BREVI CONSIDERAZIONI SU “ CHE CANE SAN NICOLA! ” DI CARMELO CORDIANI…

480117_4622410031413_1754819816_nNei giorni scorsi una amica mi ha raccontato del dolore per la perdita del suo cane. Mi è venuto in mente un articolo del caro e compianto prof. Carmelino Cordiani, che proprio su un suo articolo, a proposito della fedeltà di un cane, mi ha chiesto di intervenire con un mio scritto…

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Il Direttore Carmelo Cordiani nel suo ultimo “dialogo” con san Nicola, “Che cane San Nicola”, parla di Tommy: “si tratta di un cane, con due occhi misteriosi, che si reca in chiesa, a San Donaci, nel brindisino, per aspettare il ritorno della sua padrona. Non sa che gli affetti, anche quelli più intensi, sono destinati a spezzarsi. Aspetta! Forse il suo particolare fiuto avverte la presenza della sua signora, mamma Maria, inginocchiata al solito posto, con gli occhi rivolti verso l’altare dove il sacerdote celebra il sacro rito. A messa finita, Tommy esce, si accuccia sulla strada, riceve le carezze della gente che conosce la sua storia e ammira la sua fedeltà … “Anche il tuo è stato fedele” dissi a San Rocco, mentre passavo davanti al suo altare per avvicinarmi al Santo Patrono. “Però a te portava il pane perché eri vivo e avevi fame. Non so se avrebbe continuato a portartelo non vedendoti più”. “Il cane di San Rocco è fedelissimo”, tuonò la vecchina che aveva percepito tutto, nonostante avessi solo sussurrato… “Scusate, ma io non ho messo in dubbio la fedeltà di questo cagnolino così simpatico. Ho voluto dire che, se non avesse più trovato il Santo al solito posto, forse avrebbe smesso di portargli la pagnotta. Invece c’è un altro cane che continua ad andare in chiesa per aspettare la sua padrona già morta da un po’ di tempo. Questo cane si chiama Tommy. Voi sapete, per caso, come si chiama il cane di San Rocco e dove prende la pagnotta che porta in bocca?

Nel restare ammirato per tanta devozione dell’animale, non si può non spostare l’attenzione anche sull’uomo: “Quando osservo attentamente le strane abitudini dei cani, mi tocca concludere che l’uomo è un animale più evoluto. Quando osservo le strane abitudini dell’uomo, ti confesso, amico mio, che resto dubbioso. Sul prato di un parco romano osservo un signore che brandisce un ramo secco; lo scaglia lontano e il suo cane, che ha seguito con occhi mobili il gesto, si precipita a raccoglierlo. E così via, in una sequenza senza variazioni”. Allora come si fa a non raccogliere la provocazione, ben più sostanziosa, del poeta Ezra Pound nella sua poesia euid_146c4509ee8.640.0mblematicamente intitolata “Meditatio”, di cui sopra ho citato un frammento. L’evoluzione, certo, ha trasferito l’uomo su un livello più alto e l’arte lo testimonia, il pensiero lo conferma, la religione lo manifesta.

Eppure il dubbio che serpeggia nella mente pessimista del poeta tante volte attanaglia un po’ anche noi, quando scopriamo certe vergogne compiute dall’uomo o penetriamo nei bassifondi della nostra stessa coscienza ove s’annidano sentimenti infami e desideri innominabili e ove si aprono abissi di assurdità. Uno dei grandi sapienti dell’antichità, Democrito di Abdera, diceva che l’uomo è un mikrós kósmos, un microcosmo di sapienza, intelligenza, creatività. Ma aveva ragione anche Goethe quando, nel suo celebre Faust, dichiarava che «l‘uomo è un microcosmo di follia».

