SULLA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN NICOLA A GALATRO E’ L’ULTIMO LIBRO DI UMBERTO DI STILO

Che notizie abbiamo della nostra Chiesa Parrocchiale, in quale anno è stata edificata, come era prima del terremoto, in che epoca è stata ricostruita nel posto dove si trova adesso…”: a questa e tante altre domande sulla nostra Chiesa, il più delle volte, non siamo stati in grado di rispondere. Oggi possiamo farlo grazie alla recente pubblicazione del libro dell’amico prof. Umberto Di Stilo “Galatro: la chiesa parrocchiale san Nicola e i suoi beni artistici”, edizione Edidisum – luglio 2023, dedicata dall’Autore “Alla memoria di mio fratello Vittorio che in questa chiesa ha ricevuto il “lavacro di rigenerazione” e che da un mese ci ha lasciati… e dei miei nonni Rocco Distilo e Giuseppe Sollazzo che questa parrocchiale frequentarono assiduamente come affiliati alla Confraternita e come fedeli devoti”.  Su Umberto di Stilo ho scritto tanto, oggi mi sento di ribadire che sta lasciando in eredità, non solo ai galatresi, con i corposi libri che continua a sfornare senza sosta, la storia di Galatro, per noi e per chi verrà dopo di noi: ha scritto di tutto sulla nostra storia, e non possiamo negare che, nel momento in cui finiamo di leggere un suo libro, o una parte che particolarmente ci ha interessato, non siamo più quelli di prima, nel senso che una volta assimilate le notizie, non possiamo più guardare quelle opere come le guardavamo prima.

Nell’introduzione del libro Umberto di Stilo esprime dei giudizi, sul suo lavoro, che vale la pena riportare in ampi stralci: “La ricostruzione storica che adesso vede la luce In verità è stata oggetto di continui rinvii perché, nonostante durante il mio lungo peregrinare per archivi pubblici e privati avessi dedicato il massimo impegno nella ricerca dei documenti riguardanti il sacro edificio, ho sempre pensato che ci potesse essere ancora qualcosa da aggiungere, per dare ai pazienti e benevoli lettori, appassionati cultori delle passate vicende locali, il mosaico completo della storia della parrocchia – ante e post flagello – e della comunità di fedeli che nel corso dei secoli è vissuta attorno ad essa. Proprio per questo ho continuamente cercato documenti e testimonianze che mi consentissero di andare oltre l’edificazione materiale della chiesa nella ferma convinzione che la “storia” di una parrocchia non riguarda soltanto la ricostruzione cronologica delle diverse fasi che hanno portato alla sua realizzazione materiale, ma è strettamente connessa al cammino di crescita spirituale, sociale e culturale compiuto dai fedeli che la frequentano e che seguono attentamente i suoi precetti. E’ innegabile, infatti, che gli avvenimenti di una chiesa si intrecciano, continuamente, con il cammino sociale e con la storia della comunità che vive attorno ad essa e che costituisce il suo popolo di Dio. Non fa eccezione la storia della nostra parrocchiale che, soprattutto nella fase della sua ricostruzione post terremoto, ha coinvolto tutta la società civile del tempo facendo registrare al suo interno una ennesima marcata spaccatura”.

