PENSIERI SU “SANTU VENNARI” DI CARMELO CORDIANI

L’HO SCRITTO PER PASQUA…  (9)

SANTU VENNARI

di Carmelo Cordiani

Mastro Peppino Cordiani sotto la croce

Mastro Peppino Cordiani sotto la croce

Verso le undici, dopo la cerimonia in chiesa, lunga per le prediche, si andava in processione al calvario. Il prete indossava solo la talare nera, con il “tre pizzi” 2 in testa e i chierichetti vestivano la “tonga” 3, senza “cotta” 4. Si portava, come ancora, la “varetta” 5 per riporci il Cristo, dopo la “schiovata” 6 e la Madonna Addolorata, sempre presente in tutte le cerimonie di Venerdì Santo. Poi c’erano i “misteri” 7: La mano, la scala, la colonna…il prestigioso gallo. Seguiva un lungo corteo di uomini e donne, tutto il paese. E la Fratellanza 8. Ma l’attenzione si concentrava su un uomo, vestito di rosso, scalzo, con una corona di spine in testa ed una grossa croce sulle spalle. Apriva il corteo. Camminava curvo, con passo stanco, pesante, mentre un altro, dietro, lo teneva legato ad una corda e appesantiva con gesti cadenzati la croce. Un quadro rimasto nella memoria, ormai matura, di Galatro: scomparso, cancellato nel cerimoniale moderno. Oggi si preferisce una fede “intellettuale”, senza scenografie da Medioevo.

Mastro Peppino Cordiani sotto la croce

Mastro Peppino Cordiani sotto la croce

Eppure mastro Peppino Cordiani (questo il nome di chi impersonava Cristo e ricordato da qualcuno come “mercante ebreo!”) alla processione del Venerdì Santo, partecipava con fede. Si preparava la corona di spine vere e non c’era verso, quel giorno, di fargli mangiare qualcosa. Era un giorno tutto santo e lui avrebbe indossato la clamide dello scherno, come Cristo di Galilea. Un anno ci andò con la febbre addosso. Allora le strade non conoscevano l’asfalto: pietre e pozzanghere. Mastro Peppino, magro, sotto la croce, seguito da Salvatore Romeo, andava verso il calvario. C’era chi, al suo passaggio, si segnava, come fanno i cristiani. Né uno sguardo intorno, né una parola. Dal corteo veniva il canto triste della penitenza.

Carmelo Cordiani

Carmelo Cordiani

Sono passati molti anni dall’ultima volta. Eppure, puntualmente, ogni anno, lo stesso giorno, qualcuno ricorda quell’esile figura quasi con rimpianto. “Una volta era più bello”…Una volta, quando tutto l’uomo, intelletto e materia, ragione e passione, cristiano dentro e fuori, partecipava ai misteri della fede.

 

(1)   Venerdì Santo
(2)   Tipico copricapo a tre punte, usato un tempo dai preti. Qualcuno lo usa ancora(3)   Veste talare nera indossata, allora, dai chierichetti
(4)   Sopraveste bianca in uso ancora oggi
(5)   Urna vetrata per deporvi il Cristo deposto dalla croce
(6)   Rito che si compie ancora oggi, togliendo i chiodi dalle mani e dai piedi di   Cristo che tutto il giorno resta  inchiodato sulla croce di mezzo al calvario
(7)   Oggetti attinenti alla passione di Gesù: la mano che lo schiaffeggiò, la corona di spine, la colonna della flagellazione…Si trattava di riproduzioni in piccolo collocate su un’asta. Il più prestigioso, spesso causa di litigi tra i ragazzi, era ilgallo, testimone della debolezza di Pietro.
(8)   Confraternita. In Calabria ce ne sono ancora.

PENSIERI SU “SANTU VENNARI” DI CARMELO CORDIANI

di Michele Scozzarra

Carmelo Cordiani

Carmelo Cordiani

La minuziosa descrizione del “quadro rimasto nella memoria, ormai matura, di Galatro: scomparso, cancellato dal cerimoniale moderno”, rivissuto nell’articolo “Santu Vennari” di Carmelo Cordiani, viene a riempire di contenuto, almeno per me,  “l’immagine” che avevo davanti agli occhi da diversi anni e che, in qualche occasione, ho anche pubblicato a corredo di qualche mio articolo.

