L’OMBRA DEL PADRE – IL ROMANZO DI GIUSEPPE

Capita spesso, soprattutto in estate, che qualche amico ci chieda consiglio su qualche buon libro da leggere. Cosa assai ardua, perché non tutti i libri che piacciono a noi possono piacere ai nostri amici: storie diverse, gusti diversi, aspettative e desideri diversi. Per cui quella che potrebbe sembrare una risposta semplicissima, diventa un qualcosa di terribilmente complicato.

Ma, qualche volta, bisogna azzardare e, in questo caso, penso di non andare lontano dai gusti del mio amico Giovanni Lunetta, che oggi dalla sua bacheca di Facebook ha chiesto: “Ciao a tutti. Oggi vi chiedo consigli di letture. Per vari anni sono stato lontano…  perciò mi sono perso la lettura di tanti libri consigliati… per favore mi suggerite qualcuno dei romanzi consigliati che vi è piaciuto? Grazie mille!”.

Nelle settimane passate ho riletto un vecchio libro (la prima edizione mi pare del 1978) dove lo scrittore polacco Jan Dobraczynski si è cimentato nell’impresa di ricostruire la “storia di Giuseppe”. Giuseppe vi emerge come il “tipo” dell’uomo credente, posto improvvisamente di fronte ad una imprevedibile chiamata di Dio. Incarnazione “ideale” del resto d’Israele, è combattuto lungo tutto il corso della sua vita fra le giuste esigenze umane e la richiesta improrogabile di Dio. In questa tensione continua egli macera e matura la propria fede.

“L’ombra del padre” si presenta con una scrittura semplice e, a tratti, asciutta, completamente volta al mettere in luce una figura assai importante sebbene spesso rimasta un pochino “in ombra”: Giuseppe.

Voglio presentare una recensione di Giuliano Brenna, veramente fantastica e, di seguito, riportare il brano del libro dove l’autore racconta di come Giuseppe incontra Maria per la prima volta.  Non penso di aggiungere altro, se non “buona lettura” a chi, per curiosità o altro, accetterà il mio consiglio. Non ve ne pentirete.

Jan Dobraczynski – L’ombra del padre (di Giuliano Brenna)

“L’ombra del padre” è “il romanzo di Giuseppe”, come esplicitato nel sottotitolo, quel Giuseppe noto alla storia per essere stato il padre di Gesù, o perlomeno, il padre “terrestre” o putativo.

Giuseppe vive la sua tranquilla esistenza di falegname, segnata soprattutto dal profondo amore misto a vero rispetto per il padre e per l’altra metà del mondo, quella vista troppo spesso come due braccia da lavoro, ovvero le donne. Egli vive animato dall’amore per le persone più deboli e fragili, viste quasi come un’umanità posta su di uno scalino più sotto rispetto alla società degli uomini. Tuttavia Giuseppe nutre in cuor suo il desiderio di sposarsi, con la donna che ama, e crescere una famiglia come tanti altri. Nel momento in cui vede Miriam sente nel suo cuore di essere pronto a costruire la sua famiglia, ama teneramente questa giovane donna incontrata per caso al pozzo ma l’Altissimo ha in serbo qualcosa di diverso rispetto ad una famiglia normale. Miriam porta in grembo Gesù, e a Giuseppe non sarà consentito di giacere con la sua Sposa, ma sapendo chi è il vero Padre del bimbo, accetta di buon grado e si sottomette ad un destino forse già interamente segnato per lui. Il suo compito sarà quello di amare ed accudire sua moglie e il figlio che ella dà alla luce rinunciando al contempo, oltre ad essere un marito e padre normale, anche agli agi che la sua professione gli consentirebbe. Nel cuore di Giuseppe vi è un profondo e vero amore per la donnache ha scelto come sua sposa, ma accanto a questo puro e luminoso sentimento a volte galleggiano, come pulviscolo nei fasci di luce, scuri granelli di dubbi su quanto gli sta accadendo. Egli ama teneramente il figlio che Miriam dà alla luce, ma è tormentato dal dubbio, gli è difficile comprendere sino in fondo il compito che Dio gli ha donato. Spesso è Miriam stessa a fugare gli interrogativi, altre volte è la forte fede di Giuseppe, sorretta da un amore profondo, a donargli la forza necessaria per proseguire un cammino che non pare mai giungere ad un piano, ma è sempre in salita. Col passare degli anni Gesù cresce ed inevitabilmente avviene il distacco dal padre terreno per potersi ricongiungere al disegno che il vero padre ha per lui.

Per Giuseppe sarà un autentico percorso di vera fede quello che si dipana lungo la sua vita, giungerà ad amare Gesù come figlio di Dio, risolvendo i propri dubbi umani con l’aiuto dell’amore, ed è l’Amore a permeare sia la storia di questo uomo giunto a tenere tra le braccia Dio, sia la narrazione di Dobraczynski, nella sua accurata ricostruzione storica. Giuseppe giunge ad amare Dio ed il di lui figlio solo facendo affidamento sulla forza dell’amore. E viceversa l’autore del libro ci dice come dalla purezza di un cuore capace di amore e rispetto per il prossimo possa vedere la luce l’amore per Dio, spesso difficile da capire ed arduo da vivere pienamente ma capace di dare la pace del cuore anche in situazioni difficili.

