RIFLESSIONI DI UNA NOTTE DI INIZIO ESTATE…

Quali considerazioni fare all’inizio di un nuovo periodo che si apre sul nostro prossimo futuro. Cosa scrivere dopo tutte le catastrofiche previsioni che abbiamo letto sui giornali in questi lunghi mesi di “emergenza Covid”? Quasi all’unanimità i mass media stanno facendo a gara per affermare che se i mesi passati sono stati terribili, quelli che ci aspettano, tra l’incertezza dei rimedi sanitari da una parte e i grossi problemi economici dall’altra, saranno peggio. Di fronte a tante scelleratezze, a tante ingiustizie, prevaricazioni, corruzioni… che vergognosamente rimbalzano sulla stampa da un certo numero di mesi a questa parte, non scopriamo certo l’acqua calda se osserviamo che, dopo duemila anni di cristianesimo, i problemi che ci troviamo oggi ad affrontare, sono gli stessi con cui lottarono i primi cristiani: lo stesso paganesimo scettico e gaudente della civiltà romana, la stessa pretesa totalitaria e la stessa corruzione delle istituzioni politiche.

Sembra impossibile perfino immaginare che quel “Fatto” accaduto più di 2000 anni fa, misterioso eppure così umano, possa rendersi incontrabile a noi uomini del 2021, provocando il medesimo impatto di allora, lo stesso stupore dei pastori, lo stesso muoversi e mettersi in cammino, la stessa “fiducia”. Realmente però, non come in una fiaba troppo bella per essere vera… perché in un cristianesimo in cui la filantropia prende il posto della carità, il consenso sostituisce la speranza e la cultura spodesta la fede, in un cristianesimo così, avanza inesorabilmente il luciferino dubbio se, realmente, ci sia stato nella Storia qualcosa di così grande da permettere ancora di sperare, nonostante tutte le paure e ingiustizie che vediamo intorno a noi. Ma… di fronte alla immoralità pubblica e privata dilagante nella capitale dell’Impero romano, Pietro e Paolo, appena giunti a Roma, non ebbero come prima preoccupazione quella di attivare corsi di formazione di etica personale e sociale. Essi, molto semplicemente, resero ragione della speranza che era in loro… di un modo diverso, vero, più umano, di vivere. Esattamente quello che c’è bisogno oggi, in questa nuova pagina della nostra vita che si sta aprendo nel “post-pandemia”.

Anche se questa non è una cosa facile perché, ieri come oggi, questa speranza da tanti è percepita come “estranea”, come “nemica” dai nuovi scribi e dai nuovi farisei, dagli intellettuali e moralisti di professione, da quelli che si erigono a paladini severi del “rinnovamento”, ma sono in realtà dei poveri uomini imprigionati, in modo cosciente o incosciente, da un potere che pensa di poter incatenare anche la speranza che può svegliare gli uomini dal torpore e dalla banalità di una vita piatta ed insignificante.

Se guardiano bene le cose come stanno andando, anche in questo periodo di “post pandemia”, i giorni passano tutti uguali, ogni giorno non è altro che “una data come un’altra, che porta dei giorni come tutti gli altri”. Al massimo riaffiora la nostalgia per le cose andate ma, amaramente, dobbiamo constatare che non è successo niente di nuovo: chi era povero è rimasto povero, i debiti non sono stati azzerati, i carcerati non sono stati liberati, i rancori sono rimasti, così come i conflitti e le invidie, la politica è sempre rimasta la stessa, anche se si vuole chiamarla “nuova”, mentre la disoccupazione avanza e la disperazione pure… perché domani sarà solo il padrone di dopodomani, niente di più, e ci resterà l’obbligo eracliteo del “tutto scorre” sempre in maniera uguale, anche se non perdiamo occasione di ripetere sempre, spesso senza neanche renderci conto di quello che diciamo…domani è un altro giorno.

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