‘A GONIA E ‘A NCHIANATA ‘O CARVARIU

L’HO SCRITTO PER PASQUA…  (8)

Via Crucis a Galatro

Via Crucis a Galatro

L’altra sera mi sono trovato a prendere un libro, uno qualsiasi tra i tanti che sovraffollano la mia libreria, per far passare spensieratamente, ma non inutilmente, qualche ora.
Ho guardato il titolo: ‘A gonìa e ‘a nchianata o Carvariu di Ettore Alvaro e subito ho sentito come una strana intimità… nella mia stessa lingua madre, raccontava dei riti galatresi del Venerdì Santo, così come erano attesi e vissuti negli anni passati.

E’ ‘a storia ‘i na jornata santa, china
di fatti paisani. E jeu mi calu
e ‘ì cogghiu…

Via Crucis a Galatro

Via Crucis a Galatro

Questo libro non è un quiz, né un telefilm, né pappa ideologica e neanche l’ignobiltà abituale delle tavole rotonde, dove ognuno grida parole a vanvera. Questo libro è un avvenimento: è la storia di gente che ha accolto il suo passato come un dono e aspetta il futuro come l’attesa di una “promessa” buona per la propria vita.

Vennari e Santu, a pprima matinata,
ntra chiésia si videnu già li seggi
misi a filera…
Listata alluttu, ‘a chiesia, ti mbitava
m’assisti a na funzioni di doluri…

Durante la settimana santa ogni paese si coinvolge (o si coinvolgeva!) in un lavoro di preparazione ai sacri riti, dove si impara (o si imparava!) un tipo diverso di rapporti umani. Tra i rituali, semplici o complessi, del Venerdì santo e la stessa liturgia, c’è come un continuo ed ininterrotto dialogo. Una spiritualità così forte di segni materiali ed esteriori, oggi è spesso fraintesa e criticata. Ma il Venerdì santo “ricordato” da Ettore Alvaro non è un rito smarrito in dei simboli ormai passati, ma è in sintonia con l’insegnamento della Chiesa, luogo della memoria di Cristo, luogo dove l’esperienza del passato diventa dono per il presente e “promessa” per il futuro.Via Crucis a Galatro

A morti di Gesù Nostru Signuri,

du’ fratelli ‘u calàvanu d’a cruci:

pezzu forti d’u predicaturi,
chi a tutti cummovia, sia pe’ la vuci,
sia p’e palòri, quandu a Addolorata,
ntr’e vrazza, ‘a sarma, nci venìa posata.

 

 

La conquista della veriCalvariotà è sempre un incontro con la Croce. Ecco perché la conquista della Verità
richiede sempre umiltà di fronte alla grandezza del mistero di Cristo. In questa prospettiva, non solo le persone culturalmente più sensibili desiderano conoscere le forme e le esperienze con cui, nel corso dei secoli, si è venuta manifestando la partecipazione dei fedeli alla vita della Chiesa. Ma si comprende anche, in un contesto di totale distacco delle nuove generazioni con le radici più autentiche e vere dei propri paesi, come il racconto dell’Alvaro assuma un singolare interesse storico, oltre che ecclesiale.

Venenu poi i fratelli cungregati;Via Crucis a Galatro
vestuti di nu grandi cammisuni.
Dha longa prucessioni pe’ li strati
girava pe’ i vinedhi a jìa nchianandu,
mentri i fimmani tutti accalurati,
cu amuri e cu pietà jenu cantandu
strafetti chi nci avenu tramandatu
i vecchi loru e i giuvani mbizzatu.

 

 Non c’è alcun rimasuglio d’ideologia. Siamo davanti all’esito di un cristiano che s’è fatto carico, fin dove la memoria ricorda, della storia di una comunità, del suo sentimento religioso, della sua tradizione, ed ha cercato di ricordare perché non è estraneo e “ancora lo riguarda”. Nel libro di Alvaro i riti descritti diventano immagini reali, dove la realtà è come trasfigurata. In parole semplici, si tratta di un racconto, quello della Passione di Gesù, fatto da un credente che riesce a far parlare da soli gli avvenimenti che descrive. Per questo ogni momento dei riti descritti, acquista di per sé un significato che va molto al di là della sua pura e semplice descrizione.

Calvario

 

Calandu d’u Carvariu mò vidìvi
migghiara di candili pe’ i vinedhi
ch’ardenu: fiammi ‘i cori sempi vivi,
di genti tantu boni, povaredhi.
E ppuru ‘u cantu loro rimbumbava
ntra lu paisi e ‘o celu poi nchianava.

 

Sento di dovere una certa gratitudine ad Ettore Alvaro. E’ come se un amico fosse venuto a passare la serata in famiglia e mi avesse trasmesso quello che ormai la mentalità corrente nega: la capacità e la voglia di considerarti “persona”, la consapevolezza dell’appartenenza della tua persona alla grande e secolare tradizione della Chiesa.
Per tutte queste belle sensazioni, suscitate da questo piccolo grande libro… grazie amico Alvaro!

Postilla:
L’articolo sopra riportato è stato scritto quasi 35 anni fa, precisamente, nel mese di marzo del 1980 e pubblicato su “il Gruppo”, giornale che si pubblicava in Parrocchia… negli anni successivi su Proposte di Nicotera e nel 2008 su GalatroTerme News.         Dopo aver letto l’articolo, Ettore Alvaro mi ha inviato questo suo piccolo pensiero: “Gent.mo Signor Michele Scozzarra, ho ricevuto, ieri, inviatomi con la solita e squisita cortesia da D. Agostino Giovinazzo, il numero di Pasqua de “il Gruppo” nel quale ho letto le vostre belle e profonde riflessioni sul mio volumetto “A Gonìa” e ve ne ringrazio cordialmente. E vi ringrazio, anche, per quello che avete voluto mettere in risalto, e per la gioia che mi avete procurato nel sentirmi chiamare “vostro amico!”. Un caro saluto a Voi ed a tutta l’èquipe del “il Gruppo”. Ettore Alvaro

 Le foto della Via Crucis a Galatro:

Potrebbero interessarti anche...

Commenta: