LA NOTTE PORTA CON SÉ LE STORIE PIÙ MAGICHE… CHE RISCALDANO IL CUORE!

Qualche giorno addietro, aveva già fatto buio da poco, dal fondo della strada ho notato (o mi è parso di notare!) che la mia vecchia casa era illuminata. Chi poteva essere, mi domandai, mentre camminavo lentamente e pensavo alla strana ed impossibile luce! La luce era accesa, anche se non c’è più l’allaccio alla corrente, qualcuno ci doveva essere: forse era tornato mio fratello pensai sorpreso e adesso sta in mezzo alla stanza come faceva di solito. Ho anche pensato, per un attimo, prima di realizzare che ormai è morta da quasi un anno, che forse mia mamma stava mettendo in ordine la stanza. La luce, quieta e paziente, stava ad indicare che là dentro qualcuno era entrato. Entrai in casa e trovai il silenzio, quel silenzio che invade ormai la casa da quasi un anno, udii risuonare sordamente soltanto i miei passi, con l’inospitale eco delle case disabitate.

Nella casa non c’era anima viva, non c’era nessuno seduto sotto la lampada dove mia mamma lavorava con l’uncinetto, non c’era nessuno seduto al tavolo dove mio padre giocava da solo a carte, con la televisione accesa. E la luce che avevo intravisto dalla strada… la luce era anche spenta. Da uno spiraglio di luce che entrava della finestra si notava che nella stanza c’era un pò di polvere a dare un tono di solitudine che prima non c’era, ma il resto era rimasto tutto uguale. Povera stanza, con la luce sempre accesa, in tante interminabili notti ad aspettare che io e mio fratello tornassimo a casa. Oggi può essere “vuota” ma è ancora calda, nonostante le finestre chiuse e il silenzio che la pervade. Un silenzio che, mentre mi fa contemplare le librerie, le foto in cornice su una mensola a lato della finestra, quelle di mia mamma e mio papà, con un lumino acceso davanti, di fatto mi assale peggio di un urlo e, mentre pensieroso e malinconico mi guardo intorno, osservando i muri un pò ingrigiti e silenziosi, mi sento addosso una sottile angoscia e provo a chiedermi: “Cosa ci faccio in questa stanza muta, cosa mi ha portato qua, cosa cerco, cosa aspetto”.

I vecchi e familiari arredi appesi al muro o poggiati sulle mensole sembrano vegliare sulla casa oggi dormiente. Quanta vita hanno visto passare, anche se oggi non odono più gli echi quotidiani dei rumori della casa. Oggi regna solo il silenzio, un silenzio dove tutto appare esageratamente grigio, anche il tavolo e la sedia vuota sembrano aspettare qualcuno. In quale strano incantesimo mi sono trovato: essere nella casa dove sono nato e cresciuto, con la sensazione di non esserci mai stato… ma non è così! Non è così perché è bello e vivo il fiore sul balcone che ricorda tante belle sensazioni e, per questo, non bisogna dimenticare di innaffiarlo.

Nella casa l’apparenza delle cose è resa opaca dal silenzio, ma gli oggetti sacri che ancora delicatamente la arredano rendono vivo il ricordo di una vita che mai si dimenticherà, con l’ulivo delle Palme ormai secco, nel posto dove è sempre stato, che rimanda ad un “segno” nascosto che parla di tante cose che hanno reso bella e significativa la vita, nonostante l’apparente silenzio di oggi.

Nello spazio di pochi attimi ho percepito sempre più vibrante l’attesa che qualcuno entrasse nella stanza per venire a cercarmi, che accendesse la lampada sopra la sedia… la nostalgia della lampada accesa ha fatto scendere una velata lacrima che mi ha riscaldato nel riprendere la strada di casa.

CONGRATULAZIONI. Che tu sappia tenere la penna e usarla magistralmente per fissare sulla carta i tuoi pensieri e le tue riflessioni, te l’ho detto e ripetuto cento volte. Questa sera, velato di profonda nostalgia, ci consegni uno scritto che e’ intriso di ricordi. I ricordi del cuore che spesso, irrefrenabili, riaffiorano spontaneamente. Basta poco: un particolare; una circostanza. L’illusione di una luce accesa. La luce che, nel ricordo dei genitori defunti continua a splendere nel profondo del cuore e dei sentimenti; la luce che rischiara il ricordo degli ambienti cari nei quali hai vissuto tutta la vita e i soprammobili che sono ancora sugli stessi mobili sui quali li aveva messi la mamma… Il tavolo sul quale Papa’ con le carte “napoletane” impegnava il suo tempo libero nel vecchio gioco del solitario. Ricordi che hai scritto intingendo la penna nel mare dei ricordi e degli affetti. Ed e’ piu’ che naturale che gli occhi cedano alla commozione. Bravo Michele. Questa pagina non e’ solo una bella pagina di narrativa. E’ anche il modo migliore per ricordare i genitori nel giorno della commemorazione dei defunti. Un abbraccio.

Umberto Di Stilo

Grazie Michele per queste riflessioni, per l’umiltà con le quali ce le hai esternate, leggo in te la saggia accettazione di un uomo adulto che apre quella porta con sicurezza e insieme avverto le vibrazioni fragili di te bambino, che torni indietro a percepire i rumori e i profumi di una vita piena: la vita che si respira in una casa.
È un argomento a me caro sì, hai ragione, ed è stato come sentirmi strappare le parole di bocca o meglio, dall’anima.
Hai fatto parlare il mio dolore muto perché conosco quelle sensazioni e le ho rivissute insieme a te nel tuo scritto, riconosco il tempo che si ferma in quegli istanti di beatitudine infinita che segnano la strada verso il bene, poiché a volte siamo costretti a percorrerla a ritroso per ritrovarne il senso. Perché l’amore che abbiamo ricevuto sa essere luce ed è li’ ad aspettarci, pronto a farsi ricordare, nel cigolio degli armadietti che non si aprono più, nel tintinnio delle posate riposte, nei fogli grandi di un calendario rimasto fermo a quei giorni dove annotati per sempre ci sono speranze e dignità.
Non c’è parola degna forse di un tale sentimento, e forse quel silenzio in cui sprofondano le nostre case e i nostri cuori serve a ritornare come un eco, come la conferma che tutto è stato vero, o a restituirci il frastuono della gioia condivisa fra le pareti preziose della vita che è trascorsa, intensa, rigogliosa, scandita dai profumi della nostra cucina e dalla carezza insostituibile di una madre

Tyana Fasanaro

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Una risposta

  1. Salvatore massara ha detto:

    Come sempre caro michele…la tua penna é il cuore.

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