PERCHE’ SEI VENUTO A DISTURBARCI?

L’HO SCRITTO PER PASQUA…  (5)

Francobollo della vecchia unione sovietica CCCP, del 1956

Francobollo della vecchia unione sovietica CCCP, del 1956

In questo periodo di Pasqua, mi è capitato di vedere riproposta, su diversi giornali, una interessante rilettura della leggenda del Grande Inquisitore di Fedor Dostoevskij: Cristo, quindici secoli dopo la sua morte torna sulla terra, a Siviglia, dove si imbatte nel cardinale Grande Inquisitore che lo riconosce, lo fa arrestare e condurre in carcere, dove lo sottopone ad un interrogatorio che, in realtà, è un grande atto di accusa in forma di monologo. Quando arriva Gesù, il Grande Inquisitore lo vede, e lo riconosce. Chissà perché di fronte ad un fatto così evidente gli esce la domanda:

… Sei Tu…? Tu…?”.

Non gli serve la risposta, che infatti non arriva, e continua:

Perché sei venuto a disturbarci…? Hai forse il diritto di annunciarmi foss’anche un solo mistero del mondo da cui sei venuto…? No, non ne hai il diritto; nulla deve essere aggiunto a ciò che già dicesti?

L'incredulità di S. Tommaso

L’incredulità di S. Tommaso

Ma è evidente che Cristo non voleva aggiungere nulla alle sue parole, solo stare lì, muto ma presente. Ed ecco, a questo punto, la vera accusa, insopportabile per gli inquisitori di ogni tempo: non sarai tornato per quella tua fissazione della libertà? Noi ormai l’abbiamo codificata, strutturata, organizzata, incanalata, normalizzata:

 “Ci hai accordato il diritto di legare e sciogliere; ora non puoi neanche pensare di sottrarci questo diritto… Perché dunque sei venuto a disturbarci…?”.

E’ chiaro che l’amministrazione del potere potrebbe filare liscia se qualcuno non venisse a disturbarla con la sua sola presenza. Come profeticamente diceva il Grande Inquisitore

per l’uomo rimasto libero non esiste preoccupazione più costante e penosa che cercare al più presto qualcuno dinanzi a cui inchinarsi”,

e quando gli dei avranno disertato il mondo

 “gli uomini si inginocchieranno davanti agli idoli”.

L'incredulità di S. Tommaso -Caravaggio-

L’incredulità di S. Tommaso -Caravaggio-

Certo l’idolo può essere il potere, il successo, la carriera, i soldi, la donna, l’uomo… ma ciò che sconcerta il Grande Inquisitore (che per la terza volta ripete “Perché sei venuto a disturbarci?”) è che la libertà, prima e più della scelta del bene e del male, si identifichi con l’uomo stesso, con la sua natura, che sia in qualche modo fine a se stessa. Convinto che gli uomini si rallegrino “di essere condotti come un gregge” e gioiscano “che i loro cuori siano finalmente sgravati da un dono così terribile”, l’Inquisitore, sia quello di ieri che quello di oggi, non si capacita che vi sia qualcuno che invece che obbedito preferisca essere amato.

L’inquisitore si accontenta dell’ammirazione, dei titoli dei giornali e dell’applauso delle piazze. E della paura. Arriva anche a concedere, all’uomo così intimidito, il peccato. Perché questo aumenterà la sua riconoscenza…

L'incredulità di S. Tommaso

L’incredulità di S. Tommaso

Il racconto di Dostoevskij finisce con Gesù che restituisce il bacio all’Inquisitore. “Quel” bacio. Quello che gli avevamo fatto dare da Giuda. E come al traditore di allora

quel bacio gli brucia il cuore, ma persiste nella propria idea”.

Che scrivere ancora, se non che, nella “provocazione” lanciata da Dostoevskij c’è l’essenza della provocazione della Pasqua. Di “questa” Pasqua:

La fede cristiana sta o cade con la verità della testimonianza secondo cui Cristo è risorto dai morti

questo ci dice Benedetto XVI. Se si toglie questo, siamo morti noi. Perché la fede si riduce a una serie di idee degne di nota, ma è morta. Resta solo la nostra valutazione personale che sceglie dal suo patrimonio ciò che   sembra utile. E ci ritroviamo abbandonati a noi stessi. Soli. Incapaci di stare di fronte alle certezze che crollano, in un attimo.

Illustrando il Triduo pasquale, anche Benedetto XVI ha detto di come non sentiamo Dio perché ci disturberebbe:

L'incredulità di S. Tommaso -Caravaggio-

L’incredulità di S. Tommaso -Caravaggio-

l’uomo è portato a non voler vedere tutta la forza del male, ha una sua insensibilità al potere del male, che alla fine è insensibilità di Dio… non sentiamo Dio perché ci disturberebbe, e così restiamo insensibili al male… l’uomo per sua natura è portato a seguire la sua volontà e quindi oppone la sua autonomia alla volontà di Dio… ma la volontà di Dio non è un’opposizione, una schiavitù, ma entrare nel bene”.

E’ per questo che Cristo è risorto. Togliendo la pietra del sepolcro, ci ha resi liberi, ha scavato anche il terreno dove vorremmo nascondere quello che abbiamo acquisito. Dove a volte ci verrebbe la tentazione di seppellire il patrimonio della fede. E lo fa per restituircelo ora, per farlo fruttare ancora. Per togliere dal mondo la nostra solitudine, per sempre… perché possiamo vivere liberi… da uomini liberi!

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