IL 2 APRILE 2005 MORIVA GIOVANNI PAOLO II

Esattamente 12 anni fa, il 2 aprile 2005, moriva al Vaticano Papa Giovanni Paolo II, Karol Józef Wojtyła, nato a Wadowice il 18 maggio 1920. Eletto Papa il 16 ottobre 1978,  è stato il primo pontefice polacco nella storia. Il suo pontificato è durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è stato il terzo più lungo della storia dopo quello di Pio IX e quello tradizionalmente attribuito a Pietro apostolo. Proclamato  beato dal suo immediato successore Benedetto XVI, viene festeggiato annualmente nel giorno del suo insediamento, il 22 ottobre. Il 27 aprile 2014 è stato proclamato santo da papa Francesco.

In questo giorno, voglio ricordare Giovanni Paolo II con due scritti, tra i più belli che ho avuto modo di leggere, sul Papa che ci ha accompagnato per quasi 27 anni, anni veramente formidabili che hanno cambiato il mondo: il primo di Vàclav Benda, tratto da “Il Papa polacco visto da Praga”, Cseo n. 143, ottobre 1979; il secondo un toccante e stupendo scritto di una “Stranacristiana”, pubblicato nei giorni in cui Giovanni Paolo II era ancora agonizzante.

16 OTTOBRE 1978: ELEZIONE DI KAROL WOJTYLA

Quando la sera di lunedì 16 ottobre la radio comunicò che l’Arcivescovo di Cracovia cardinal Karol Wojtyla era diventato il nuovo Papa, una gioiosa eccitazione pervase tutto il mondo. Era una notizia troppo sorprendente perché vi si potesse credere subito. La straordinaria elezione polarizzò immediatamente l’attenzione dei commentatori: “Il primo non italiano dopo 450 anni! Il primo polacco (e primo slavo) sul trono papale! Il Papa più giovane di questo secolo! Per la prima volta un uomo del secondo mondo!”.

Già queste sommarie informazioni fanno percepire da ognuno che si tratta di qualcosa di straordinario, non solo in Vaticano ma nella Chiesa Cattolica in genere. Il Vaticano diventa uno dei poli di interesse del Mondo.

Ma questa volta, dietro i dettagli sensazionali delle notizie si può avvertire una gioia autentica. E’ solo la gioia di qualcosa di straordinario, la gioia del cambiamento, poiché pochi percepiscono che cosa questo significa e può significare. Ma la gioia del cambiamento questa volta non è solo espressione di puro gusto del sensazionale. Nel malsano andamento di questo mondo, all’improvviso qualcosa si è mosso in maniera diversa rispetto al consueto e questo desta una speranza anche se nessuno sa a che cosa porterà e se porterà qualcosa. Per di più si tratta di un Papa: il rappresentante della Chiesa Cattolica a cui viene solitamente dato il titolo di “Vicario di Cristo”.

(Vàclav Benda, tratto da “Il Papa polacco visto da Praga”, Cseo n. 143, ottobre 1979)

2.4.2005 – NOTTE DI AGONIA PER GIOVANNI PAOLO  II

A settembre sono stata ad un congresso scientifico a Cracovia.

Un pomeriggio noi partecipanti al congresso siamo stati a visitare le miniere di sale, vicino alla città. E` un posto fantastico, suggestivo, che i minatori nel tempo hanno abbellito, scavando nel sale e ricavandone ambienti vastissimi e anche sculture varie (tutte di sale). La cosa più impressionante è l`enorme chiesa sotterranea: interamente di sale, con un grandissimo lampadario (di sale) e tantissime sculture e bassorilievi, bellissimi, scolpiti da solo tre minatori nel loro `tempo libero`, fin dai primi del `900. Cioè della gente, dopo il lavoro (non proprio impiegatizio) rimaneva in miniera per costruire e abbellire quella che sarebbe diventata la più bella e grande chiesa sotterranea del mondo.

Alla cena sociale, in un grande ambiente dentro le miniere di sale, osservavo con la mia vicina di tavolo che quella chiesa era proprio l`esempio concretissimo delle radici cristiane d`Europa. Sotto terra (più radici di così), quella meraviglia fatta da minatori, probabilmente analfabeti, o poco più, ma pieni d`amore per la Chiesa! Bisognava trascinarlo lì, Chirac (e magari poi lasciarcelo), e tutti quelli della sua cricca. Non ricordo il nome della mia vicina: mi rispose che era d`accordo, che era polacca, e cattolica, e quindi comprendeva bene quel che le dicevo. Anch`io sono cattolica, le ho risposto (sempre in inglese).  Ha iniziato subito a raccontarmi del Papa. Della grande devozione della sua famiglia. Di quando, appena eletto, per la prima volta alla TV di stato trasmisero la messa, la prima messa di Giovanni Paolo II, della sua famiglia vestita appositamente a festa davanti alla TV, perché quello era un momento storico, le dissero i genitori, e dovevano festeggiare, perché tutto di lì a poco sarebbe cambiato, in Polonia.

