STELLA PANCALLO RISVEGLIA I SUOI RICORDI GALATRESI SEPOLTI DA TEMPO

Peppino Pancallo

Peppino Pancallo

Ho avuto più volte modo di rilevare come, per colui che si mette a scrivere, la realtà scorre sotto la tastiera tra durezze e asperità che nessun altra attività conosce. E come, avendo la necessità di rendere leggibile ed intellegibile ciò che accade, si è costretti ad “intendere” cosa significa la vita degli uomini. Effettivamente scrivere è, essenzialmente, come intraprendere un viaggio dove si può incontrare di tutto: difficoltà, gioie, dolori, meraviglia, stupore… Meraviglia e stupore è quanto le mie dita stanno trasmettendo in questo momento alla tastiera del mio computer, perché raccontare di una realtà “umana”, così come, improvvisamente e inaspettatamente, me la sono ritrovata sullo schermo del mio pc… mi commuove: “Grazie per avermi dato l’opportunità di rivivere, attraverso il documento pubblicato,
momenti belli e tristi della mia infanzia e della mia adolescenza a Galatro. Di mio zio Peppino non avevo nessuna fotografia.
Rivederlo, anche se solo su un pezzo di lucida carta, mi ha riempito il cuore di gioia e ha calato la mia mente in un mare confuso”.
E penso che la commozione è uno stato d’animo che non si può evitare nel leggere una storia come quella di Stella Pancallo, stimolata, e incoraggiata, dalla lettura del mio articolo su suo zio, mastro Peppino Pancallo (Michele Scozzarra).

Stella Pancallo

Stella Pancallo

Era mio zio e mi voleva un bene pazzesco che io ricambiavo con tanto affetto. All’età di 43 anni la tragedia che ha spezzato la sua vita. Fui portata da una vicina perché mi intrattenesse con la raccomandazione di non dirmi nulla, mentre zia Fortunata, zio Nicola e altre persone si recavano al Bivio. Fui messa al corrente del fatto il giorno dopo e scoppiai a piangere… un pianto che ancora oggi mi porto dentro insieme allo shock subito. Ricordo che mi sedevo spesso sulle sue ginocchia (che mi reggevano perché ero piccola ) e che avevamo un cane dal pelo rosso, morto prima di zio Peppino a causa di una bronchite contratta in seguito alla traversata a nuoto nel fiume Potamo. Fu una perdita per entrambi… eravamo molto affezionati a quel bellissimo cane dalia folta pelliccia Fulva.

Nicola Pancallo

Nicola Pancallo

Non ho alcun ricordo della sua passione fotografica.
Ricordo, invece, la passione e la competenza professionale fotografica del mio amatissimo zio Nicola che mi dava sempre le 10 lire per comprare le caramelle, il telaio di zia Fortunata, le poche amiche e altri parenti fra i quali Bruno Marazzita, suo fratello Rocco e le sorelle che mi hanno insegnato a ricamare.
Dopo la licenza media “la fuga” a Napoli dove si erano trasferiti i miei genitori per poter completare gli studi.
Mia zia non voleva che io andassi a Polistena a studiare perché nutriva molte preoccupazioni. Per questo mi aveva fatto fare un corso di cucito e mi aveva comprato una macchina per cucire.

Papà di Stella Pancallo

Papà di Stella Pancallo

Quando uscii di casa per avviarmi verso la Villa, che era anche la stazione dei pullman, mia zia mi scaraventò lo scatolo di cartone che io avevo adoperato come valigia perché voleva tenermi con sé. Io raccolsi tutto e me ne andai .
Ma il nostro non fu un addio, fu un arrivederci, perché lei veniva molto spesso a Napoli e si tratteneva anche per mesi consecutivi.
Ogni volta che ripartiva il distacco era sempre una tragedia bagnata da fiumi di lacrime.
Io ho raggiunto il mio obiettivo: mi sono laureata in lettere con 110/110 e sono diventata prof.
Anche io ho la passione per la fotografia: come si dice “Buon sangue non mente”.
Queste immagini hanno risvegliato in me ricordi sepolti dal tempo.
Adesso sto qui, le dita appoggiate alla tempia, gli occhi velati di nostalgiche lacrime, il cuore in tumulto.
Grazie per avermi aiutato a recuperare i miei ricordi infantili ed adolescenziali.

Stella Pancallo

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