HALLOWEEN… UNA FESTA CHE NON CI APPARTIENE
La moda e la retorica ci hanno imposto, negli ultimi anni, una festa che non ha nulla a che fare con le nostre tradizioni e la nostra cultura. Un importante quotidiano nazionale, quasi in perfetta solitudine ha evidenziato: “Ci tocca sorbirci anche Halloween”. Ma cos’è questo Halloween? Dove sta il senso, dove si nasconde il perché di questa messinscena gratuita, di questo abiurare alle nostre usanze per regalarcene di nuove ed estranee alla nostra storia ed alla nostra cultura.
Il nome della festa rimanda alle antiche origini celtiche e al rito del “All Hollow’s Eve”, cioè la vigilia del giorno degli spiriti, che nel calendario dei Celti si celebrava al tramonto del 31 ottobre. La data segnava il passaggio dalla stagione calda dell’inverno e, chiudendo il periodo “circolare”, consentiva la comunicazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In Irlanda e in Scozia si credeva che, in quella notte, i defunti ritornassero dall’aldilà e si dessero ritrovo su colline e alture per festeggiare l’inizio della parte dell’anno dominata da Samhain, il dio delle tenebre. Le creature del regno dei morti arrivavano sulla terra per portare con loro nuovi defunti e per contrastare il loro potere si celebravano riti sacrificali sulle colline.
Ma la notte di Halloween, corrotta perfino della sua vera natura, è stata da noi importata, un po’ per caso e un po’ per goliardia, qualche anno fa, quando le prime zucche cominciarono a campeggiare sui banchi delle birrerie, negli angoli bui dei pub, sugli scaffali immacolati di qualche boutique mestamente alla moda. Niente di male, business is business, così come c’è la festa del papà e quella della mamma, la festa della birra e l’happening del reggiseno, San Valentino, Perugina e la festa del libro…
Certo Halloween sta diventando, anche da noi, un passaggio obbligato, un in alto i calici per la nostra coscienza civica. Peccato che abbiamo dimenticato il gusto delle visite al cimitero, quelle visite dove forse c’era più spirito di circostanza che dolore, ma che al fondo avevano un che di grande, un che di giusto: ricordare i nostri morti, i nostri padri ed i nostri nonni, e dire con un gesto che la vita, quando si spegne, vale almeno un fiore. Questo non lo facciamo quasi più, come le preghiere che s’infrangono sulle labbra dei bambini, questa beata ignoranza che si regala il Paese dei cioè, che dimentica e, non pago, s’inventa una ragione per dimenticare, sia lo spirito laico sia lo svecchiamento dei costumi.
In compenso ci regalano la festa di Halloween e la stanno facendo diventare più popolare che mai, facendola intrufolare addirittura nelle scuole. E proprio dal mondo della scuola, tempo addietro, mi è piaciuto riportare, in una rubrica che tenevo su un giornale di Nicotera, un giudizio “fuori dal coro”, rispetto ai tanti, ormai omologati che abbiamo avuto modo, nostro malgrado, di leggere su tante riviste proprio sulla notte di Halloween. Forse, a prendere una simile posizione ci è voluto molto coraggio, più di quanto si possa immaginare, però una persona che ancora ha a cuore i fondamenti della nostra cultura cristiana, non può, anche se solo in cuor suo, non ammettere che Halloween è una festa, anzi non una festa ma un rito consumistico e carnevalesco, che non ci appartiene e non la si può accettare solo perché è una occasione nuova per “fare ancora casino”.
E proprio perché da qualche anno è entrata prepotentemente negli usi dei più giovani, ben felici di questa sorta di “carnevale bis”, che cade giusto in concomitanza con la Festa dei Santi e la Commemorazione dei Defunti, le parole più pesanti sono arrivate diversi anni fa, dall’Arcivescovo di Palermo, Salvatore De Giorgi, che si è detto “amareggiato perché le due feste liturgiche, tra le più care al nostro popolo e alla nostra cultura cristiana, la solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei defunti, sono state contaminate da un rito consumistico e carnevalesco, di importazione americana, che non solo non ha nulla in comune con le nostre tradizioni religiose, ma costituisce un’offesa all’autentica pietà verso i defunti e anche un ulteriore segno di cedimento alle invadenti espressioni colonizzatrici della globalizzazione”.
Mi ha fatto piacere leggere questi duri ma essenziali e necessari giudizi, anche perché mi è risultato ancora più chiaro come non sono gli americani che ci vogliono plagiare, siamo noi che ci plagiamo da soli, da quando abbiamo perso i nostri appigli ed i fondamenti delle nostre radici cristiane e si sono sfarinate le nostre certezze e, piuttosto che andare alla ricerca di ciò che ci ricorda chi siamo, ci appoggiamo a tutto ciò che ci fa dimenticare tutto: dalle radici della nostra fede, alle tradizioni e ai nostri riti più cari, a cominciare dalla Commemorazione dei nostri Defunti.
E allora non possiamo accettare ogni anything goes, tutto va bene, specie se è colorato e zuccheroso come Halloween.
Peccato che le tradizioni nessuno se le sceglie, alcune sono buone altre cattive… noi ci ritroviamo San Nicola e Santa Lucia, la Befana ed i Magi, tanto per citarne qualcuna di quelle che hanno accompagnato, egregiamente, non solo il periodo della nostra infanzia. Ma Halloween non fa parte del pacchetto, e bene fa chi tiene fuori le zucche, e non solo dalla scuola o dalla Chiesa.