di tutti i giorni… una festa che scivola via come le altre e dalla quale, ormai, non si attende più nulla… Più di una volta ho provato a domandarmi: “Ma che cos’è il Santo Natale per la gente?”. E, volutamente, ho cercato di lasciare da parte le varie “caricature” commerciali e consumistiche che lo “avvolgono”, soprattutto in questo periodo. E poi, non c’è buon parroco, nei nostri paesi sempre più secolarizzati, che non si senta in dovere di denunciarne la superficialità e la vuotezza. A stare davanti alla televisione, in queste sere, rimbalza in tutta evidenza come oggi ci troviamo in pieno paganesimo, con una concezione dello stesso Natale che ci porta agli antipodi del cristianesimo. Ed i non credenti, non si avvicineranno al Mistero del Natale, per qualche noioso sermone anti consumista. Anzi, se vogliamo essere proprio franchi, i sermoni non li ascolta più nessuno, quindi inutile insistere più di tanto.

a_christmas_carol_film_2009-e1479291334969Il Natale è la festa dell’attesa e l’attesa non è uguale per tutti. Questo sembra voler dire Dino Buzzati nel passo che mi piace riportare come personale riflessione natalizia: “In qualche lontana città che non conosci e dove forse non ti accadrà di andare mai, c’è uno che ti aspetta… là dove si nascondono gli ultimi segreti della vita, giorno e notte resta aperta per te la porta del suo palazzo favoloso… Tu stenti qui la vita, vai vestito di grigio, perdi già i capelli, i conti alla metà del mese sono penosi. Sei uno dei tanti. Di anno in anno ambizioni e speranze si rattrappiscono. Quando incontri le belle donne, non hai più neanche il coraggio di fissarle. Ma laggiù, nella città di cui ignori il nome, un potente signore ti aspetta per toglierti ogni pena: per liberarti dalla fatica, dall’odio, dagli spaventi della notte… In qualche lontana terra, ma potrebbe darsi invece che sia molto più vicino. Forse il signore potente ti aspetta in una delle nostre città che tu conosci. Ma forse potrebbe essere più vicino ancora, a non più di cento chilometri, in una cittadina di provincia. Ci sono qui delle piazzette fuori mano dove i camion non passano: e ai lati sorgono certe anziane case piene di dignità con festoni di rampicanti… lutto (3)Ma può essere anche molto più vicino, veramente a due passi, tra le mura della tua stessa casa. Sulla scala, al terzo piano, hai mai notato, a destra del pianerottolo, quella porta senza campanello né etichetta? Qui forse, per agevolarti al massimo, ti attende colui che vorrebbe renderti felice: ma non ti può avvertire. Perciò prova, la prossima volta che ci passi davanti, prova a spingere l’uscio senza nome. Vedrai come cede. Dolcemente ruoterà sui cardini, un impulso irragionevole ti indurrà ad entrare, resterai sbalordito… Ma tu non provi ad aprire, indifferente ci passi davanti, su e giù per le scale mattina e sera, estate ed inverno, quest’anno e l’anno prossimo, trascurando l’occasione… Tra le mura della tua stessa casa. Ma come escludere che sia ancora più vicino colui che ti vuole bene? Mentre tu leggi queste righe egli forse è di là dalla porta, bada, nella stanza accanto; se ne sta quieto ad aspettarti, non parla, non tossisce, non si muove, non fa nulla per richiamare l’attenzione. A te scoprirlo. Ma tu, uomo, non ti alzi nemmeno, non apri la porta, non accendi la luce, non guardi. Oppure, se vai, non lo vedi. Egli siede in un angolo, tenendo nella destra un piccolo scettro di cristallo, e ti sorride. Però tu non lo vedi. Deluso, spegni, sbatti la porta, torni di là, scuoti il capo infastidito da queste nostre assurde insinuazioni: fra poco avrai dimenticato tutto. E così sprechi la vita”.

20151225_233937Non si può dimenticare tutto, non si può sprecare la vita e non si può ridurre il Natale soltanto all’attesa di qualche regalo in più, qualche serata a giocare a carte, tombola, ecc.: “Ogni tanto mi capitava di ascoltare una conversazione. ‘Ci tocca anche quest’anno – diceva una signora amareggiata sul volto -, giuro che è l’ultima volta, l’anno prossimo partiamo il 23 e tanti saluti a tutti’. Sembrava che invece di una festa si stesse per abbattere una catastrofe naturale! Si ‘devono’ comprare i regali per quella noiosa della suocera, per quel nipotino che si conosce appena, per la cognata che si vede sempre e non si sopporta; invece di esserci gioia c’è un grande senso di costrizione. La festa del Natale, insomma, avendo perduto per i più il senso religioso, si è trasformata in una specie di piccolo inferno, una guerriglia di malumori familiari che si trascina ben più il là dell’Epifania“.

