GESÙ DI NAZARETH IL REALISMO DI DIO

L’HO SCRITTO PER PASQUA…  (2)

Come ogni anno anche in questa Pasqua voglio scrivere, cercando di mettere in risalto il “cuore” dei grandi momenti della nostra tradizione cristiana.

Nell’omelia della Messa Crismale del 5 aprile scorso, Benedetto XVI ha detto: “Diversi pastori, in base alla loro esperienza, hanno parlato di un analfabetismo religioso che si diffonde in mezzo alla nostra società così intelligente. Gli elementi fondamentali della fede, che in passato ogni bambino conosceva, sono sempre meno noti. Ma per poter vivere ed amare la nostra fede, per poter amare Dio e quindi diventare capaci di ascoltarLo in modo giusto, dobbiamo sapere che cosa Dio ci ha detto; la nostra ragione ed il nostro cuore devono essere toccati dalla sua parola”.

Le parole del Papa mi hanno fatto venire in mente una lettera ad una madre di famiglia di un vescovo russo del secolo scorso,  Michail Gribanovskij, che oltre  ad avere un indubbio significato per noi tutti, ci indica indirettamente quali sono i fermenti e le urgenze che animano oggi la Chiesa nel suo bisogno più vivo…

 

GESU’ DI NAZARET IL REALISMO DI DIO

di Michail Gribanovskij

Cara A.F., attualmente tutto il mio lavoro consiste nel cercare di ricostruire la vita e il carattere di Cristo. Pensi, quello che mi ha maggiormente colpito,  – a parte, naturalmente, le sue doti di grandezza e di purezza – è l’assoluta mancanza di fantasticheria, l’assenza di qualsiasi propensione per l’immaginario e la finzione. Cristo è il più grande realista. Non fa altro che vedere e portare a compimento l’opera che trova a portata di mano. Non cerca affatto di espandersi alla superficie, ma lavora in profondità su quanti si trovano nelle sue immediate vicinanze. Mai una parola artificiosa o un luogo comune: ogni parola risponde al caso concreto che gli si presenta immediatamente.

Non troviamo un solo paragone artificiale; tutti sono ricavati dalle circostanze in cui si trova in quel preciso istante. Se è seduto a mensa, i suoi paragoni vengono da là. Se si trova nei campi, le immagini che usa vengono da là. Se ci sono delle nuvole in cielo, se ne serve. Se il sole sta per tramontare e la notte per scendere, applica questa situazione a se stesso. C’è veramente da stupirsi: decisamente non troviamo in Lui niente di artificiale e di costruito, nessuna finzione nelle parole, nei sentimenti e nemmeno nei gesti. Ad ogni passo percepisce l’ambiente reale, le circostanze reali di quelli che gli stanno attorno; e agisce su di loro immediatamente e con pienezza.

Noi, invece, viviamo sempre in qualche altro luogo, pensiamo e sogniamo sempre qualche altra cosa che si colloca nel passato, o nell’avvenire. Il presente, in qualche modo, scivola sopra di noi. Per noi non è che un elemento tra tanti, non ci assorbe mai interamente e va come alla deriva lontano da noi. Per Cristo non è affatto così. Egli agisce con pienezza sul presente. In Lui non c’è nessuna tendenza verso ciò che non è oggettivo, non c’è la benché minima nota d’insoddisfazione. Benché abbia il mondo intero ai suoi piedi, Egli agisce su un ambiente ristretto, respinto da tutti, incompreso da tutti, eppure agisce con una soddisfazione che è intera e infinita. Persino l’avvenire per Lui non è affatto un gioco d’immagini, un sogno dolce e amaro, ma un presente ineluttabile, una realtà stabilita da Dio. E ne parla ai suoi discepoli semplicemente come di un fatto che deve accadere.

Questa mancanza di vane riflessioni, di sogni, di impulsi, di insoddisfazione per il presente è di aspirazione verso qualcosa che deve venire, la mancanza di tutto quanto deriva dall’immaginazione e dall’artificio è, a mio avviso, uno dei miracoli più grandi, se non il più grande in assoluto.

Questa assenza stupisce in modo particolare noi, uomini di questa epoca non realista, noi che continuiamo a sognare, a riflettere, a scervellarci ma non siamo capaci di vivere la vita vera e reale, noi che non lavoriamo su quello che abbiamo a portata di mano nel momento presente, che non siamo soddisfatti di nessun lavoro perché tutto ci sembra vano e meschino. Benché un filo d’erba possa contenere l’infinito, noi non saremmo soddisfatti neppure dell’intero universo.

Noi viviamo continuamente e di grandi slanci. La sofferenza? E’ sempre la sofferenza del mondo; ma se accanto a noi vive un infelice, non gli concediamo uno sguardo, una parola d’amore. La morale? E’ la morale in senso assoluto; ma noi ci avvoltoliamo, ci insozziamo nei sentimenti cattivi e non ce ne accorgiamo neppure.

Se scrivo tutto questo, è perché l’ho veduto e continuo a vedere, perché ad ogni frase potrei citare degli esempi, e perché vedo in me stesso questa aspirazione diabolica. Questi sogni, questo slancio verso qualcosa di diverso, sono un raggiro diabolico, grazie al quale le nostre energie se ne vanno, se ne va la nostra capacità di applicarsi al compito reale che ci viene proposto nel momento presente, in questo preciso istante, e che sollecita la nostra fatica, i nostri sacrifici, il nostro amore. Se aspiriamo a ciò che è lontano è perché non sappiamo agire per ciò che è vicino. Se sogniamo l’amore universale è perché non sappiamo, amare effettivamente quelli che ci stanno accanto. Se viviamo nel futuro è perché non sappiamo vivere nel presente. Ed è per questo che il presente se ne va alla deriva, si allontana da noi, mediocre come era venuto; noi non l’abbiamo migliorato col nostro amore, con la nostra fatica. Quelli che ci circondano non avvertono la nostra luce e noi, servitori pigri e indolenti, ci consoliamo pure a qualcosa ma, ahimè, si tratta di immaginazione, cioè di vanità.

Mia cara, voglia bene a mia figlia Liza. Le stia molto vicina: è un’opera reale per eccellenza, santa per eccellenza. Non si lasci trascinare verso altre cose. In realtà sono delle illusioni che le tolgono le energie reali. Legga ciò che la può aiutare, lei e il suo compito effettivo. Faccia attenzione, c’è di che riempire centinaia di vite: Liza crescerà, lei deve orientare tutto il suo amore e far sì che le sue energie spirituali e fisiche fioriscano in modo vero; che meraviglia e che bellezza, quante conoscenze, quanti sacrifici e quanta abnegazione ci vogliono. Il mondo intero non vale un’anima. E quest’anima è sotto la sua tutela, sotto la sua influenza.

Oh, questa immaginazione! Non mi suscita altro che orrore. E’ il peggiore dei nemici. Continuiamo a disperderci, a lasciarci trascinare, ma quello che abbiamo a portata di mano se ne va senza il nostro amore, senza i nostri sacrifici.- No, mia cara, combatta anche lei, in nome di Dio, contro questa sete di slanci vani. Il realismo, il più grande realismo è il messaggio che ci viene da Cristo, e noi dobbiamo sottometterci, dobbiamo spezzarci, costi quel che costi. E’ inutile sognare, immaginarsi altro. Bisogna indirizzare il nostro amore e il nostro lavoro su ciò che abbiamo sotto gli occhi e a portata di mano, è qui che bisogna concentrare il meglio delle nostre forze.

ARTICOLO PUBBLICATO PER LA PASQUA DEL 2012

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