SI ERA IPOTIZZATO UN CASO DI “LUPARA BIANCA”… INVECE E’ STATO DIMENTICATO PER UN ANNO ALL’OBITORIO

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Alcuni anni addietro avevo dato vita, in una rubrica fissa che curavo su un giornale del vibonese, ad un “archivio” di articoli che, per la delicatezza delle tematiche affrontate, provocavano diversi e contrastanti sentimenti, evidenziando dei drammi che rasentavano l’assurdo. Non voglio fare il moralista, però la notizia che il cadavere di un uomo di Laureana di Borrello è stato dimenticato per un anno al Gom di Reggio Calabria, si dice per colpa di un errore burocratico, mi fa inorridire e riflettere su delle cose che il nostro tempo ha preferito scordare.

I morti hanno bisogno della carezza della terra. Anche senza le lacrime, anche senza amore di nessuno, ma la carezza della terra dice che tu sei nato, un giorno qualcuno ti ha fatto esistere. La morte di Pasquale Dimasi, la cui salma è rimasta senza nome e dimenticata per più di un anno, senza uno sguardo, senza fiori nè terra, è stata molto più di una morte. Purtroppo non c’è il superlativo assoluto di morte. O forse sì: nullificazione, annichilimento. Anzi, eccola lì la parola: zero, un bello zero. Se non fosse per quel suo corpo secco, ritrovato per caso, non saremmo qui a parlarne.

I giornali, in questi giorni, raccontano una fredda cronaca: “il Dimasi, colpito da improvviso malore, si sia recato durante la notte alla guardia medica e da qui sia stato trasportato con il 118 all’ospedale di Polistena e poi, viste le gravi condizioni, al GOM di Reggio Calabria dove è morto, e non avendo parenti o persone che lo cercassero, è stato posto in una apposita cella frigorifera. Solo ora, non avendo l’uomo nessun documento addosso al momento del ricovero, si è potuta accertare la sua identità”. Leggiamo anche che, al momento della scomparsa, era stato finanche ipotizzato che si trattasse di un caso di “lupara bianca” mentre invece è stata la morte di un uomo che la burocrazia ha dimenticato in maniera sbrigativa e disumana, come se non è mai esistito.

Che morale si può trarre da una brutta storia come questa? Nessuna morale, penso che non c’è…non possiamo dire niente, neanche una “predica” contro l’indifferenza, che ormai ha invaso, in modo orribilmente disumano, tutte le nostre realtà personali e sociali. Ma questa morte qualcosa ci dice: dice che non c’è nulla di più disumano che una morte così leggera da non disturbare, che non si può sparire nel nulla, senza procurare uno sfrigolio di dolore, un pensiero a nessuno. C’è qualcosa di insopportabile in questo mondo senza significato, però è evidente che così non va, che non siamo nati per questo: per essere dimenticati in vita e sparire morendo. Pasquale Dimasi, dimenticato in quella stanza dell’obotorio di Reggio Calabria, oggi più di quando era in vita grida qualcosa, grida che non è Zero, ma è un uomo che ha avuto un volto e un destino e adesso è tornato al Mistero, al Cielo che, nonostante tutto, non l’ha mai dimenticato.

Che, almeno ora, riposi in pace.

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