Con queste parole, terribili ma profondamente vere, qualche anno addietro, Susanna Tamaro raccontava l’umore di fondo che pervade questo periodo natalizio. Tutti sono scontenti di tutto… ci si lamenta del Natale e lamentandosi si corre a fare i regali, si comprano in fretta oggetti per lo più inutili e a volte anche costosi, oggetti che molto probabilmente diranno a chi li riceverà, soltanto questo: che la convenzione è stata docilmente rispettata. E sotto questa luce, la rispettata convenzione ha il sapore di una limitazione della libertà: infatti oggi viviamo in un tempo in cui sembra che nessuna “affermazione di libertà” sia possibile: per secoli la vita degli uomini è stata avvolta da filosofie e da letture ideologiche che hanno avuto proprio come esito tragico l’impossibilità di pensare all’esistenza come “avventura di libertà”.

.

.

Non a caso, il termine “libertà” è uno di quelli su cui regna la massima confusione. Invece che libertà, intesa come energia originaria per aderire meglio alla realtà che ci sta attorno, si contrabbanda un’idea di libertà concepita, nel migliore dei casi, come “sogno” o come utopia che si realizza solo in modo tanto effimero da lasciare in bocca un terribile sapore amaro. Infatti pur se il termine libertà è sulla bocca di tutti, nel viso di pochi si nota qualcosa che non sia espressione del risentimento e della tristezza. Nelle aule di scuole sconosciute o nel caos di luoghi dove non si smette di lavorare neanche nel giorno di Natale, l’annuncio di libertà accade perché Dio, nel suo Mistero, mostra di non avere niente di più caro da dare agli uomini, se non quella libertà che fa capire “alla ragione che è possibile che accada qualcosa che neanche la ragione immagina“.

babbo_natale_ospedaleC’è bisogno della certezza che “quel” fatto accaduto 2000 anni fa, continua ancora oggi ad accadere, per questo, come ho avuto modo di leggere, nei giorni scorsi, su un noto quotidiano, c’è bisogno di “allungare la vista sui paesaggi dell’anima”: “Caro direttore, due uomini, entrambi gravemente ammalati, occupavano la stessa stanza d’Ospedale. Uno dei due doveva sedersi sul letto un’ora al giorno per respirare meglio. Il suo letto si trovava di fianco all’unica finestra nella stanza. I due compagni si parlavano per ore. Parlavano delle loro famiglie, descrivendo le loro case, il loro lavoro, le loro esperienze. Ed ogni pomeriggio, quando l’uomo nel letto vicino alla finestra si poteva sedere, questi passava il tempo a descrivere al suo compagno di stanza tutto quello che vedeva fuori. L’uomo cominciò a vivere nient’altro che per questi periodi di un’ora durante i quali il suo mondo si apriva ai colori della vita. Dalla camera, la vista dava su di un parco con un bel lago; le anatre e i cigni giocavano nell’acqua, mentre i bambini facevano navigare i propri battelli in miniatura; i fiori erano coloratissimi e gli alberi stupendi. Mentre l’uomo alla finestra descriveva tutti questi dettagli, l’altro chiudeva gli occhi e si immaginava le scene pittoresche. I giorni e le settimane passarono. Una mattina, all’ora del bagno, l’infermiera trovò il corpo esamine dell’uomo vicino alla finestra, morto nel sonno. Per qualche giorno quel letto rimase vuoto, finché l’altro uomo volle, molto rattristato per la morte dell’amico, essere trasferito vicino alla finestra. penitenziaria_nataleFinalmente avrebbe avuto la gioia di vedere lui stesso quanto il suo amico gli aveva descritto. Si allungò per girarsi lentamente verso la finestra vicina al letto… e tutto ciò che vide fu un muro! L’uomo domandò all’infermiera perché il suo compagno di stanza gli avesse descritto tutt’altro. L’infermiera rispose che quell’uomo era cieco e che non poteva nemmeno vedere il muro! “Forse ha solamente voluto incoraggiarvi”, commentò. Vi è una felicità straordinaria nel rendere felici gli altri, a discapito delle nostre proprie sofferenze. La pena condivisa riduce a metà il dolore, ma la felicità, una volta condivisa, si ritrova raddoppiata. L’oggi è un regalo, ed è per questo che lo si chiama presente”.

Penso che il Natale non viene solo per mangiare il panettone, per giocare a carte o per esaurirci alla ricerca di regali inutili per chi li fa, tanto per chi li riceve. Il Natale “riaccade”, sempre allo stesso modo da più di duemila anni, per darci una scossa, a non sprecare la nostra vita, a non dimenticarci, soprattutto, di tutte quelle piccole cose che rendono la vita bella e degna di essere vissuta, e per permetterci di aprire gli occhi e avere la possibilità di godere della bellezza che abbiamo intorno.

.

 

Potrebbero interessarti anche...

Commenta: