LETTERE DI DON AGOSTINO GIOVINAZZO AI GALATRESI…
Sarebbe bello avere la possibilità di poter raccogliere i ricordi che tanti nostri parrocchiani conservano, nella profondità dei loro cuori, e tessere un mosaico che delinei i contorni più significativi della figura di don Agostino Giovinazzo.
Anch’io custodisco tanti, tantissimi, ricordi di don Agostino, dai quali continuo, ancora oggi, a trarre motivo di attonita commozione: per la sua intelligenza fortemente intuitiva, per il suo animo di una mitezza e di una semplicità e riservatezza sorprendenti e, soprattutto, per il suo grande cuore… un cuore candido, perfino ingenuo come quello di un bambino, un cuore generoso… il cuore di un autentico pastore.
Oggi, dopo aver sentito tanti “commenti” sui quali eventualmente ritornerò a scrivere in seguito, mi piace ricordare don Agostino riproponendo dal Calvario della sua malattia, le nobili parole rivolte alla nostra comunità, al Sindaco, a don Cosimo che testimoniano una grande sensibilità e un grande attaccamento alla nostra comunità. Una riconoscenza particolare è stata dimostrata anche verso il Vescovo della Diocesi, Mons. Luciano Bux, che durante la settimana Santa è venuto personalmente a celebrare tutti i riti a Galatro, al suo posto. Scriveva don Agostino: “Avrebbe potuto benissimo mandare un semplice sostituto; invece con un gesto di nobiltà d’animo verso di me e verso Galatro è stato lui stesso a celebrare la liturgia del Giovedì Santo. E Galatro ne deve essere orgogliosa, ricordandolo con gratitudine”.
E mi piace anche aggiungere come, nel giorno del suo venticinquesimo anniversario di sacerdozio, durante la cerimonia in suo onore, aveva espresso, con semplicità ed umiltà, il profondo attaccamento al popolo di Galatro che gli era stato affidato, e oggi quelle parole, unite alle due lettere inviate durante la sua malattia, rappresentano il suo testamento spirituale: “Un pensiero a Mons. De Chiara che mi ha elevato alla dignità sacerdotale… una cara persona che per me ha avuto atteggiamenti paterni… la domanda più ricorrente di questi giorni è: sono stato all’altezza del compito affidatomi? Ho fatto quanto era in mio dovere fare? Potevo fare meglio e invece non l’ho fatto? Spero che i miei superiori ed il popolo di Galatro, dove ho vissuto la maggior parte dei miei anni, siano benevoli nel giudizio… Ognuno di noi avrà motivo, dentro di sé, per dire grazie a Dio ed io ho un motivo in più per dire grazie anche a voi tutti che questa sera mi onorate in tal modo: Vi dico di tutto cuore grazie e vi chiedo perdono dei miei errori. Pregate il Signore per me”.
La lettera di don Agostino alla Comunità parrocchiale in occasione della Pasqua
Verona Quaresima 2002
Galatro Pasqua 2002
Carissimi amici ed amiche, dopo 28 anni purtroppo non sono con voi a celebrare le gioie della Pasqua. Se il corpo però mi tiene lontano, i miei occhi vi vedono tutti indistintamente.
Vedo il coro delle ragazze che tremano ansiose per l’esito dei canti, vedo il gruppo dei Lettori guidati da Suor Tommasina, vedo in prima fila le persone che vogliono seguire con maggiore attenzione la funzione liturgica, vedo la Cappella del SS.mo artisticamente addobbata dalla nostra Maestra fioriera, vedo anche i giovani in fondo alla Chiesa che
parlano e scherzano con il braciere: siete tutti davanti a me, non mi sfugge nessuno dagli occhi, vi vedo uno a uno: siete la famiglia di Dio, e se permettete anche la mia famiglia, riunita per la festa e, come in ogni casa, ci sono i figlioli più buoni e quelli più discoli.
Celebrate con gioia la festa di Pasqua: è il giorno trionfale della liberazione.
Gesù è venuto per salvarci e perciò dobbiamo essere felici.
Avere un amico così grande e generoso rallegra gli animi e conforta nelle pene.Per rendere più splendida e entusiasta la celebrazione accendete tutte le luci possibili e immaginabili: sarà per me un grande conforto vedervi gioire.
