SONO PASSATI 40 ANNI DA QUANDO SOLIDARNOSC HA CAMBIATO LA STORIA

Sono passati 40 anni dalla rivolta degli operai che cambiarono il volto della Polonia… e non solo della Polonia! Era il 14 agosto del 1980 e nei cantieri di Danzica, sul litorale Baltico, si leva un grido di protesta. E’ l’inizio di uno sciopero che presto si estenderà in tutta la Polonia. Ma non si tratta di una semplice rivendicazione salariale, ma di qualcosa di molto più grande: il primo sindacato libero, oltre la Cortina di Ferro, che cominciò a far tremare dalle fondamenta l’Impero sovietico. E’ stato l’emergere del cuore del popolo polacco, di quegli operai che volevano essere trattati come uomini e non come macchine. Tutto ha inizio con il licenziamento di Anna Walentinowicze e con lo sciopero che ne è scaturito. Il 16 agosto però il raggiungimento di un accordo con la dirigenza del cantiere fa pensare che la rivolta sia destinata a scemare. Walesa, in veste di leader, annuncia al megafono la fine dello sciopero, gli operai si incamminano così verso i cancelli e tutto il fervore iniziale sembra doversi arrestare. Ma ecco che una donna si avvicina a Walesa per gridargli che non possono fermarsi lì, che la protesta deve continuare per appoggiare le altre aziende del litorale Baltico che altrimenti sarebbero rimaste sole ed incapaci di sostenere le loro rivendicazioni. Da quel momento Solidarnosc diventa un movimento di popolo composto da persone che non si accontentano del riconoscimento delle proprie rivendicazioni, ma si muovono affinché anche quelle degli altri operai possano essere riconosciute.

Da più parti si è fatto notare come, dopo essere stata ferma per decine di anni, la Storia, improvvisamente, si è messa a galoppare. Certo, ogni evento storico ha una pluralità di cause che concorrono a provocarlo. In questo caso, però, una particolare importanza deve essere attribuita all’elezione alla cattedra di San Pietro del Cardinale Wojtyla. Questo papa è stato il primo che è venuto da un paese comunista, è stato il primo venuto da un paese povero, è stato il primo papa slavo della storia della Chiesa: questi dati culturali sono portati da una fede cristiana sottoposta alla verifica della vita ed alla prova della sofferenza, sia nella storia individuale del Papa che in quella della sua Nazione.

Per tanti anni la Polonia ha occupato una posizione centrale negli spazi che hanno informato l’opinione pubblica: dal 16 ottobre 1978, quando venne annunciato al mondo che, per la prima volta nella sua storia, la Chiesa si era data un Papa polacco, agli scioperi dei cantieri di Danzica e di tutto il Baltico, alla costituzione di Solidarnosc e al pericolo dell’invasione russa, così come era già avvenuto in Ungheria e Cecoslovacchia, alla morte del Cardinale Wyszynski e al terribile massacro di padre Jerzy Popieluszko, per continuare fino alla caduta del Muro di Berlino, non vi è stato giorno che giornali, radio e televisione non abbiano dato spazio alle vicende polacche. Oggi, nell’anniversario dei 40 anni della “rivoluzione” polacca, mi piace rimarcare quello che ritengo, e non sono il solo a dirlo, non si è capito, o si è taciuto della Polonia… che per la prima volta in Polonia, un enorme movimento di popolo si è formato, in condizioni difficilissime di repressione poliziesca e controllo totalitario di tutte le forme di vita sociale. Questo movimento ha lottato con decisione e coraggio, ma “senza violenza e senza rompere un vetro”… creando un fatto senza precedenti nella storia del mondo, perché non si è trattato di una rivoluzione della forza, ma di una rivoluzione della coscienza, nonostante tutte le provocazioni del potere comunista che ha cercato di farla degenerare in tutti i modi.

A distanza di 40 anni possiamo oggi dire che, se non sono mancati i motivi che hanno costretto l’opinione pubblica a chiedersi cosa stava accadendo in Polonia, le “interpretazioni” sono state, di gran lunga, superiori alle “informazioni”: si è verificato il consueto fenomeno dell’ingabbiamento della realtà dentro schemi già precostituiti. Ma di questo enigma polacco, ancora oggi, l’immagine più emblematica è certamente quella degli operai a messa nei cantieri in sciopero: quelle tute blu inginocchiate per la comunione e la confessione, rimbalzate all’improvviso, ferendo occhi e coscienza di chi aveva dato ormai per certa l’impossibilità del connubio tra devozione e rivoluzione. La preghiera nei cantieri in sciopero non è stata una dose di oppio per nessuno, credenti e non credenti, è stata piuttosto un atto di fede sulla verità dell’uomo.

Proprio ora, nel ricordo del suo quarantennale, non si può non constatare come, nonostante tutte le violenze e le menzogne della stampa, l’esperienza di Solidarnosc è andata avanti, si è diffusa nella società, ha coinvolto intellettuali e contadini e ha toccato “pericolosamente” perfino il partito comunista, facendo strada ad un movimento che con responsabilità, ma anche con determinazione, non delega più niente a nessuno. E questa testimonianza ci dice che c’è un modo di guardare agli avvenimenti che sono successi in Polonia, secondo un’ottica ed un criterio non esclusivamente di tipo “politico”, e che la nuova Polonia possa oggi continuare a vivere nella libertà e nella democrazia, è interesse di tutti quanti noi, a dispetto delle spietate leggi del potere che abbiamo intorno, ci ostiniamo ancora a credere che nel mondo non tutto è deciso dalla politica, ma le forze che cambiano la Storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo.

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