SALUTI PER LA PARTENZA DA GALATRO DI DON NATALE IOCULANO

Venerdì 30 luglio, dopo la celebrazione di una messa solenne nella piazza antistante la Chiesa di San Nicola, don Natale Ioculano ha salutato e ringraziato la Cominità di Galatro che ha servito, come Parroco, per tre anni e mezzo.

Dopo il discorso di don Natale sono intervenuti Rina Cannatà, segretaria del CPP e CPAE e il Sindaco di Galatro Carmelo Panetta. Riporto anche l’intervento di Maria Larosa fatto il 25 luglio, dopo la celebrazione della messa alla Cona e l’articolo del prof. Umberto di Stilo, da lui pubblicato sulla sua pagina Facebook il 30 luglio.

SALUTO DI DON NATALE IOCULANO

Galatro 30 luglio 2021

È passato giusto un mese da quando ho comunicato del mio trasferimento ad altra parrocchia. Un mese, per me, di preghiera e riflessione sull’unica domanda che ha circolato nella mia testa: ho fatto la cosa giusta? Non lo so ancora. Quello che so e che 32 anni fa ho consegnato definitivamente la mia vita a Dio e alla Chiesa, essa perciò non mi appartiene più se non dentro il continuo si a Dio e alla Chiesa. Da qui hanno trovato consistenza il si al Vescovo, quando a dicembre del 2017 mi propose di venire a Galatro, quando a giugno del 2018 mi propose di rimanere a Galatro e quando, un mese fa, mi propose di andare a Gioia Tauro. Un si a Dio e alla chiesa che mi ha sempre reso libero e disponibile nel e per il servizio richiestomi, nella fedeltà a Dio nel servizio agli uomini.

Nella mia vita, soprattutto con la maturità acquisita, non ho mai dato nulla per scontato. Ciò mi ha permesso di vivere una maggiore apertura nei confronti delle persone e della stessa realtà che, nel loro accadere, hanno segnato il mio essere e il mio agire. Un’apertura che mi ha permesso di stupirmi nelle grandi cose come e soprattutto nelle piccole che costellano il quotidiano personale mio e di ciascuno. Un’apertura attraverso la quale, parafrasando San Paolo, posso dire, senza presunzione che in questi tre anni e mezzo non ho voluto essere il padrone del vostro destino ma il servitore della vostra fede (Cfr. 2Cor 1,24)

Il mio stile di vita, acquisito in tanti anni di ministero, che, pur vivendo la quotidianità, non perde quello sguardo d’insieme proiettato al futuro all’interno del quale ogni cosa, posta in essere, ha il suo scopo ed è finalizzata allo sviluppo delle altre per arrivare agli obbiettivi prefissati con risultati soddisfacenti.

Sin dall’inizio del mio ministero tra voi, ho detto che non intendevo affatto sostituirmi alla comunità, facendo, personalmente, quanto invece avrebbe dovuto essere frutto di un cammino. Così ho fatto. Questo ha portato a una relazione sempre più vera, intensa e bella quasi con tutti. Per lo stesso motivo, in questi anni, non ho ceduto all’invito di organizzare ora una cosa ora un’altra, viste da me come a sé stanti, e quando ho detto no son potuto passare per inadempiente e inconcludente. È normale, è il prezzo da pagare per la coerenza, un prezzo che pagano anche i genitori quando devono dire no ai figli per un bene più grande. Nessuno, che si pone seriamente nelle dinamiche della crescita è esente da difficoltà, sono già contemplate e per questo, per quanto mi riguarda, già offerte e rese preghiera.

Non ho mai considerato la Parrocchia come un ristretto recinto escludente il resto, al di fuori di esso. La Parrocchia l’ho considerata un bene per Galatro e di Galatro e allo stesso modo ogni bene per Galatro l’ho considerato come un bene anche per la Parrocchia. Convinto che se fosse cresciuta la Parrocchia sarebbe cresciuto anche il Paese. Se fosse cresciuto il Paese sarebbe cresciuta anche la Parrocchia. Un atteggiamento, questo, dal quale è nata la disponibilità a collaborare anche con le associazioni presenti sul territorio, senza alcuna pretesa, ma, col desiderio di fare insieme qualcosa di buono per il nostro Paese.