Non ho mai evitato di scrivere come, oggi, appare sempre più chiaro come ci troviamo inseriti in un contesto culturale “critico”, in cui si rischia di perdere, insieme ai segni, anche il contenuto che essi trasmettono: occorre ricomprendere, alla luce della fede, tali segni per conservarne il significato… e anche le fotografie rappresentano un’espressione culturale importante, in quanto racchiudono il “cuore” dei momenti più significativi della vita di una comunità, facendo sopravvivere nelle immagini, ciò che il tempo, inesorabilmente, va a distruggere: come l’immagine di “mastro Peppino, magro, sotto la croce, seguito da Salvatore Romeo, andava verso il Calvario. C’era chi, al suo passaggio, si segnava, come fanno i cristiani”.

Processione Via Crucis

Processione Via Crucis

In “Santu Vennari”, con la foto che fa da cornice, è rappresentata tutta una umanità, da sempre presente nel popolo cristiano, che testimonia il significato di una vita segnata dalla fede, ed il voler conservare e trasmettere, la conoscenza dei riti cristiani, nella consapevolezza che le radici della nostra civiltà, e della nostra umanità, sono largamente segnate dalla fede, vuol dire promuovere una cultura compiutamente umana, che negli anni passati ha sviluppato, infatti, nelle nostre strade, delle vicende affascinanti legate al grande patrimonio di cultura cristiana, presente nella semplicità della fede dei galatresi… un tempo sicuramente più di oggi.

Processione Via Crucis

Processione Via Crucis

Tempo addietro sono stato invitato a guidare un percorso per le vie del nostro paese, nell’ambito di una serie di incontri chiamati “sentieri di carta”. Sono intervenuto prendendo le distanze proprio dal titolo che hanno voluto dare agli incontri: non “sentieri di carta” ho detto (facendo scorrere più di 500 immagini di Galatro oggi e come era negli anni), ma sentieri di fede, di vita, di storie vive dove, in un giorno particolare, “l’attenzione si concentrava su un uomo, vestito di rosso, scalzo, con una corona di spine in testa ed una grossa croce sulle spalle. Apriva il corteo. Camminava curvo, con passo stanco, pesante, mentre un altro, dietro, lo teneva legato ad una corda e appesantiva con gesti cadenzati la croce”…

Processione Via Crucis

Processione Via Crucis

Storie come questa descritta in “Santu Vennari” da Carmelo Cordiani, che hanno sviluppato nel nostro paese, dei momenti molto intensi di una Galatro così come era molti anni fa: storie e immagini che ricordano, raccontano, e fermano con un gusto dolce-amaro, dei momenti molto belli della comunità galatrese e, ancora oggi, riescono a trasmettere un fascino di fronte al quale non si può restare indifferenti; perché si ha davanti la testimonianza di una umanità schietta e semplice, essenziale e vera e, non è solo per modo di dire che si afferma: “Una volta era più bello…”!

Processione Via Crucis

Processione Via Crucis

E poi in “Santu Vennari” mi piace vedere come “il figlio non dimentica”: come nel trascorrere degli anni, ci vengono innanzi e, soprattutto dentro la coscienza e dentro il cuore, i giorni di ricorrenze che il volgere del tempo non riesce a scalfire, per cui siamo indotti a fermarci, a meditare su quale sia il senso di questa “vivida memoria”.

Per questo penso che nella memoria dei nostri cari risiede il nostro vero diritto ad esistere: il nostro presente presuppone, inevitabilmente, riconoscere ciò che c’è dietro di noi: i nostri affetti più cari che ci portiamo nel cuore e che spesso la morte contribuisce a renderli più vivi e presenti di quando erano in vita, perché formano il centro della nostra memoria.

Anche se sono passati molti anni dall’ultima volta che si è stati insieme…

P.S.: “Ti ringrazio per la riflessione su Santu Vennari che ti avevo chiesto”: sono queste le parole che il Direttore Carmelino Cordiani mi ha mandato dopo aver letto le mie considerazioni, sul suo pezzo “Santu Vennari” pubblicato nella settimana Santa del 2012, che oggi ripubblico in sua memoria, visto che da ottobre del 2013 non è più in mezzo a noi.

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