DAL CRISTIANESIMO ALL’UMANESINO: UNA POLITICA LA CUI ANIMA E’ MORTA

Scrivere “vergogna” su quanto sta riportando la stampa, in questi giorni, sulla formazione del governo non è sufficiente a rendere l’idea del ridicolo nel quale siamo caduti… Terribile quanto riportano i giornali che ci presentano un’intera classe politica, libertina più che libertaria. Questa deprimente e incredibile situazione nella quale ci siamo venuti a trovare, è la conclusione d’un irreligioso e disumano concetto della libertà che non rispetta le più elementari regole della democrazia: concetto di cui il nostro tempo mena vanto ad ogni istante come se poi, sotto quel vanto, non vedesse allargarsi sotto di sé il vuoto sempre più spaventoso di una insopportabile ipocrisia e terribile vergogna!

Quanto al coro di proteste che si è sollevato (e sicuramente aumenterà nei prossimi giorni) è bene che si sappia come esso sia destinato, prima di ogni cosa, a scontrarsi con una concezione di un impegno politico malamente inteso, di cui oggi i nodi dolorosi, che si pensava fossero ancora lontani, sono già arrivati al pettine. Gli italiani, alla luce dei risultati delle ultime elezioni politiche, pensavano di avere “voltato pagina” con un risultato elettorale che, numeri alla mano, non lasciava spazio ad alcuna ambiguità o interpretazione di sorta, se non quella di vedere riversata nelle urne una massiccia protesta che non poteva avere una lettura diversa di un segnale preciso dato ad un sistema di potere vecchio, spesso ritenuto soffocante.

Ma i fatti di oggi ci dicono chiaramente che anche se i partiti, nella vita reale della gente, sono percepiti come sigle vuote, lontani dai bisogni e dalle speranze quotidiane, continuano lo stesso a rappresentare “il Palazzo“, che è sempre più percepito prepotente ed arrogante nei confronti delle classi più deboli della società. Se osserviamo bene dal responso delle urne non è uscita alcuna indicazione di schieramento politico, ma soltanto la fotografia di un profondo disorientamento esistente nel Paese, un voto che non esprime alcuna speranza: non è neppure un voto di protesta, semmai di delusione, di defezione, di stanchezza.

E se è vero quel vecchio detto che “il buongiorno si vede dal mattino…“, dopo i logori balletti a cui abbiamo assistito fino ad oggi, visto anche l’attuale stato di confusione generale che aumenta di giorno in giorno, la considerazione più realista che, in questo momento, si può esprimere è che “al peggio non c’è mai fine!“. E questi pensieri diventano più preoccupanti quando si vogliono giustificare tutte queste vergogne parlando di “nuovo umanesimo” lasciando aperto questo concetto, senza specificare a quale “nuovo umanesimo” si vuole fare riferimento. Lanciare slogan accattivanti per ottenere l’attenzione del grande pubblico, per ottenere consenso senza dare conto di ciò che si intende, è questo uno strumento subdolo per la manipolazione della realtà attraverso la manipolazione delle parole.

L’unico modo per sconfiggere questa pericolosa manipolazione è conoscere la consapevolezza della Verità, così come il Cardinale Ratzinger ha mirabilmente spiegato nell’aprile del 2005 nell’omelia “pro eligendo Romano Pontefice”: “Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. È quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna”.

E, per concludere, il giudizio sulla situazione politica attuale, mi piace lasciarlo a Pasolini che, già nel 1975 (ma sembra uno scritto di oggi), scriveva: “Mai la distanza tra il potere (quello che in un articolo di varietà ho chiamato il “Palazzo”) e il Paese è stata più grande. Si tratta, dicevo, di una vera e propria diacronia storica per cui nel Palazzo si reagisce a stimoli ai quali non corrispondono più cause reali nel Paese. La meccanica delle decisioni politiche del Palazzo è come impazzita: essa obbedisce a regole la cui “anima” è morta“.

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