Tre anni e mezzo è durato il mio ministero a Galatro. Ma a ben pensarci, dal punto di vista delle attività strettamente dette, causa il Covid, il tempo avuto a disposizione è stato di un anno e mezzo pieno. Il Covid però, se da una parte ha limitato alcune attività, dall’altra non mi ha impedito di continuare a tessere relazioni personali con tutti, con piccoli e adulti. È così che è maturata la familiarità tra noi diventando naturale, come se ci conoscessimo da sempre. Una familiarità reale, bella, di cui ringrazio veramente Dio e ciascuno di voi.

Domani pomeriggio celebrerò un matrimonio e alle ore 19,00, con la messa prefestiva, concluderò questo tempo tra voi. Mi piace pensare però che da domani non si concluderà il tempo con voi, posso assicurarvi che continuerete a essere presenti nella mia mente e nel mio cuore, sempre e ovunque e sono sicuro che sarà così anche per molti di voi. Per questo considero questa serata non come quella dell’addio ma della gratitudine.

Della Gratitudine a Dio che ha permesso tutto ciò. Se non fossi venuto a Galatro la mia vita sarebbe oggi più povera perché non avrei conosciuto voi, non avrei potuto godere della vostra accoglienza e del vostro amore. Lo dico con certezza anche perché, oltre che nel quotidiano, l’ho potuto sperimentare, meglio e in modo inequivocabile, nei due momenti che hanno segnato il mio fisico: l’infarto e successivamente l’intervento al cuore. Oltre alle cure mediche, ciò che mi ha aiutato a guarire pienamente è stato il vostro amore e per questo dico grazie a Dio che mi ha dato la possibilità di conoscervi, di conoscere le belle persone che siete, e con questo cuore dico, con affetto, grazie anche a tutti voi.

Concludo con dei ringraziamenti.

Inizio col ringraziare il Vescovo, S. Ecc. Mons. Francesco Milito, per la fiducia accordatemi nel mandarmi a Galatro. Grazie Eccellenza.

Ringrazio il Sindaco, Carmelo Panetta, e l’Amministrazione per la reale e sinergica collaborazione, fatta non di parole ma di fatti reali, oggettivi e verificabili. Grazie

Ringrazio le associazioni: la Proloco, l’ADOS, Promuoviamoci e il gruppo spontaneo di Testimoni di unità, per le belle opportunità che mi hanno offerto e alle quali ho aderito. Credo che insieme abbiamo fatto del bene al nostro Paese. Grazie

Ringrazio i Comitati che si sono susseguiti in questi anni: quello del Carmine, quello della Madonna della Montagna, quello della Madonna della Cona e i collaboratori per le feste di San Rocco e San Nicola. La fiducia reciproca ha portato una serenità nelle attività proprie dei comitati col risultato di fare delle feste veri momenti di festa con tutti e per tutti. Grazie

Ringrazio il Gruppo dei Portatori. Purtroppo, il Covid Prima e il tempo che è finito ora, non ci hanno permesso di intraprendere il cammino proposto nel momento del cambio del coordinatore. Vuol dire che doveva andare così. Ringrazio Salvatore Mandaglio e ringrazio particolarmente ognuno di voi, singolarmente e personalmente, per la vostra disponibilità, per il vostro contributo e per la bella testimonianza che avete offerto a tutti noi. Grazie

Ringrazio le Catechiste. Mi dispiace che non abbiamo avuto tempo sufficiente per effettuare quei cambiamenti nel metodo e nei contenuti ormai necessari, viste le mutate condizioni della società. Grazie per il vostro prezioso contributo.

Ringrazio il Coro, il quale, superata la situazione particolare creatasi all’inizio, ha saputo rialzarsi e armonizzarsi per offrirci, con il canto, la possibilità di immedesimarci nel mistero celebrato. Ringrazio Mario Marazzita, il giovane Rocco Ruggieri e ringrazio particolarmente ogni membro del coro con vera gratitudine.