Dobraczynski narra questa delicata vicenda con rigorosa precisione storica dandogli spesso tinte romanzesche senza tuttavia cadere nella tentazione di riscrivere passi dei vangeli per dare una coloritura più allettante alla narrazione, anzi la sua scrittura semplice e, a tratti, asciutta è completamente volta al mettere in luce una figura assai importante sebbene spesso rimasta un pochino “in ombra”. Già l’ombra del titolo è un grande spunto di riflessione, Giuseppe accetta di essere l’ombra sulla Terra del Padre Celeste, ma l’ombra non si stacca mai dai passi di chi la produce, ed osservando il vivido fulgore del grande evento della nascita di Gesù, vi è la figura del padre terreno, che non si nota immediatamente ma getta comunque la sua ombra al pari degli altri “personaggi” che lo animano. O addirittura si può giungere a pensare che Giuseppe nei primi anni della vita di Gesù, quando le mille difficoltà facevano temere che Dio avesse lasciato a loro stessi i membri della Sacra famiglia, sia riuscito a gettare la propria ombra sul Padre, non per desiderio di sostituirsi ad esso, ma semplicemente con la sua abnegazione e continua presenza. Ma queste sono supposizioni, quel che è certo è che il libro è una bellissima lettura, a tratti molto avvincente, e capace di portare serenità nei cuori di chi lo legge, quella serenità che ai giorni nostri è spesso assai difficile da trovare, ma seguendo l’ombra del padre si trova un cammino capace di condurre il cuore alla pura e semplice serenità, questo cammino si svolge su una strada a volte impervia ma che vale la pena percorrere e lungo essa vi si trova un solo segnale ad indicare la direzione corretta, su quel segnale vi è scritto “amore”.

Con l’augurio di trovarci tutti su quella strada.

Come Dobraczynski narra, con tanta delicatezza, il primo incontro tra Giuseppe e Maria:

Stava per calare il secchio, allorché sentì una voce. Qualcuno si avvicinava al pozzo cantando. La voce era quella di una ragazza, forse addirittura di una ragazzina. Il suo canto aveva un suono gioioso.

Sugli scalini scalpicciavano dei passi. Volse il capo verso l’alto. La ragazza corse leggera giù per gli scalini. La sua figura sullo sfondo illuminato dal sole sembrava quella di una ragazzina. Aveva i piedi nudi e la tunica arrotolata. Sulla testa teneva la brocca. La sosteneva con una mano. Nonostante si muovesse in fretta, la brocca stava ferma come se stesse incollata al suo capo.

Alla vista dell’uomo ritto presso il parapetto smise subito di cantare e si fermò a metà degli scalini. Ma sul suo viso non si notava timore, forse soltanto un po’ di sorpresa. Sicuramente conosceva tutti nella città e l’aveva stupita la vista di un estraneo.

Il suo viso era quello di una bimba che diventa adolescente. Non colpiva la grande bellezza. Sembrava molto comune. Aveva la pelle della fronte e delle guance scura, come quella delle persone avvezze a lavorare sotto il sole cocente. Gli occhi erano scuri, profondi come il pozzo sul quale si era chinato un momento prima. I capelli biondo scuri, gettati all’indietro, erano stretti in un codino, legato da un piccolo nastro. Agli orecchi portava due pendenti rossi.

Anche se quel viso alla prima occhiata non richiamava l’attenzione, se lo si guardava per un momento incominciava ad attirare lo sguardo. Esteriormente aveva il fascino dell’adolescente. Tuttavia pareva possedere uno splendore che al tempo stesso illuminava la superficie e pareva come provenire dal profondo. Lo sguardo dell’osservatore cercava involontariamente di dirigersi alla fonte di quello splendore. Scopriva, sotto lo strato dell’infanzia, qualcosa di simile alla maturità, come una pienezza di vita nascosta.

Adesso ormai la ragazza scendeva gli scalini adagio. Guardava interrogativamente Giuseppe, che continuava a tenere il secchio in mano. Sapeva che le donne della Galilea di solito erano meno ritrose di quelle della Giudea; ella tuttavia riteneva evidentemente che non stava bene rivolgersi per prima ad un uomo sconosciuto. E Giuseppe si sentì all’improvviso inesplicabilmente timido. Dopo quanto gli era parso di scorgere sul viso di lei, egli abbassò lo sguardo. Non aveva il coraggio di continuare a guardare la ragazza. Il suo sguardo non poteva staccarsi dai piedi nudi di lei. Per un lungo momento stettero così tacendo l’uno di fronte all’altra. Finalmente Giuseppe vinse la timidezza. Sollevò il capo. Si rese conto che la ragazza era vestita con una tunica modesta, di lino, lavata più volte. Le mani con le quali reggeva la brocca erano piccine, ma forti, avvezze alle fatiche. La brocca aveva lasciato tra i suoi capelli qualche zolla di terra. In fondo si tratta di una ragazza qualunque, si disse. La sua piccola bocca pareva tremare per un sorriso trattenuto. Tuttavia non provò a guardarla negli occhi.

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