MASTRO PEPPINO PANCALLO

Peppino Pancallo

Peppino Pancallo

È veramente difficile, per noi uomini del terzo millennio, immaginare il nostro mondo senza la fotografia: noi fondiamo una parte essenziale della nostra cultura e del nostro sapere sulle fotografie.
Così come non si può negare di provare un sottile, e misterioso, piacere nello scoprire delle vecchie fotografie…
La fotografia è ormai per noi arte, storia, scienza, divertimento; insomma qualcosa da cui non possiamo più separarci, tanto che se, improvvisamente, dovessimo fare a meno del mezzo fotografico e delle fotografie che abbiamo accumulato, vivremmo una sorta di naufragio: di perdita della memoria e, insieme, di terribile indebolimento della nostra identità culturale.
Per questo ritengo che, anche se mai nessuno gli ha dedicato un rigo, dobbiamo essere riconoscenti verso quel mastro Peppino Pancallo, il fotografo della Galatro del dopoguerra, al quale dobbiamo il merito di quasi tutta la documentazione fotografica che il nostro paese ha fino al 1957.

Pancallo

Le famose fotografie con il timbro blu e la cornice con impresso sul retro, insieme alla data: “Fotogr. G. Pancallo (Reggio Calabria) Galatro” (come quella della processione della Madonna della Montagna dell’8 settembre 1949); queste foto racchiudono momenti della tradizione più autentica e vera della realtà galatrese, riuscendo a far sopravvivere nelle immagini, ciò che il tempo, inesorabilmente, ha dimenticato.
In tutte queste immagini, ho modo di pensare che l’obiettivo del “nostro” fotografo aveva colto in pieno la portata del nuovo mezzo di rappresentazione della realtà e, volendo essere realisti fino in fondo, possiamo anche considerare mastro Peppino un “dilettante” e non un “professionista” della fotografia; ma attenzione, questo “dilettante” ha dimostrato di avere delle cognizioni forse superiori a tanti fotografi professionisti dell’epoca, perché ci ha trasmesso le emozioni ed i sentimenti più intensi della vita come si svolgeva a Galatro, sino alla fine degli anni Cinquanta; infatti, nelle sue foto vi è rappresentata tutta una umanità che ha sviluppato nel nostro paese, strada per strada, una bella storia fatta di immagini, di momenti molto intensi di una Galatro così come era molti anni fa: immagini che ricordano, raccontano, e fermano con un gusto dolce-amaro, dei momenti molto belli della comunità galatrese e, ancora oggi, riescono a trasmettere un fascino di fronte al quale non si può restare indifferenti.

Timbro Pancallo

Timbro Pancallo

E’ proprio questo fascino che, ancora oggi, le foto che mastro Peppino ha consegnato alla Storia del nostro paese, trasmettono che mi piace mettere in risalto: ogni immagine, pregevole o comune che sia, ha una sua storia, legata alla gente semplice di Galatro, che non vuole essere solo il ricordo di un tempo ormai, inevitabilmente, andato; né il recupero sentimentale della tradizione del nostro paese… vuole essere, invece, la testimonianza di una umanità schietta e semplice, essenziale e vera, dove scorrendo le varie immagini, sembra di sfogliare un vecchio album fotografico di famiglia, perché ognuno può scoprire i propri parenti e amici, con i tanti che, ormai, non ci sono più e molti possiamo conoscere solo nelle immagini.
Perché negare come, per quanto mi riguarda, mi piace vedere e rivedere una foto di gruppo, sicuramente scattata alla Villa Comunale, dove mastro Peppino è circondato da tanti amici e, fra i tanti, spicca un bel giovanotto, sorridente, elegante, con i pantaloni alla zuava… quel bel giovanotto è mio padre, ad un’età in cui io non l’ho mai potuto conoscere e con la bellezza, e freschezza, di una gioventù che, con il trascorrere del tempo, solo le vecchie foto ci possono mostrare. Io, così come si presenta in quella foto, mio padre non l’ho mai potuto vedere!
Giuseppe Pancallo, era nato a Galatro nel 1910 ed è morto, tragicamente, nel 1957 sulla strada che dal vecchio Bivio porta a Galatro.

Pancallo

Pancallo

Conosciuto come “mastru Peppinu l’Asturu”, era obbligato, a causa della sua malattia a stare sulla carrozzella a rotelle munita di pedali che azionava con le braccia: pare che abbia dovuto seguire un tortuoso iter burocratico, per riuscire ad ottenere la carrozzella con la quale si muoveva: invano aveva presentato diverse istanze al Prefetto di allora, fino a quando le richieste del nostro fotografo sono arrivate direttamente sulla scrivania di Benito Mussolini che, appena venuto a conoscenza del caso, provvedeva subito a che fosse esaudito il bisogno della tanto attesa, quanto necessaria, carrozzella per il nostro fotografo.

Mastro Peppino, al tempo in cui è vissuto, era “il” fotografo di Galatro e non solo scattava le fotografie, ma le stampava anche, in una stanza buia adibita a laboratorio, usando una piccola bacinella ed alla presenza di tanti ragazzi che aspettavano, impazienti, di vedere l’immagine che si materializzava sul cartoncino: i presenti lo vedevano scandire, con le dita della mano, il tempo necessario per lo sviluppo della pellicola e per la stampa, con una pazienza certosina e con la testa piegata da un lato, a causa della sua malattia, che non gli lasciava liberi i movimenti.