E il cane, rivolgendo il suo muso umido verso il padrone crudele, sembra sospettarlo. Tuttavia, è anche vero che l’uomo e la donna sanno precipitare in tali abissi di infamia e assurdità da rendere sospetta la loro “superiorità”. Il biblico “dominare pesci, uccelli, bestiame domestico e selvatico e rettili”, si è trasformato spesso in un esercizio tirannico. E i cani, talvolta, levando il loro muso umido verso di noi sembrano chiederci ragione di tanta ottusità e crudeltà. E questo fa aumentare il nostro stupore, per gli occhi di Tommy rivolti verso l’altare dove il sacerdote celebra l’ultima messa alla sua padrona… e quello sguardo rappresenta uno schiaffo alla nostra irragionevole ottusità e crudeltà!

 

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“CHE CANE, SAN NICOLA!” di Carmelo Cordiani 

Carmelo Cordiani

Carmelo Cordiani

Il Tommy, di cui si stanno occupando i mezzi di comunicazione in questi giorni, è diverso da quello di qualche anno fa. Allora abbiamo fatto qualche riflessione su quei due occhioni pieni di incanto che un orrendo orco aveva strappato alla vita. Questa volta si tratta di un cane, anch’esso con due occhi misteriosi, che si reca in chiesa, a San Donaci, nel brindisino, per aspettare il ritorno della sua padrona. Non sa che gli affetti, anche quelli più intensi, sono destinati a spezzarsi. Aspetta! Forse il suo particolare fiuto avverte la presenza della sua signora, mamma Maria, inginocchiata al solito posto, con gli occhi rivolti verso l’altare dove il sacerdote celebra il sacro rito.

A messa finita, Tommy esce, si accuccia sulla strada, riceve le carezze della gente che conosce la sua storia e ammira la sua fedeltà. Adottarlo? Perché? Tommy appartiene alla comunità in cui ha conosciuto la sua padrona, dove ha imparato a percorrere la strada per recarsi in chiesa, si accoda ai cortei funebri, alle processioni, accetta le coccole dei piccoli, gioca con loro, si sdraia sul dorso per dimostrare la sua riconoscenza. Non potrebbe mai sopportare la presenza di un altro, anche se trattato meglio, con un pasto prelibato, con una cuccia riscaldata. E’ un cane e intende rimanere libero per continuare ad aspettare. “Anche il tuo è stato fedele” dissi a San Rocco, mentre passavo davanti al suo altare per avvicinarmi al Santo Patrono. “Però a te portava il pane perché eri vivo e avevi fame. Non so se avrebbe continuato a portartelo non vedendoti più”. “Il cane di San Rocco è fedelissimo”, tuonò la vecchina che aveva percepito tutto, nonostante avessi solo sussurrato. “Scusate, ma io non ho messo in dubbio la fedeltà di questo cagnolino così simpatico. Ho voluto dire che, se non avesse più trovato il Santo al solito posto, forse avrebbe smesso di portargli la pagnotta. Invece c’è un altro cane che continua ad andare in chiesa per aspettare la sua padrona già morta da un po’ di tempo.

san_rocco_caneQuesto cane si chiama Tommy. Voi sapete, per caso, come si chiama il cane di San Rocco e dove prende la pagnotta che porta in bocca?” “Troppe cose vuoi sapere”, intervenne San Nicola. “Se metti in dubbio la fedeltà del cane, ricordati che è certa quella della vecchina che, puntuale, ogni giorno viene a passare un’oretta col Santo. Magari fossero tutte come lei! E, poi, ricordati che non ha mai chiesto qualcosa per sé. Ha sempre pregato per la pace nel mondo, per invocare la misericordia di Dio, per il bene degli altri. Proprio ieri l’ho sentita dire: Io sono arrivata al mio appuntamento. Prego per i ragazzi, per i giovani che hanno una vita davanti, con tante incertezze. Prego perché il buon Dio conceda loro tanto coraggio e tanta saggezza da superare ogni ostacolo, rimanendo fedeli agli insegnamenti di Gesù.” Fu a questo punto che mi ricordai di essere passato davanti al tabernacolo senza nemmeno girarmi per un salutino.

