IN RICORDO DI MONS. LUCIANO BUX

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Mons. Luciano Bux era nato a Bari il 29 giugno del 1936… se fosse ancora in vita, oggi avrebbe compiuto 80 anni. Negli ultimi anni della sua permanenza a Palmi passavo spesso a salutarlo, anche un semplice sguardo ed un sorriso… In più occasioni mi ha regalato qualche suo scritto e, sapendo che scrivevo articoli, mi ha chiesto da leggere anche qualcosa di mio. Gli ho dato diversi miei articoli. L’ultima immagine che mi è rimasta impressa risale a qualche mese prima che lasciasse la Diocesi. Ero già sulla porta quando quasi sottovoce mi disse: “Senti?”. Mi giro e lo vedo sorridente… teneva il braccio alzato e lo muoveva tenendo il pollice e l’indice premuti. L’ho guardato in faccia e gli ho detto: “Eccellenza mi dica?”. E lui: “Bravo… ho letto l’intervista a Michele Sofrà. Non ci sono parole!”. Ho fatto un sorriso e sono andato via.

Oggi voglio ricordarlo con l’articolo che ho fatto il 30 giugno del 2012 al momento in cui ha lasciato la nostra Diocesi … che riposi in pace. E’ stato un grande Pastore!

MONS. LUCIANO BUX DOPO 11 ANNI LASCIA LA DIOCESI

bux7Giorno 30 giugno nella Cattedrale di Oppido, in occasione del suo 50° anniversario di ordinazione sacerdotale, grandi festeggiamenti per Mons. Luciano Bux, Vescovo della Diocesi si Oppido-Palmi: otto Vescovi e Arcivescovi, il clero diocesano quasi al completo, autorità civili e militari, tanti fedeli hanno voluto ricordare, gli undici anni di episcopato oltre ai 50 di sacerdozio del nostro Vescovo. E’ stato il Vicario generale, Mons. Pino Demasi, che all’inizio della celebrazione, nel dare lettura del messaggio che il Santo Padre S.S. Benedetto XVI aveva inviato a Mons. Bux in occasione del suo 50° anniversario di ordinazione presbiterale, ha indirizzato il saluto della Diocesi al proprio Vescovo: “Siamo qui, caro Vescovo Luciano, per dirti il nostro grazie e per esprimerti il nostro augurio… Sono tanti i motivi per esprimerti la nostra gratitudine. Non li elenco per non fare violenza alla tua personalità di uomo che ha preferito vivere sempre nell’interiorità e meno nella visibilità. Ma sta proprio in questa profonda interiorità, la sintesi del tuo ministero ed il motivo fondamentale del nostro grazie. Hai insegnato a tutti ad abbandonarci nelle mani di Dio ed a noi preti a vivere il nostro ministero pastorale secondo la logica di Dio e non secondo le attese degli uomini”.

Mons. Luciano Bux è nato a Bari il 29 giugno del 1936 ed è stato ordinato sacerdote nel 1961 da mons. Enrico Nicodemo, svolgendo per 12 anni il ministero sacerdotale nella Parrocchia di San Pasquale in Bari. Dal 1976, con l’incoraggiamento di mons. Anastasio Ballestrero e mons. Mariano Magrassi, coadiuvato anche da molti laici, ha promosso la realizzazione dell’Oasi San Martino, di cui è stato rettore sino al 1995. Eletto dal Santo Padre Vescovo titolare di Aurusuliana e deputato Vescovo ausiliare della Diocesi di Bari-Bitonto è stato consacrato il 25 marzo 1995. Nel 2000 viene trasferito come Vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi e me prende possesso il 7 maggio 2000. Durante il suo ministero episcopale nella nostra Diocesi ha ordinato 32 presbiteri e 13 diaconi permanenti. bux8Ha eretto in Gioia Tauro la 4° parrocchia con il titolo di San Gaetano Catanoso. Ha indetto e celebrato una visita pastorale alle parrocchie della Diocesi. Ha istituito, con continuità, dopo una parentesi di 12 anni il Consiglio Pastorale Diocesano. Ha istituito i ministri della Consolazione e l’Ordine delle Vedove. Ha eretto l’Istituto Teologico-Pastorale “Beato Giovanni XXIII” (in sostituzione dell’Istituto di Scienze Religiose) per la formazione dei laici, dei ministri istituiti e dei candidati al diaconato permanente. Nei giorni scorsi è stata data notizia che il 2 luglio il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Oppido-Palmi, presentata da S.E. Mons. Luciano Bux per raggiunti limiti di età e che lo stesso Vescovo è stato nominato Amministratore Apostolico della Diocesi sino alla presa di possesso del nuovo Vescovo.

