PASQUA… PASSAGGIO ALLA VERITA’

L’HO SCRITTO PER PASQUA…  (6)

Di questo ci parlerai un’altra volta…”, risposero ironici gli intellettuali di Atene, sulla collina di Ares, a San Paolo che raccontava del Cristo risorto. Eppure quella era gente che dedicava tutto il suo tempo a parlare di qualcosa, oppure ad ascoltare qualche novità: credevano a tutte le divinità e, per non recare offesa a qualche divinità ignota, avevano innalzato anche un altare sul quale campeggiava l’iscrizione: “Al Dio sconosciuto”.

Così come per i saggi dell’Aeropago di Atene, ogni epoca, compresa la nostra, conosce il sorriso di scherno degli intellettuali di Ares, e guarda con sufficienza gli “ingenui” che sognano la libertà di una vita più bella e più vera.

Anche nelle nostre piccole realtà, non è necessario andare lontano per cercare il nuovo Aeropago di oggi, ce ne sono tanti, grandi e piccoli, a cominciare dall’Ares “politico”: nell’ordine di valori stabilito dal potere, il metro “politico” continua a rappresentare il criterio in base al quale viene misurata la vita.

In ultima analisi, si cerca di far passare la convinzione che solo ciò che è politico è reale: dunque è reale solo chi ha il potere e reali sono i “sudditi”, non in quanto uomini, ma perché visti come strumenti e, spesso, come vittime dello stesso potere che li dovrebbe tutelare.

Ogni anno, con i riti  della settimana santa, la Chiesa ci offre una grande occasione per “rivedere” lo scontro, inevitabile e ogni giorno più drammatico, tra la menzogna del potere e la vita vissuta nella verità.
La situazione appare in tutta la sua chiarezza, nello scontro che si creò fra Cristo e Ponzio Pilato: al “politico” cui interessava solamente verificare se l’accusato che gli stava davanti fosse o no da considerarsi suo “avversario” (“Dunque tu sei re?…”, chiede Pilato), Cristo risponde rivelandogli tutta la realtà del suo essere “venuto al mondo per rendere testimonianza alle verità”. Al che Pilato, sicuramente disorientato, ribatte con una frase che rimbalzerà nei secoli: “Cos’è la verità?”.

Nella domanda di Pilato, come del “politico”, vi è un senso ambivalente, quasi a significare: “cosa c’entra qui, adesso, la verità? Mi interessa altro, questa faccenda non mi riguarda”. E può anche voler dire: “la questione è teorica, astratta, non è reale”.

Nell’una e nell’altra versione Pilato pronuncia sulla verità una sentenza che resterà, per tutta la durata della storia, il paradigma definitivo, e irrevocabile, dell’atteggiamento politico di fronte al manifestarsi di un ordine di valori che trascende la dimensione politica.

Ma nell’uno e nell’altro caso, Pilato commette un errore “politico” di eccezionale gravità: Pilato è stato così astratto, da non riuscire ad avere, di fronte a Cristo, altro criterio che quello politico, né altra determinazione che quella del potere e questa astrazione lo portò a commettere l’orrendo delitto. Qualcuno potrebbe giustificare Pilato attribuendogli la qualità di “pessimo politico”.

Ma la situazione Cristo-Pilato, anche se a distanza di 2000 anni, si ripete ancora oggi, secondo lo stesso archetipo conflitto di verità e menzogna: ovunque nel mondo gli uomini del potere si scontrano in un conflitto sempre più violento con gli uomini della verità.

La lotta per il diritto alla vita nella verità, e per la conquista di spazi per fatti di vita vera, è diventata oggi la lotta decisiva per la sopravvivenza e, spesso, per la resurrezione dell’uomo.

La menzogna non ha altro mezzo per imporsi che il sopruso, la violenza, la delazione, la vendetta… cioè per imporsi, la menzogna deve operare una manipolazione della realtà…. e quindi della verità!

Da noi, oggi, in tutti quegli ambiti dove “il potere” copre la sua pretesa totalitaria con sempre più scaltre apparenze di rispetto, può sembrare che l’alternativa verità-menzogna non imponga scelte radicali: può trattarsi di un errore di prospettiva, perché mai nella storia del passato e nel presente della politica s’è intravisto che il rispetto per la vita reale dell’uomo non sia stato formale…Occorre che la voce dei “senza potere” si faccia così potente da ricondurre “il potere” dentro i confini che la verità gli assegna.

Solo questa può essere la strada per uscire dalla gravissima crisi che attanaglia la nostra realtà e rischia di sgretolarne i fondamenti morali e culturali.

La Pasqua, presso gli Ebrei, rappresentava la solennità con cui si celebrava la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto: il nome viene dalla tradizione biblica e sta per “passare oltre…”. Ecco, anche oggi c’è bisogno di “passare oltre”… oltre la menzogna, la schiavitù, la degenerazione…Nel rispetto della verità e della dignità di ogni uomo, contro ogni menzogna che, giornalmente, lo crocifigge.

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