Aggiunse poi che aveva ricevuto dei pacchi dall`Italia, qualche anno dopo l`elezione del Papa polacco. Pacchi di viveri, alimenti a lunga conservazione, che nelle parrocchie cercavano di distribuire fra i più bisognosi, ed anche la sua famiglia ne aveva ricevuti.

E allora vi confesso che mi sono venuti i brividi, perché anch`io, nell’autunno del 1982, avevo organizzato la spedizione di quei pacchi per la Polonia. Si mandavano da tutt`Italia: mi pare che la spedizione postale in Polonia fosse gratuita grazie a una disposizione governativa italiana, per favorire gli aiuti. Insieme ad alcuni amici avevamo aperto nel mio paese un punto di raccolta in cui chi voleva, portava scatolette di tonno, zucchero, fette biscottate, pasta: per settimane, prima di partire definitivamente per Perugia, per iniziare l`università, avevamo riempito e spedito decine e decine di pacchi, a parrocchie polacche dai nomi indecifrabili, nel paese del Papa.

Ci siamo commosse all`idea che forse, chissà, qualcuno di quei pacchi che avevo preparato fosse finito proprio a casa sua, e che dopo tanti anni ci fossimo incontrate a cena dentro una miniera di sale. Lei mi disse che era contenta comunque di conoscere qualcuno di quegli sconosciuti italiani che aveva aiutato il suo popolo in quegli anni difficili.

Ci ripensavo, stasera, a quei pacchi, mentre guardavo in TV le immagini del Papa giovane. Ripensavo alla sera della sua elezione, quando al nome di Wojtyla mio fratello saltò sulla sedia e cominciò a urlare come un matto: è Wojtyla! E’ Wojtyla! E` più forte di Wyszynski! Lo conosceva, sapeva che era il cardinale di Cracovia. Sapeva del movimento Luce e Vita. E del pellegrinaggio alla Madonna Nera. Io avevo 14 anni. Sapevo che Wyszinski era il coraggioso primate di Polonia: 3 anni di internamento grazie al regime comunista, nella libreria dietro a me vedo i suoi `appunti dalla prigione`, la raccolta delle sue lettere dalla prigionia; mi avevano raccontato che al suo fianco c`era un giovane cardinale molto temuto dal regime. Avevo sentito parlare di Tomasek (si scrive così?), cardinale a Praga: lo chiamavano `la Quercia`, per la sua solidità e saldezza nella fede. E negli anni successivi avrei imparato a conoscere Padre Dudko, parroco a Mosca, e padre Popielusko, che morì assassinato, e le donne che si raccoglievano intorno a Tatiana Goriceva, in Unione Sovietica, avrei letto `Cronache della Chiesa Cattolica in Lituania`, ancora sulle persecuzioni dei cattolici, e tanti altri libri editi da CSEO, il Centro Studi Europa Orientale, che ci spalancò letteralmente le porte dell`Est. Era il mondo del Samizdat.

Ma leggevamo anche di Kolyma, i campi dove gli sputi congelavano istantaneamente, in aria. Leggevamo Solgenitzin, ma anche Vaclav Havel. Imparammo canti in polacco, per poterli cantare a quel Papa che veniva da così lontano (Oto jez gen, turi dau nam pan, vessel ni sceu, iradui ni scel ni, lo scrivo così come si canta, naturalmente, oppure Madonno, Ciarna Madonno, giak dobrje tvem gieskim veg, o qualcosa che comunque suona simile). Glieli cantavamo, a Roma, o nelle città in cui girava, e lui era visibilmente contento.

Sono andata in giro l`ultimo anno del liceo con la spilletta di Solidarnosc, comprata al meeting di Rimini, sapevamo tutto di Lech Walesa e di Danzica, vedevamo Wajda, con l`uomo di ferro e quello di marmo, e anche quel bellissimo film di Zanussi, `Da un paese lontano`.  Ricordo l`attentato: gli ultimi giorni della campagna per il referendum sull`aborto. E la visita a Perugia (la notte precedente tappezzammo di manifesti la città). E molto altro.

Potrei continuare per ore. Il Papa della mia giovinezza io l`ho sempre visto come un campione della fede, espressione di un popolo preciso, non appena quello polacco: lui veniva da tutto quel mondo lì, quella parte del mondo in cui si aveva fede a rischio della vita. I pacchi c`erano per tutti questi, per la gente del Papa. Adesso Gesù lo sta aspettando a braccia aperte.

Stranacristiana

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