Chiedendo scusa al Santo, mi allontanai di qualche metro e, genuflesso, dissi: “ Gesù, non ricordo se, nel Vangelo, è nominato qualche cane. Però, quando Don Camillo uscì dalla chiesa di Brescello solo, si trovò tra i piedi un cane e tentò di scacciarlo, Tu gli hai consigliato di lasciarlo perché Peppone non si vantasse nel dire che lo avevano lasciato solo. Mi viene da chiederti cosa provi quando, ai piedi dell’altare, mentre il sacerdote celebra messa, vedi accucciato Tommy in attesa della sua padrona. Forse vorresti dirgli che la sua padrona gli è accanto e che non può vederla per via del mistero di cui facciamo tutti parte, animali compresi. Qualche giorno questo mistero dovrà pure squarciarsi. Allora capiremo tante cose. O non è così?” “Sai benissimo che Gesù risponde per mezzo della fede che abbiamo in Lui. La vostra parola “mistero” ha come radice “muo” che significa solo nascondere. Si nasconde qualcosa di esistente, di concreto.

Chi crede sa che, una volta tolto ciò che impedisce di vedere , appare in tutta la sua bellezza la Luce. La fede non ha fretta. Sa attendere, come Tommy. Chi vive nel tempo conta le ore e i minuti. L’eternità è altro. La signora Maria Lochi appartiene ad altra dimensione. Il cane, nella sua incoscienza, aspetta, sicuro che la sua padrona si farà viva. Viva, capisci? E vive sono tutte le persone a voi care che non vedete ancora per via di quel velo che le avvolge. Ti assicuro che, sotto il velo, sono presenti, bellissime, piene di luce, felicissime, sorridenti, come la signora Maria che guarda il suo Tommy.” Cercavo di convincermi che le parole del Santo erano vere, ma mille dubbi mi tormentavano, nonostante la piccola fiammella di fede che tentava di farsi strada nella mente. Non capivo perché Tommy era tanto certo della presenza della sua padrona e noi non sappiamo attendere dopo la scomparsa di una persona cara.

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E mi convincevo che l’intelligenza, per noi, è un ostacolo, senza una fede robusta. “Il cane non capisce”, mi dicevo. “Ecco perché si ostina ad aspettare. Per noi, esseri dotati di intelletto e di ragione, è vero ciò che riusciamo a percepire.” “Lascia perdere i vecchi detti della filosofia. Sai benissimo che tutti i pensatori hanno cercato di dare delle spiegazioni ragionevoli alle esperienze, ma nessuno ha convinto. Per andare oltre ciò che si vede, si misura, si pesa, occorre un salto di qualità che solo la fede aiuta a fare. Dove la ragione trova un muro non vuol dire che oltre c’è il vuoto. C’è, invece, una verità più grande di voi; una verità che soltanto la fede vi farà gustare. Dovete solo saper aspettare, come le vergini prudenti.” “Come sempre, hai ragione. Però le vergini prudenti avevano olio di riserva. Noi abbiamo appena quel pizzico di fede che ci consente di credere senza capire. E’ questo il dramma: Non capire. Ecco perché la ragione che il buon Dio ci ha dato, invece di essere una scorta è un ostacolo. Vorremmo che , a quel pizzico di fede che alimenta la nostra lampada facesse compagnia la ragione.

Quando ci sforziamo di capire ci troviamo di fronte ad una montagna. Come fai a capire che si possa distruggere con le proprie mani la vita di un innocente di nome Tommy e ammirare un cane, dello stesso nome, che aspetta il ritorno della sua padrona morta da tempo? La ragione fa cilecca e la fiammella della fede trema come se stesse per spegnersi.” “Allora è il caso di chiedere a Gesù la scorta, perché si fa sera e non sapete dove andare. Al buio vi smarrite. Chiedete la luce perché renda sicuri i vostri passi.” La vecchina se n’era già andata, forse indispettita per il dubbio che avevo manifestato nei confronti del cane di San Rocco. Beata lei che, alla sua età, non aveva più alcun dubbio!

GENNAIO 2013

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