Pancallo

Pare che tutti i pomeriggi li dedicava allo sviluppo e alla stampa delle foto: processioni, ritratti, funerali, tutto quanto serviva per documentare la vita ed i personaggi, del nostro paese: si trattava, fondamentalmente, d’immagini con le quali mastro Peppino provava a soddisfare le richieste dei nostri compaesani che cercavano, attraverso la fotografia, di ricostruire la loro sfera affettiva in un’epoca piena di separazioni causate dall’emigrazione, dalle malattie e dalla morte. Non è raro il caso di vedere delle fotografie fatte ai defunti: la fotografia ai defunti rispondeva al desiderio delle persone di conservare il volto dei familiari, per perpetuarne il ricordo.
Le immagini del nostro fotografo parlano, con chiarezza, talvolta con crudezza e sentimento, della nostra terra di Galatro, della sua gente, della sua devozione: della vita e della morte e di tutto quanto, in quell’attimo fissato nel tempo, può diventare infinito e avere la capacità di trasmettere ricordi, affetti, amore e cultura, anche a noi che contempliamo quelle immagini in un mondo, ormai, diverso da quello in cui è stato fermato quell’attimo.
Il più delle volte mastro Peppino veniva distratto dai ragazzi presenti mentre sviluppava le fotografie e, se la foto non aveva le caratteristiche che lui pretendeva, ripeteva la stampa più volte.

Pancallo

Pancallo

Mastro Peppino non scattava solo fotografie… riparava e noleggiava ai ragazzi di Galatro due biciclette, rarissime per quel tempo; bicicletta che lui chiamava “ ‘a crapetta”!
Quando si bucava qualche ruota era sempre lui che, nonostante le difficoltà di movimenti che aveva, toglieva il copertone e metteva subito la “pezza con il mastice” e “’a crapetta” era subito pronta per l’uso.
E non riparava solo le gomme delle biciclette… sostituiva i pattini dei freni (con qualche raro e vecchio copertone di macchina ne ricavava il necessario) e riusciva a riparare anche i freni a bastone delle biciclette.
Poi, nel 1957, il passaggio del giro ciclistico dal bivio (così come avveniva fino a qualche tempo addietro): mastro Peppino e gli amici che lo accompagnavano sempre, non potevano mancare a quest’appuntamento… un appuntamento che, questa volta, per lui si rivelò fatale, in quanto al ritorno verso Galatro, una accidentale caduta in un burrone ha posto fine alla sua esistenza… e oggi, nel nostro paese, nonostante le sue fotografie continuano a passare di mano in mano, nessuno lo ricorda più: non nego che ho faticato parecchio, perfino a trovare la tomba per rendergli un saluto durante la settimana dei morti.

Pancallo

Pancallo

Questa è la storia del nostro “fotografo”… diciamo di un “dilettante” fotografo che con la sua produzione fotografica si è rivelato un grande “artista”, di quelli che, per usare un concetto dei nostri tempi, operarono “con la libertà propria della mancanza di legame con il mercato dell’immagine”.
Da parte mia, che più di una volta, per qualche mio articolo, ho usato a corredo le fotografie che ci ha lasciato mastro Peppino, mi auguro che questo prezioso patrimonio fotografico, ancora per molti versi misconosciuto, perché conservato nei cassetti di tante persone che, forse neanche sanno di essere tra i maggiori custodi della storia del nostro paese, venga alla luce: l’augurio è che il sapore di dolce memoria delle foto ingiallite dal tempo, possa oggi servire, per un proficuo raffronto tra il mondo del passato e quello attuale, aiutandoci a riflettere da dove veniamo, quali cambiamenti sono intercorsi nel tempo, cosa abbiamo perso… riuscire a trovare davvero, in delle vecchie foto una occasione di tentativo di recupero della nostra storia.

Peppino Pancallo

Peppino Pancallo

C’è una fotografia di mastro Peppino che mi ha colpito profondamente e non mi stanco mai di osservare, perché ritengo possa essere occasione di uno studio più approfondito per capire quante cose, nel tempo, sono cambiate nel nostro paese: rappresenta lo stesso fotografo, davanti alla Chiesa di San Nicola, sicuramente durante una delle funzioni religiose della settimana Santa, il Venerdì Santo, dove sulla destra vi è un uomo vestito di stracci ed a piedi scalzi, con tutt’intorno dei ragazzi che portavano “i Misteri” della Passione… è un’immagine nella quale, senza spendere tante parole, si coglie tutta la diversità e trasformazione subita non solo dalle nostre strade, dal nostro stesso paese, ma dalla nostra stessa vita.
Di fronte a tutto questo, c’è da sperare, anche, che nulla della bellezza che si riesce a contemplare in queste foto, così come sono state vissute da chi ha “fotografato” quei momenti, vada perduto, ma venga visto con la consapevolezza di una grande ricchezza di memoria, di storia e di fede presente nel patrimonio culturale del nostro paese.
E di questo nostro patrimonio culturale, anche mastro Peppino, sicuramente, occupa un posto di rilievo.

Vedi anche:

https://www.michelescozzarra.it/stella-pancallo-risveglia-i-suoi-ricordi-galatresi-sepolti-da-tempo/

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