LETTERA AL PRESIDENTE MATTARELLA
Mi scusi Presidente, se arrivo a disturbarla in un momento così delicato non solo per Lei: ma come faccio a non dirle che non vorrei essere al suo posto di fronte alla Storia. Tra i poteri propri della sua carica, forse il solo “reale”, è libertà della nomina del presidente del Consiglio. Ma in tutto questo che sta succedendo in questi giorni, con quale spirito Lei si accinge ad affidare le sorti della nostra Italia in questo “bordello” (per dirla con padre Dante) che stiamo assistendo in questi giorni. La Storia giudicherà la sua scelta, che non è facile, ma non è neanche difficile a voler leggere la realtà per quello che si sta svelando in questi giorni.
Poi ritengo una cattiva ingerenza e una forte scorrettezza nei suoi riguardi il commento di Trump rimbalzato ieri sulla stampa: in questa fase delicata doveva stare zitto per riguardo a Lei e a quello che rappresenta. Ma gli equivoci si accavallano, come sempre d’altronde, e purtroppo, come scriveva Montanelli tempo addietro: “l’equivoco è il clima naturale di un Paese, abituato da secoli a ignorare esso stesso da che parte sta, e come ci sta. Se davvero esiste, come vogliono i retori, un ‘genio della stirpe’, è qui che dobbiamo ricercarlo: nell’arte, veramente consumata, di restare sempre a mezz’aria, né carne né pesce, disponibili a tutto ed al contrario di tutto. Non per nulla, nella nostra lingua l’avverbio di più largo consumo è ‘eventualmente’. Tutto ciò che facciamo, lo facciamo con la tacita riserva che, eventualmente, ne potremmo fare un’altra. Anche i nostri rapporti con Dio sono eventuali. Non ci crediamo. Ma sul letto di morte potremo, eventualmente, chiamare il confessore”.
Già… Buona fortuna Presidente, ne ha bisogno Lei e, ancora di più, la nostra Italia.
Che Dio ci assista…