Ringrazio Giuseppe Riniti per il suo servizio, puntuale e preciso, per l’amore che ha per la Chiesa, per le chiese e per Galatro. Il suo contributo è molto prezioso. Grazie

Un grazie al gruppo ministranti, anche se caratterizzato da un continuo movimento di bambini e ragazzi, comunque ha svolto un bel servizio alla liturgia. Grazie di cuore.

Un grazie particolare desidero rivolgerlo alle signore che in silenzio, con spirito di sacrificio e con tanto amore puliscono e tengono in ordine le quattro chiese, orgoglio di Galatro. Grazie.

Ringrazio il Consiglio Pastorale Parrocchiale e il Consiglio per gli affari economici. Dal dialogo franco e sincero è nato un confronto che ha portato una programmazione pastorale finalizzata alla crescita e alla comunione della comunità parrocchiale. Grazie

Ringrazio i pochissimi, veramente pochi, che con la loro diversità manifestata nelle basse vedute, culturalmente irrilevanti e inconsistenti, mi hanno aiutato a vivere la parabola del grano e della zizzania. Ho preferito non scendere a quel livello perché avrebbe voluto dire coltivare zizzania. Come evangelicamente raccomandato, mi sono invece dedicato con serenità, impegno e zelo, a coltivare il grano. Grazie.

Prima di terminare faccio tanti auguri al nuovo parroco, don Roberto Meduri. Lo Spirito Santo lo assista e gli dia la gioia di un fecondo apostolato con voi e per voi. Auguri don Roberto.

Concludo ringraziando nuovamente tutti voi, uno per uno, partendo dai bambini e finendo agli adulti. Grazie per l’accoglienza, l’affetto e la fiducia accordatemi. Lo ripeto: se non vi avessi conosciuto la mia vita sarebbe oggi più povera, perciò vi dico grazie e un forte abbraccio con tutto l’affetto di cui sono capace. Grazie

SALUTO DEL SINDACO DI GALATRO, CARMELO PANETTA

COMUNE DI GALATRO – Città Metropolitana di Reggio Calabria

Carissimo Don Natale, molto anzitempo, dunque, ed a sorpresa è giunto il momento dei saluti.

Per dirla con termine del linguaggio cinematografico e televisivo, siamo arrivati “ai titoli di coda”.

Un finale del tutto inatteso. Una conclusione imprevista che arriva nel momento in cui, dopo la lunga parentesi delle limitazioni imposte dalla prevenzione alla pandemia, anche per i fedeli galatresi si aprivano scenari di ritorno alla normalità e di ripresa di tutte le attività parrocchiali.

Tutti noi sapevamo che – contrariamente a quanto avveniva in passato – secondo una moderna   norma canonica i parroci non sono più chiamati a reggere una parrocchia a vita, ma per un periodo di nove anni, rinnovabili. Proprio per questo nessuno pensava che per Voi, carissimo Don Natale, dopo soli tre anni e mezzo di permanenza in mezzo a noi, fosse giunto il momento della partenza.

E il profondo disappunto che il Vostro trasferimento ha generato nella totalità dei parrocchiani, non è stato alleviato neppure dalla consapevolezza che il provvedimento vescovile è scaturito dal riconoscimento delle Vostre capacità e della Vostra preparazione maturata in anni di studi e collaudata sul campo prima nelle varie sedi in cui siete stato mandato a zappare la vigna del Signore e, poi, nei cinque anni in cui per conto della Conferenza Episcopale Italiana siete stato chiamato a Roma come Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’apostolato del Mare. Un incarico prestigioso che da solo costituisce il Vostro curriculum e il vostro biglietto da visita.

Tutto ciò prova chiaramente che Voi non siete il sacerdote che, fresco di ordinazione e dopo un breve praticantato come vicario, siete stato mandato a fare il parroco in una piccola comunità periferica come la nostra. Anche per questo riteniamo che sia stato un vero e proprio dono di Dio avervi avuto tra di noi.    Un dono disposto dal Cielo per ridare serenità all’interno della comunità parrocchiale galatrese che presentava segni di sfilacciamento.

               Siete arrivato come dono della Provvidenza e, operando con molta saggezza e altrettanta discrezione,siete stato un attento seminatore di Pace e di cristiana serenità e da premuroso buon pastore siete andato alla ricerca della pecorella che –rischiando di smarrirsi –  si era allontanata dal gruppo e l’avete ricondotta all’ovile e ricomposto il gregge.