Le vicende storiche riportate nei libri di Umberto di Stilo testimoniano, un impegno che ci permette di venire a contatto con tante pagine della storia di Galatro che non conoscevamo, da cui la nostra civiltà galatrese trae origine, presentandosi come un qualcosa di totalmente diverso dal senso di disordine e trascuratezza che i nostri tempi ci trasmettono. In un tempo come il nostro dove la “dimenticanza” è la parola chiave che ci descrive meglio, il libro di Umberto di Stilo ci porta a non dimenticare, anzi a conoscere meglio oltre ai monumenti e beni esistenti nella Parrocchia, la storia delle Confraternite che hanno operato all’interno della Chiesa, di cui le prime informazioni risalgono a maggio del 1586 con la Confraternita del SS. Sacramento.  Il decreto di autorizzazione dell’istituzione della Confraternita del Carmine è stato firmato dal Re Ferdinando II il 1 luglio 1846 mentre per la Confraternita di Santa Maria della Valle le prime notizie sono del 1586. Ma nel libro si ricordano altre confraternite presenti nella Chiesa di Galatro; così come ci ricorda la presenza della tomba del nostro poeta Antonino Martino seppellito nella parete perimetrale della Chiesa di san Nicola. Naturalmente ampio spazio viene dedicato al Trittico Marmoreo e a tutte le vicende ad esso legate, a cominciare dalla ricerca della “paternità” dell’autore che lo ha realizzato. Non manca un capitolo dedicato ai parroci ed economi che si sono succeduti nel tempo, con tanto di foto e profilo biografico, da don Bruno Antonio Marazzita a don Roberto Meduri.

Dunque, possiamo ben dire che siamo di fronte ad un libro che ci porta a non dimenticare la grande tradizione di “discendenza culturale” che ci collega direttamente con il nostro illustre passato, che stride in maniera più che evidente, con l’odierna nostra “apatia” verso la storia che ha segnato i tratti della nostra fisionomia culturale e umana, anzi dal libro esplode un grido che ci dice, in ogni pagina, che il nostro paese è bello. Galatro è bello, e se oggi possiamo dire questo, dobbiamo dire grazie anche alle opere di Umberto di Stilo, che non ha smesso neanche per un solo giorno, nella sua quotidiana ricerca, a metterci sotto gli occhi il potere e valore della cultura e dell’arte nel nostro paese, al punto che possiamo affermare che tutti i suoi libri si presentano come una grande opera d’arte, che da vita a tutto un patrimonio che altrimenti sarebbe stato dimenticato. Eloquente, a questo proposito, il compito che Umberto lascia ai giovani galatresi: “Infine una necessaria confessione: nel lungo e paziente lavoro di ricerca ho cercato di non trascurare alcun aspetto. Non mi illudo, però, di esserci riuscito; di aver esaurito, cioè, il vastissimo argomento e di aver trattato esaustivamente i vari aspetti: sociali, culturali e artistici inerenti la nostra parrocchiale. Lascio alle nuove generazioni il compito di colmare tutte le mie eventuali lacune. Io ho costruito dal nulla, perché mai nessuno aveva iniziato a tracciare su basi scientifiche e documentarie la storia delle nostre chiese e delle opere d’arte in esse custodite. Ai giovani di oggi e di domani che avessero voglia di approfondire i contenuti di questo volume, lascio una guida ricca di indicazioni archivistiche e bibliografiche ed un progetto già realizzato che, volendo, è solo da rifinire”.

Per questo mi piace rimarcare quanto ho scritto sopra, cioè che tutto il lavoro di Umberto è esso stesso un’opera d’arte che non si esaurisce solo nella pubblicazione del libro, ma vive e continua ad affascinare ben oltre l’evento della pubblicazione, perché a Galatro il connubio tra fede ed arte è un binomio inscindibile che è maturato nei secoli e, ancora oggi, ci permette di poter dire come nel nostro paese fede e cultura hanno sempre camminato insieme. E, per concludere, ritengo l’impegno di Umberto di Stilo un lavoro “benedetto”, anche se silenzioso, mosso da un amore verso Galatro, verso la sua gente, verso la realtà che giornalmente viviamo, raccontato con la capacità e la competenza che tocca agli storici tramandare. E tutto questo Umberto di Stilo lo ha fatto, e lo continua a fare ancora, con una straordinaria eleganza  e anche per questo, senza timore di essere smentito posso dire che, per Galatro e la sua storia, è stato e continua ad essere un grande testimone e Maestro.

Purtroppo, amaramente, non posso non aggiungere: l’ultimo!

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