QUANDO IL “SUMMUM IUS” E’ “SUMMA INIURIA”…

“Mi hanno multato. Ma ho chiuso il buco in soli cinque minuti”… Ho letto sulla stampa che, nei giorni scorsi, a Porto Garibaldi, una frazione del comune di Comacchio, in provincia di Ferrara, che si trova sul litorale del mare Adriatico, un pensionato ha sistemato la strada, chiudendo una buca sul marciapiede e, come ricompensa ha ottenuto una contravvenzione da 594 euro.

Luciano Zappata, pensionato di Porto Garibaldi, dopo aver preso l’iniziativa di tamponare una buca davanti al proprio passo carrabile, provocata dalle radici sporgenti di un albero tagliato qualche tempo prima, si è visto notificare una sanzione da 849 euro. La contravvenzione è stata “ribassata” a 594 euro con l’applicazione dello sconto del 30%, previsto per il pagamento entro i 5 giorni dalla contestazione della violazione: “Stavo dando una gettata di cemento qui sul marciapiede davanti al cancello di casa – racconta Zappata -, quando è arrivata una pattuglia di vigili, che mi ha chiesto i documenti e l’autorizzazione del cantiere. Sono rimasto di sasso, perché io non avevo aperto nessun cantiere. Ero lì con la cazzuola e il mio secchio per coprire la buca. In cinque minuti avrei finito tutto”.
All’uomo viene contestata la violazione dell’articolo 21 del Codice stradale. Nel verbale notificato a Zappata, si legge infatti che “il trasgressore apriva un cantiere sul marciapiede di pertinenza della strada urbana, sita in Porto Garibaldi, denominata Viale Bonnet, senza preventiva autorizzazione. Nello specifico veniva effettuato uno scavo sul marciapiede e si procedeva al riempimento dello stesso con cemento. È imposto l’obbligo di rimuovere, a spese del trasgressore, le opere realizzate”.
Dal canto suo Zappata ripete di non aver in alcun modo eseguito uno scavo, ma di essersi limitato a rimuovere le radici pericolose che sporgevano dal marciapiede, per chiudere subito dopo la buca con una mano di cemento. La vicenda ha rapidamente fatto il giro della rete e, per paradosso, ora il tratto di marciapiede interessato è perfettamente liscio e percorribile, mentre sino al momento dell’intervento le radici e le condizioni di dissesto ne impedivano la fruizione da parte dei pedoni.

Dire che siamo lontani dal buon senso è ancora poco… ma non situazioni del genere si verificano di frequente. Era il 1992 quando nella mia rubrica “osservatorio” ho raccontato due vicende paradossali, al limite dell’incredibile. Eccole…

QUANDO IL “SUMMUM IUS” E’ “SUMMA INIURIA”…

A leggere di alcuni fatti non si sa se piangere o ridere… Mi è successo, tempo fà, di leggere di un signore (tale Andrea Maranca di Firenze) che su un autobus affollato di gente, si accorse che un ladro si era impossessato del portafoglio di una signora cieca. Qualificatosi come brigadiere dei carabinieri, blocca il ladro e lo consegna al più vicino comando dell’Arma. La donna ritorna in possesso del suo portafoglio, il ladro viene denunciato a piede libero per furto aggravato ed il signor Maranca viene arrestato “per usurpazione di pubbliche funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria”. Viene anche perquisito e trovato in possesso di una pistola-giocattolo comprata per il nipotino, priva del regolare tappo rosso sulla canna. Di qui l’arresto e la condanna ad otto mesi di reclusione.

Sembra una barzelletta, invece è un fatto di cronaca accaduto a Firenze sull’autobus n. 17. In altri tempi, non molto lontani, questo signore sarebbe stato proposto per un premio della bontà e additato come esempio a grandi e piccoli. Oggi, invece, no!

Oggi, per le cose grosse non si sa (a Milano per gli inquisiti dello scandalo delle tangenti si propongono condoni ed amnistie), ma per le cose piccole si deve pagare. Ad esempio, per un voto alla Madonna, tre cittadini di Mestre hanno dovuto pagare un milione di multa.

Il Pretore di Mestre ha condannato, il 18 giugno scorso, Luciano Ongaro, Alfonso Franceschi e Guerrino Bedini, per occupazione abusiva di suolo pubblico. Fino a 13 anni prima quell’area era ridotta a discarica di materiale edile e, l’intraprendenza dei tre imputati, l’ha trasformata in un giardino fertile e ben curato. Alla morte della moglie dell’Ongaro, per tenere fede ad un voto fatto, questi d’accordo con i due amici ha acquistato una Madonnina e l’ha installata in mezzo all’orto. Piano piano, la gente del quartiere ha cominciato a frequentare e tenere in perfetto ordine quel luogo. Fino a quando, su denuncia dell’ufficio tecnico comunale è partito l’avviso di citazione in giudizio e la condanna del Pretore.

C’è da restare atterriti, episodi come questi, terribili nella loro essenza, evidenziano i rischi che si corrono a far prevalere, in maniera assoluta, la forma sulla sostanza… e, purtroppo, non sono i soli. Già il vecchio ed arcaico diritto romano, in tal senso, sapientemente ammoniva che “summum ius, summa iniuria”…

 

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