Ringrazio di tutto cuore e con tutto l’affetto possibile il buon don Cosimo che egregiamente mi ha sostituito: la fraternità sacerdotale si dimostra nelle necessità e nel bisogno e lui è stato così bravo che non ha esitato a prendersi cura delle vostre anime nel momento più importante nella vita di una Parrocchia.
Spero solo che non lo abbiate assillato: aspettate me, per assillarmi.
Dio sa cosa fa e perché lo fa: noi dobbiamo solo ubbidire ed adorare; è quello che con tutte le forze morali a mia disposizione ho compiuto in questi mesi di obbligato ritiro: la mia Fede in Dio non è venuta mai meno, grazie a Lui.
E così sia anche per voi sempre, per tutti gli anni di vita che il Signore vorrà donarci. Mi ha dato una Croce pesantissima, ma col vostro sostegno e conforto l’ho portata e spero di portarla ancora, se è necessario per completare con la nostra carne quello che manca alla Passione di Gesù.
Questa Croce mi ha cambiato dentro e fuori. Cercherò di farvi tesoro delle cose nuove che ho appreso in questi mesi e raccontarvi come ho vissuto questi orribili giorni.
Alla fine della celebrazione, come segno di FESTA per tutti, sani e malati, giovani e anziani, fate un GRANDISSIMO MA VERAMENTE GRANDISSIMO BATTIMANI DI GIOIA: E’ PASQUA, GESU’ È RISORTO: VIVA LA VITA, LA MORTE È STATA VINTA.
Gioite, cari amici ed amiche, non siate tristi, fate festa, perché Gesù è la nostra festa e lui è in mezzo a noi e quando lo sposo è con noi non possiamo fare digiuno: Gesù è lo sposo dell’umanità e noi con lui dobbiamo fare festa: è un obbligo di fede.
Grazie per avermi prestato la vostra attenzione in questa notte cosi lunga. Quando tornerò, vi ringrazierò uno per uno con tutto l’affetto possibile che non potrà mai essere uguale al sostegno fisico e morale che mi avete dato.
Se torno guarito, la maggior parte del merito l’avete voi che mi avete sostenuto prima con le vostre preghiere e poi con affetto e stima: sono stati una meravigliosa sorpresa, non sapevo di avere tanti amici così sinceri e vi chiedo perciò scusa se non me ne sono accorto prima.
AUGURI A TUTTI, CON TUTTO IL MIO CUORE E IL MO ANIMO, DI BUONA PASQUA ANDATE A CASA E DOMANI FATE UNA GRANDE FESTA PERCHÉ GESÙ È RISORTO.
Saluti di cuore, don Agostino.
Giovedì Santo, 28 marzo 2002
La lettera di Don Agostino Giovinazzo al Sindaco di Galatro
Egr. Sig. Sindaco Giovanni Papa,
La ringrazio vivamente per aver presenziato il Giovedì Santo le funzioni parrocchiali insieme alla comunità ed al Vescovo.
Estenda i più vivi complimenti a tutto il Consiglio Comunale ed alla Giunta, nonché al Corpo dei Vigili Urbani per essere stati presenti ad una giornata che per la storia di Galatro deve essere annoverata tra le più belle e importanti: mai, a memoria di uomo, si è visto un Vescovo che in uno dei giorni più solenni della liturgia cattolica abbia lasciato la Diocesi per recarsi in una parrocchia a sostituire il parroco malato.
Avrebbe potuto benissimo mandare un semplice sostituto; invece con un gesto di nobiltà d’animo verso di me e verso Galatro è stato lui stesso a celebrare la liturgia del Giovedì Santo.
E Galatro ne deve essere orgogliosa, ricordandolo con gratitudine.
La ringrazio anche per le belle parole che ha pronunziato nei miei riguardi, come ho avuto modo di ascoltare attraverso una registrazione che mi è stata inviata: mi hanno messo a disagio e non so come dovrò sdebitarmi quando sarò di ritorno in mezzo a voi; avere tanti amici ed estimatori è stata una bella sorpresa per me.
Spero con l’aiuto di Dio di tornare tra voi sano e pronto a riprendere il lavoro interrotto; se poi ha deciso diversamente, sono sempre pronto a fare la sua volontà.
Con immensa gratitudine, suo don Agostino Giovinazzo.
Verona, 6 aprile 2002