NATALE… LO STUPORE DEL MISTERO DEL PRESEPIO NELLE NOSTRE CASE
“Presepio”: è questa una parola che ha la virtù magica di farci rivivere momenti felici della nostra vita, e non solo per i ricordi che riaffiorano del nostro essere stati bambini. Penso che questo avvenga non solo per me, ma anche per molti altri, che da bambini sotto le feste natalizie, si industriavano a “fare il presepio” in casa. Ricordo come già verso la metà di dicembre cominciava il fervore dei preparativi, si recuperavano le “statuine” messe a dormire in qualche scatolone e poi si andava in giro a fare rifornimento di muschio. Si prendevano poi dei fogli di cartone, si dipingevano con colori vivaci, e poi con abili tocchi si trasformavano in valli e montagne. E non si dimenticava il cielo, le stelle e la cometa. Non credo che vi sia nella storia dell’arte cristiana un “avvenimento” che abbia avuto più riproduzioni plastiche o pittoriche di quello della nascita di Gesù a Betlemme, anche se, spesso, non si riesce a superare la soglia di un compiacimento estetico o sentimentale, perché, impregnati di tanto paganesimo che abbiamo intorno, rischia di venire meno la consapevolezza dei segni che la tradizione e la storia ci hanno consegnato.
Ma voglio anche cercare di andare un po’ più in profondità e arrivare al cuore di questa tradizione: il suo cuore è la fede, è l’amore. Fare il Presepio, infatti, prima di tutto è un atto di fede nel mistero dell’Incarnazione, nel mistero di Dio che si fa carne, uomo come noi.
Il Presepio riesce a proporre, in una narrazione comprensibile anche ai più “piccoli”, ciò che è ineffabile e trascendente: il suo linguaggio è così semplice da essere accessibile a tutti e in tutte le sue molteplici rappresentazioni ripropone ogni anno, nelle chiese e nelle nostre case, lo stupore, la meraviglia, l’incanto per l’incontro tra l’umano e il divino… “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Da paese a paese, così come in ogni famiglia, diversi sono i modi di esprimere questa rappresentazione: l’ambientazione nel paesaggio tipico locale, la meccanizzazione dei presepi, che mira a rendere sempre più vivaci le scene, e a rendere il più realisticamente possibile il vissuto; l’uso di materiali legati al lavoro, all’ambiente, alle attività caratteristiche. In pratica, nella preparazione del presepe la creatività di ognuno non trova alcun limite, a cominciare dai personaggi che si avviano verso la grotta portando doni: pecore o altri animali, vino, frutta. Ma i doni propri del presepe sono l’oro, l’incenso e la mirra: i doni portati dai Magi. Anche i pastori sono figure essenziali: il Vangelo li descrive intenti alla custodia del gregge quando ricevono la visita dell’Angelo che annuncia la nascita del Salvatore e li invita ad andare a Betlemme dove troveranno un Bambino avvolto in fasce deposto in una mangiatoia.
Accanto ai pastori nel presepio troviamo altri personaggi che variano da luogo a luogo: la natura popolare del presepio ha dato la possibilità a tanti artisti, per lo più ignoti, di esprimere la loro realtà, di ricostruire i luoghi a loro noti, i gesti quotidiani, i mestieri. Ecco allora lo zampognaro, i musici, la portatrice di doni, il vasaio, il pescatore, la contadina che reca un fascio d’erba, il fabbro, l’uomo dei pesci, il dormiente… Ogni aspetto della vita è raffigurato nel presepio, perché nulla è estraneo a quella nascita. Tra i mestieri presenti nel presepio di casa mia come poteva mancare il muratore…sarebbe stata una mancanza di attenzione e gratitudine verso la storia e la tradizione della mia famiglia.
A casa mia, quest’anno, mia moglie, con la radice di un vecchio albero, ha realizzato una rappresentazione straordinaria: non c’è stato bisogno di “costruire” niente, tutto era già nel legno. L’estro artistico è consistito solo nel mettere i pastori al posto giusto e dare risalto all’importanza che hanno le figure “umane” del presepe, nelle varie connotazioni dei costumi, della attività e degli atteggiamenti che distinguono le diverse componenti che fanno parte del presepio. Fare in modo che la creatività venga esaltata per lo stupore che riesce a suscitare e non si perda solo nella costruzione e realizzazione di un qualcosa che, anche se esteticamente bello, nulla ha a che fare con la tradizione che il presepe rappresenta. Ecco perché un’autentica rappresentazione del Presepio richiede, innanzitutto, l’ispirazione della fede: disporre le statuine non è difficile, tutti lo possono fare, ma creare un’atmosfera di stupore e di venerazione, intorno ad una nascita che ha cambiato il mondo, è un’impresa molto difficile.
Come, infatti, sarà possibile esprimere la gioia della giovane Vergine-Madre, senza entrare in quel mistero con gli occhi della fede? Come sarà possibile, senza quegli occhi, riprodurre lo sguardo trepidante di Giuseppe e ricreare quel silenzio, quell’atmosfera mistica che pervade l’insieme dell’avvenimento? Allora quando ci troviamo davanti ad un’opera che sa parlare del mistero, dobbiamo concludere che alla sua origine c’è un atto di fede, magari umile, ma certamente grande! Di fronte a queste sensazioni, che sgorgano dal cuore di ogni uomo che vive con consapevolezza la propria esistenza, il presepio continua, ancora oggi, a riproporre la memoria di un Dio che si è fatto uomo per accompagnare con discrezione, con tenerezza e potenza il cammino faticoso di ogni uomo, alla ricerca del proprio volto umano.