      Inoltre, mi preme sottolineare che, operando con saggezza e molta discrezione, siete riuscito a riportare pace e serenità all’interno della comunità.

E’ innegabile, infatti, che siete stato un paziente seminatore di pace ed anche se, come ci ricorda la parabola evangelica del seminatore, non tutti i semi hanno avuto la forza di germogliare, crescere e dare i frutti sperati, perché “solo la parte che cadde sulla terra buona diede frutto”non vi siete demoralizzato ed avete lavorato per cercare di dissodare la terra per renderla tutta quanta fertile e quindi capace di dare buoni ed abbondanti frutti.

Don Natale, questa sera nella certezza di interpretare i sentimenti di tutti i galatresi – di quanti sono assidui frequentatori della chiesa e di quanti sono tiepidi verso la nostra Religione – tocca a me esprimere lo stato d’animo di chi è costretto a separarsi da un Uomo portatore di valori di una ricchezza inestimabile che abbiamo avuto la fortuna di avere in mezzo a noi per un tempo breve ma sufficiente perché potessimo capire il suo spessore religioso, umano e culturale.

Il Vostro elevato spessore umano e culturale, caro Don Natale, è un dono che ci è stato dato da Dio che, nella sua divina misericordia, ha voluto che in un particolare momento della nostra storia religiosa e civile foste Voi ad operare nella piccola ma interessata comunità galatrese. E noi tutti, sin da subito abbiamo apprezzato e gradito la Vostra disponibilità al dialogo e il Vostro ministero sacerdotale ricco di momenti di riflessione per la crescita spirituale dei fedeli. 

Come dicevo e come la comunità ha ben recepito, il trasferimento disposto dal Vescovo è un riconoscimento alle vostre capacità e alla Vostra preparazione. Un riconoscimento che fa piacere a tutti noi ma che ci lascia con l’amaro in bocca perché ci priva improvvisamente della vostra saggia e ottima guida spirituale e della vostra costante presenza in mezzo a noi.

Un anziano parrocchiano commentando la notizia del Vostro trasferimento e dichiarandosi fortemente contrario al provvedimento vescovile ha ricordato il proverbio antico secondo il quale mons. Milito, dall’alto della sua discrezionalità decisionale, “spogghiau n‘artari pemmu ndi vesti n’atru”.

Anche se fondamentalmente è vero sappiamo che nella sede di nuova destinazione Vi aspetta un   lavoro complesso e gravoso. Siamo tutti sicuri, però, che non deluderete le aspettative e che la Vostra obbedienza di oggi e il Vostro addio alla comunità di Galatro che si era legata a Voi da sentimenti di sincera stima, nella nuova sede di Gioia Tauro darà frutti copiosi.

Carissimo Don Natale, anche se per la vostra innata modestia avevate fatto sapere che non volevate feste e discorsi celebrativi di circostanza, questa sera è doveroso da parte mia essere qui, a porgerVi il saluto non solo a nome dell’Amministrazione Comunale ma anche a nome di tutta la cittadinanza che mi onoro di rappresentare e che attraverso le mie semplici parole intende farVi sapere di esserVi immensamente grata per l’impegno profuso nell’opera svolta durante tutto il Vostro ministero sacerdotale in mezzo a noi, per il cammino fatto insieme e per i valori umani e sociali che avete proposto anche in un periodo così difficile sia per le limitazioni anti covid che per i Vostri ricoveri ospedalieri.

A nome mio personale e di tutta la comunità, pertanto, desidero esprimerVi il più profondo sentimento di gratitudine per l’impegno serio, appassionato, attento e caritatevole col quale avete guidato spiritualmente la comunità negli anni trascorsi in mezzo a noi e con noi. Vi ringrazio per aver servito ed amato la nostra comunità con la semplicità, l’umiltà, la consapevolezza di agire sempre nel nome di Dio, soprattutto, verso gli ammalati, i poveri e le persone anziane a cui avete amministrato i sacramenti della vita cristiana.