In segno di riconoscimento e gratitudine verso Mons. Luciano Bux, voglio riproporre un mio articolo scritto nel maggio del 2000, al momento dell’insediamento come Vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi. Erano giorni di confusione e incomprensione, causate dalla decisione di trasferire la sede della Diocesi da Oppido a Palmi. Penso che quel mio scritto, oggi, si presenta come segno di gratitudine a Mons. Bux per quello che ha fatto nella nostra Diocesi e anche come messaggio di benvenuto al suo successore…

UN NUOVO VESCOVO ALLA DIOCESI DI OPPIDO: PER SEMPRE?…

Domenica 7 maggio nella Cattedrale di Oppido Mamertina si è insediato Mons. Luciano Bux, nuovo vescovo della Diocesi. Dopo i giorni dell’incomprensione, a causa della decisione di trasferire la Sede della Diocesi da Oppido a Palmi, dove la protesta è arrivata al punto che diverse donne si sono incatenate ai piedi della statua della Patrona, impedendo perfino le celebrazioni liturgiche durante il periodo della Pasqua, sembra si sia chiusa una pagina di evidenti contrasti che hanno creato non poca apprensione alla Chiesa locale. Non potevano non sorgere contese e divisioni pericolose, dal momento che “quelli che hanno perso il vescovo non possono non essere addolorati”. E’ difficile esprimere un qualsiasi giudizio, anche perché in un senso o in un altro si rischia di rimanere ancorati al proprio “particolare”, mentre il problema è da inquadrare, a mio avviso nella sua dimensione più “generale”. Vale a dire Mons. Bux è il terzo vescovo che si insedia nella Diocesi di Oppido negli ultimi venti anni… i suoi predecessori sono stati trasferiti ad altri incarichi… e come diceva Sant’Alfonso “le chiese non possono essere rette bene se i vescovi cambiano spesso”. Ed il problema è di portata generale visto che nei mesi addietro, prima ancora che esplodesse il caso della Diocesi di Oppido, è stato ampiamente dibattuto anche sull’Osservatore Romano. Proviamo ad addentrarci nella “questione”.

10491227_10204870346611600_2875106639065468718_nC’è stato un momento in cui il Vescovo che avesse brigato per essere spostato dalla propria diocesi a quella a cui aspirava non solo era scomunicato ma non poteva essere riconciliato neppure in “articulo mortis”. Oggi i trasferimenti non sono proibiti nè il Codice esorta (come fa a ogni pie’ sospinto per tante altre materie) a limitarli nè richiama storicamente la loro antica proibizione. La prassi approfitta della norma, o meglio del vuoto: i trasferimenti di Vescovi da una sede all’altra sono sempre più frequenti. In un articolo comparso tempo addietro sull’Osservatore Romano il Cardinale Vincenzo Fagiolo, uomo di grande saggezza ed esperienza giuridica e pastorale, ha sollevato la questione, che nella sua delicatezza, bisognava che qualcuno la facesse presente: “La dignità dell’episcopato sta nel munus che comporta ed è tale che per sè prescinde da ogni ipotesi di promozioni e trasferimenti, che andrebbero, se non eliminati, resi rari. Il Vescovo non è un funzionario, un avventizio, un burocrate di passaggio, che si prepara per altri più prestigiosi incarichi”. Gli ha fatto eco il Cardinale Bernardin Gantin, decano del Sacro Collegio, augurandosi che il trasferimento di Vescovi da una diocesi all’altra sia proibito canonicamente. Salvo eccezioni per gravissimi motivi. Lucidissime le considerazioni successive: “La diocesi non è una realtà civile, funzionale, ma rientra nella realtà del mistero della Chiesa. E’ una porzione del Popolo di Dio in un territorio definito. Quando viene nominato, il vescovo deve essere per il popolo di Dio un padre e pastore. E padre lo si è per sempre. E così un vescovo, una volta nominato in una determinata sede, in linea di massima e di principio deve rimanere lì per sempre. Sia chiaro. Quello tra vescovo e diocesi viene raffiguratoDigital StillCameraanche come un matrimonio e un matrimonio, secondo lo spirito evangelico, è indissolubile. Aderisco quindi pienamente agli argomenti del Cardinale Fagiolo: il vescovo che viene nominato non può dire ‘sono qui per due o tre anni e poi sarò promosso per le mie capacità, i miei talenti, le mie doti’. Mi è capitato di sentirmi fare richieste di questo genere: ‘Eminenza, sono in questa diocesi già da due, tre anni e ho già fatto tutto quello che mi era stato richiesto…’. Ma che vuol dire questo? Sono rimasto molto scioccato da affermazioni di questo genere… anche perché chi faceva queste richieste, riteneva di esprimere un desiderio legittimo. Altre volte mi è capitato di sentire, alla fine di una ordinazione episcopale, qualche ecclesiastico che gridava ‘ad altiora!… a più alte cariche!’, anche questo mi ha profondamente turbato. Nel passato, quando il numero delle diocesi aumentava, era comprensibile che si operasse con dei trasferimenti. Adesso questa esigenza non esiste più nei Paesi in cui la gerarchia cattolica si è ormai assestata come in Europa, ad esempio. Mentre esigenze di questo genere possono essere presenti ancora nelle terre di missione. Ma in quest’ultimo caso i trasferimenti dovranno essere verso sedi più disagiate, difficili, e non verso sedi più comode e ritenute più prestigiose… Moltiplicare i trasferimenti crea disordine ed è anche una mancanza di rispetto del popolo di Dio che riceve il vescovo come padre e pastore, e vede questo padre e pastore andarsene solo dopo pochi anni. Certo ci potranno essere delle eccezioni, determinate da gravi motivi, ma la norma dovrà essere quella della stabilità, per evitare arrivismi e carrierismi… Va riconosciuto anche che la Chiesa è una realtà umana e divina e noi non siamo santi… siamo in via di santità, cerchiamo di aiutarci”. E, considerato che a fare queste affermazioni non sono due tra i meno esperti uomini della Curia, queste parole assumono un peso rilevante per “svelare” tanti problemi. E per evitarne tanti altri c’è solo da dire: “Benvenuto tra noi Eccellenza e… speriamo per sempre!”

articolo pubblicato a Maggio del 2000

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