CONSIDERAZIONI SU “QUELLI CHE SCRIVONO”: UN DESIDERIO CHE PUO’ DIVENTARE ARTE

Molti scrivono. Poesie, romanzi, o semplicemente appunti e pagine di diario. La cosa magari finisce lì, nello stesso momento in cui, per il desiderio di esprimersi, hanno composto un verso o dato corpo a quell’idea. Ma per qualcuno scrivere diventa quasi un lavoro, un desiderio che continua per molto tempo, un’ipotesi che chiese spazio nella propria vita, anche se spesso quello che viene fuori sono solo dei balbettii.

Sono proprio tanti quelli che hanno iniziato a scrivere per caso: dopo una particolare esperienza di studio; perché scrivere era l’unico rifugio; per raccontare di un fatto o di un incontro che ha cambiato la vita; per dare libero sfogo alle gioie o, ed è il caso più frequente, alle proprie angosce sentimentali.

Molti infatti cominciano così a scrivere, curando poco o niente la forma, badando, piuttosto, alla espressività immediata; altri vogliono comunicare un messaggio carico di valore e non lo traducono in termini stilisticamente adeguati; altri ancora si occupano solo della bellezza, mirando solo al raggiungimento di una certa perfezione estetica.

Quasi per tutti, però, vi è la stessa urgenza: quella che Rilke descriveva dicendo che “stare senza scrivere gli sarebbe sembrato di morire”. E poi, poco alla volta, viene fuori la storia, ancora giovane o matura di ognuno, piena di stupore per il fatto che il bisogno di comunicare e raccontare le cose è percepito come la cosa più importante che uno si ritrova per le mani.

Diceva Albert Camus quando, nel 1957, è stato insignito del premio Nobel per la letteratura: “Personalmente non potrei vivere senza la mia arte, ma non l’ho mai posta al di sopra di tutto: se mi è necessaria, è invece perché non si estranea da nessuno e mi permette di vivere come sono al livello di tutti. L’arte non è ai miei occhi gioia solitaria: è invece un mezzo per commuovere il maggior numero di uomini offrendo loro un’immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie di tutti. L’arte obbliga dunque l’artista a non isolarsi e lo sottomette alla verità più umile e più universale. E spesso chi ha scelto il suo destino di artista perché si sentiva diverso dagli altri si accorge ben presto che potrà alimentare la sua arte e questo suo esser diverso solo confessando la sua somiglianza con tutti: l’artista si forma in questo rapporto perpetuo fra lui e gli altri, a mezza strada fra la bellezza di cui non può fare a meno e la comunità dalla quale non si può staccare. È per questa ragione che i veri artisti non disprezzano nulla e si sforzano di comprendere invece di giudicare: e se essi hanno un partito da prendere in questo mondo, non può essere altro che quello di una società in cui, secondo il gran motto di Nietzsche, non regnerà più il giudice, ma il creatore, sia esso lavoratore o intellettuale”.

Per questo l’esperienza dello scrivere può essere definita una virtù che va accolta nella sua interezza; cioè prendere in seria considerazione, non solo l’opera prodotta, ma anche la persona da cui proviene, perché senza questo anche l’opera più bella ed appagante può rivelarsi vuota e menzognera. Ogni scritto, infatti, viene dalla persona: prendere in considerazione solo l’opera e non ciò da cui proviene, sarebbe come curare un albero a cominciare dai frutti.

Avendo anche a cuore di migliorare lo stile: la caratteristica che distingue l’espressione di ognuno è lavorare sulla forma. E’ giustissimo avere a cuore il contenuto di ciò che scriviamo, ma la sostanza che vogliamo far arrivare agli altri, se il modo con cui essa si presenta non è valido, rischia di non essere presa in considerazione.

E poi c’è un rischio ultimo per chi scrive: che scriva romanzi o poesie, o semplicemente delle pagine di diario, non ha importanza. L’importante è non sentirsi solo di fronte alla propria opera, ma inserito in un contesto molto più grande dei limiti dei propri scritti.

E, per concludere, mi si consenta di richiamare l’eterno consiglio di leggere, cosa senza la quale è impossibile affinare lo stile. Dalla lettura, infatti, viene un altro grande aiuto per chi ha a cuore lo scrivere; ma il resto viene solo leggendo e, appunto, scrivendo.

 

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