Infine, Vi prego di accettare -come ricordo dell’Amministrazione comunale e dei cordiali rapporti di collaborazione che abbiamo sempre mantenuto con la Parrocchia- questo modesto pensiero: una casula che quando la indosserete nella futura sede di Gioia Tauro possa farvi ricordare di tutti noi galatresi.

Buona fortuna Don Natale e con un ideale fraterno abbraccio, a nome di tutti i galatresi, Vi formulo l’augurio sincero che la Vostra strada e il Vostro cammino pastorale siano sempre illuminati dallo Spirito Santo e il Vostro ministero sacerdotale sia sempre fecondo di bene.

        Arrivederci, Don Natale –       Carmelo Panetta  Sindaco

Galatro, 30 luglio 2021

SALUTO DI RINA CANNATA’, SEGRETARIA DEL CPP e CPAE

PARROCHIA SAN NICOLA MARIA SS DELLA MONTAGNA – GALATRO

E’ con un nodo alla gola che mi accingo a rivolgere due parole di saluto al nostro parroco don Natale Ioculano che ci lascia per andare a svolgere la sua missione pastorale presso un’altra comunità.

E’ inutile dirvi, caro don Natale, che la notizia del vostro trasferimento, improvvisa ed inaspettata, è stata per noi come un temporale estivo che sconvolge tutti i programmi organizzati per il periodo di meritato riposo dopo un anno di duro lavoro.

E proprio come il temporale di agosto questo trasferimento non permette a voi di avere la soddisfazione di concretizzare quanto avevate programmato per il nuovo anno pastorale e portare avanti e consolidare le varie attività già  avviate e interrotte causa covid, mentre alla nostra comunità non permette di crescere sempre di più sotto la vostra paziente e sapiente guida.

Tra le varie nuove iniziative che avevate  in mente di realizzare voglio citarne solamente due: la formazione nella nostra parrocchia del gruppo scaut che, come tutti sappiamo, è quel movimento di carattere nazionale, internazionale e universale che ha come fine ultimo la formazione fisica, morale e spirituale della gioventù mondiale.

Volevate pure realizare la messa in scena de “La Bottega dell’Orefice“, opera teatrale giovanile di Karol Wojtyla, futuro papa Giovanni Paolo II.

Come si può notare miravate in alto, come avete saputo mirare in alto quando si è potuta concretizzare  la bellissima esperienza del “Primo Presepe Vivente“ a Galatro che ha visto impegnati i giovani della nostra parrocchia. I ragazzi hanno lavorato con grande entusiasmo e hanno saputo interiorizzare quelle pagine del Vangelo rendendolo vivo e attuale, come vive e attuali sono sempre state le vostre omelie. Nella essenziale semplicità delle vostre parole emergeva sempre una ricchezza di contenuti attuali e veri,  tali da dare l’impressione che Gesù, a suo tempo, ha detto quelle parole pensando proprio a noi uomini del 2000.

Il COVID ha bloccato numerose attività già avviate o in fieri ,ma voi, nonostante tutto, avete saputo gestire con grande maestria il vento avverso della pandemia infondendo fiducia ed esortando continuamente al rispetto delle regole e ,sempre nel rispetto delle regole, non ci avete  fatto mancare la Santa Messa domenicale, indispensabile per fortificare il nostro spirito. Con i modesti mezzi tecnologici a disposizione entravate nelle nostre case a portare il messaggio evangelico e a ricordarci che Dio non ci abbandona mai, che è sempre con noi anche quando sembra lontano.

Sempre in tempo di pandemia una iniziativa molto bella è stata la distribuzione del pane benedetto il Giovedì Santo dopo la “Missa in coena domini“. Alcuni membri della nostra comunità, regolarmente autorizzati dalle autorità competenti, hanno avuto il compito di portare il pane benedetto in ogni famiglia della parrocchia. E’ stato un gesto molto bello e significativo che ha visto Gesù entrare nelle nostre case a dispetto del COVID che ci costringeva a stare chiusi, lontani e separati gli uni dagli altri.

Cosa dire poi della funzione del Venerdì Santo di quest’anno? La “Via Crucis” in piazza Matteotti, nonostante le previsioni pessimistiche di alcuni, è stata veramente bella, ma soprattutto molto sentita e partecipata.

 Purtroppo, pochi giorni fa, inaspettato è arrivato il vostro trasferimento, vi è stato impartito un ordine e voi come il generale Garibaldi avete detto “obbedisco”.

Il vostro “si” alle disposizioni del Vescovo, privo di qualsiasi obiezione e incondizionato, ci ha causato un grande dispiacere perchè avremmo voluto che lottaste per rimanere tra di noi ma, dopo questa egoistica iniziale reazione, abbiamo capito che per i sacerdoti l’ubbidienza è la prima regola da seguire.

Quando ero ragazzina al catechismo intonavamo spesso una canzone che reccitava , più o meno, così: “ Qual falange di Cristo Redentore la gioventù cattolica in cammino…..” voi siete stato il nostro “tribunus militum” che ha saputo guidare la falange del popolo di Cristo verso obiettivi miranti a vivere concretamente il messaggio evangelico dove la carità, l’amore fraterno, il rispetto dell’altro non sono parole vuote ma principi che regolano la vita di ogni buon cristiano.

Caro don Natale, ci sarebbero ancora tante altre cose belle da dire ma non voglio dilungarmi  altrimenti mi toccherà chiedere scusa, come fate voi quando nelle omelie vi dilungate qualche minuto in più, quindi concludo porgendovi a nome mio personale e di tutta la comunità parrocchiale di Galatro, che in qualità di segretaria del Consiglio Pastorale Parrocchiale e Consiglio Pastorale Affari Economici rappresento, gli auguri più sinceri perchè possiate svolgere al meglio la nuova missione che vi è stata affidata. Con il pensiero e la preghiera vi accompagniamo fino a Gioia Tauro sostenendovi con un virtuale caloroso abbraccio.

Galatro 30/07/2021

La segretaria del CPP, CPAE

Rina Cannatà

INTERVENTO DI MARIA LAROSA

Reverendissimo don Natale,

abbiamo avuto il privilegio di avervi avuto come Parroco, non pensavamo che il tempo, in mezzo a noi, fosse stato così poco. E’ stata una notizia inaspettata, ci ha spiazzati un po tutti ma sappiamo, che dobbiamo accettare e capire la vostra decisione, anche se ci viene difficile.

Sono stati pochi gli anni trascorsi con noi, solo tre anni e mezzo, ma sono bastati a conoscervi, ad apprezzarvi da tutti noi. Dai bambini fino agli anziani avete sempre avuto una parola giusta, usando gesti semplici ma efficaci.

Avevamo iniziato un cammino, molto ricco di tante iniziative. Speriamo, nonostante tutti gli ostacoli di raccogliere i frutti.

Il vostro modo di fare ci mancherà, ci mancheranno le vostre parole, le vostre catechesi domenicali, ci mancherete voi.

Ogni distacco è fonte di preoccupazione e di incertezza, perché interrompe e modifica relazioni umane stabilite nel tempo. Il vostro trasferimento è un segno tangibile della provvisorietà di questi legami, soprattutto nella vita di un sacerdote. Tagliare e saper ripartire altrove è la vera radice dell’identità di un uomo di Dio.

L’augurio che noi vi facciamo, è che abbiate sempre la forza di ricominciare con la comunità che il Signore vi ha assegnato. Possa la beata Vergine Maria proteggervi sempre con il suo manto. Il bene e la stima che proviamo per voi rimarranno sempre, faremo tesoro di ciò che ci avete insegnato.

Grazie di cuore a nome mio e di tutta la Comunità “Cona”.

ARTICOLO DEL PROF. UMBERTO DI STILO

Al nostro parroco che va via, dal profondo del cuore grido:

GRAZIE DON NATALE!

Per salutare il Parroco che a conclusione della solenne celebrazione eucaristica in piazza questa sera si congederà ufficialmente dalla comunità parrocchiale perché, per “obbedienza”, andrà a curare la vita spirituale della parrocchia “San Francesco” di Gioia Tauro, avrei voluto scrivere diffusamente e in altra forma del suo impegno e del suo lavoro svolto in questi tre anni e mezzo in cui è stato tra noi e con noi. Ho deciso, però, di essere sintetico e di dirgli solamente Grazie. Infinitamente Grazie… :

GRAZIE, mio Monsignore (così confidenzialmente e rispettosamente Vi ho sempre chiamato e così mi piace continuare a chiamarVi), infinitamente GRAZIE per essere stato con noi e fra noi e per aver svolto la professione sacerdotale mirando alla cura delle anime e a ricucire quelle frange sociali ed ecclesiali che presentavano qualche sfilacciatura;

GRAZIE per essere stato Costruttore di Pace, prezioso esempio concreto di correttezza e di cristiana bontà per tutta la Comunità;

GRAZIE per essere stato nostra paziente Guida spirituale e per essere stato costantemente vicino a quanti, più di altri, hanno dimostrato di avere bisogno di aiuto e di affetto e verso i quali in ogni occasione avete avuto una particolare, commovente vicinanza;

GRAZIE per la Vostra amorevole dedizione nei confronti degli “ultimi” della nostra comunità: gli anziani, gli ammalati, i poveri, quanti vivono nella solitudine e nella totale povertà di affetti, tutti “fratelli” che in Voi hanno trovato una parola di conforto, un aiuto spirituale e la porta della canonica (e del cuore) sempre aperta. E al suo interno, tutti hanno trovato amore, aiuto e discrezione;

GRAZIE per aver persuaso i detrattori presenti in alcuni ambienti diocesani che Galatro non è un paese mangiapreti come qualcuno malignamente, aveva voluto far credere. Voi avete testimoniato il contrario: Galatro è il paese dell’accoglienza e del rispetto perché è una comunità culturalmente e socialmente sviluppata e le sue radici affondano nella cultura cristiana predicata e diffusa in questa pittoresca terra, lambita dai fiumi e benedetta dal Creatore, prima dai monaci greco-bizantini e, subito dopo, sia dai cappuccini che da diversi sacerdoti culturalmente avanzati;

GRAZIE per l’impegno profuso durante questo Vostro ministero sacerdotale in mezzo a noi; ministero per il quale la comunità ecclesiale e civile Vi è grata anche per i valori umani e sociali che avete proposto durante il cammino fatto insieme;

GRAZIE perché attraverso la Vostra costante presenza nella chiesa rurale di Santa Maria di Palangati (e nelle famiglie che abitano in quelle zone rurali) avete contribuito a rafforzare l’unificazione delle contrade con il paese;

GRAZIE perché con garbo e decisione – soprattutto in alcune frange del paese – siete riuscito a completare il lavoro di convincimento sulla avvenuta unificazione delle due parrocchie e sviluppato la coscienza che i momenti di vita religiosa appartengono a tutto il territorio e ad una unica parrocchia.

GRAZIE perché anche in tempo di pandemia avete costantemente svolto la Vostra missione facendo risplendere la figura di Cristo, come il buon pastore che ama e vigila il suo gregge;

GRAZIE perché come guida e pastore, ci avete amato e guidato, ci avete conosciuto uno a uno per nome, Vi siete interessato di chi è lontano affettivamente dai congiunti e con premurosa discrezione avete ricucito o sanato situazioni familiari compromesse.

Ci sarebbero ancora mille altri motivi di ringraziamento. Ma rischierei di annoiare. Pertanto mi limito ad aggiungere come ultimo Grazie quello che ha motivazioni strettamente personali: GRAZIE perché oltre ad avermi onorato della Vostra fraterna amicizia e della Vostra stima (sentimenti da me ricambiati) puntualmente avete voluto assistermi spiritualmente dandomi la possibilità di accostarmi al Sacramento dell’Eucaristia.

Infine, mio carissimo Don Natale, nel ringraziare il Signore per averVI mandato in mezzo a noi, fraternamente Vi prego di continuare a tenermi presente nelle Vostre preghiere e, nella certezza che anche a Gioia Tauro continuerete ad essere il buon pastore e il paziente seminatore di Pace, col cuore in mano Vi formulo l’augurio sincero e fraterno: “ad majora semper”!

Umberto di Stilo

Galatro, venerdì 30 luglio 2021

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